Cultura e Spettacoli

Tombola o Bingo, ecco il problema

Si avvicina Natale e chi è previdente comincia a controllare che il presepe sia presentabile e la stella cometa integra, che tra le statuine non manchi uno dei Magi o addirittura il Bambinello. E le serie luminose, le candele rosse, la tovaglia buona…? Passando dal sacro al profano, è buona norma controllare pure che i mazzi di carte non siano incompleti o deteriorati. E i numeri nel sacchetto della tombola sono sempre novanta?… Diversamente, sarà il caso di andare in cartoleria e comprare una confezione del gioco più tipicamente natalizio. Sempre che se ne trovino, almeno col nome tradizionale. E già, perché ora si dice ‘Bingo’. Che tristezza. Quando esportato dai nostri migranti il gioco della tombola approdò negli USA, venne alleggerito del suo legame col Natale e con la Smorfia, svecchiato, sottoposto ad un restyling e infine ribattezzato. Duole dirlo, ma se la tombola non è morta lo si deve al secondo battesimo avuto sull’altra sponda dell’Atlantico. Un altro tassello della nostra cultura  si va staccando, svanisce nel polverone globale insieme ad altre schegge di smarrita identità storica. Ma vogliamo mettere la (non) storia del Bingo con l’epopea della tombola? Secondo la tradizione, la tombola sarebbe nata nel 1734 da una discussione tra il re Carlo di Borbone e padre Gregorio Maria Rocco circa il gioco del lotto. Il primo accarezzava l’idea di ufficializzare il gioco del lotto fino a quel momento clandestino per assicurare all’erario un gettito più regolare di quello che davano i tributi. Il secondo era di diverso avviso ritenendo il lotto un “ingannevole e amorale diletto”, ma alla fine dovette cedere strappando la condizione che il gioco venisse sospeso nel periodo natalizio per non distrarre i fedeli dalla preghiera. Andò a finire come sappiamo : un gioco praticato solo durante il Natale. Che futuro ha quel gioco? Una quindicina d’anni fa col proliferare delle Sale-Bingo (a spese di tante sale cinematografiche) si pensava a un rilancio prepotente. Ma il Bingo fuori delle mura domestiche e sdoganato dal Natale si rivelò svago così noioso da determinare la chiusura di tutte le sale. Ne è solo sopravvissuto il nome, che ora annacqua un gioco ancora in vita solo a causa dell’invecchiamento della popolazione (e via, facciamo contento il nonno). Lo stesso fenomeno, l’invecchiamento, sta mettendo in crisi altri svaghi di tradizione come il Mercante in Fiera. Sparecchiata la tavola dei cenoni, a tenere banco sono il baccarat, lo chemin, la roulette o il più grezzo ‘piattino’. L’illanguidirsi del sentimento natalizio non giova a giochi che, ribattezzati o non ribattezzati, restano espressione di un clima sereno e raccolto. Se le famiglie bruciano, al tavolo verde s’impone la vertigine dell’azzardo.

 

Italo Interesse

 


Pubblicato il 6 Dicembre 2014

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