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Torna davanti al Parlamento Europeo lo ‘stano’ caso del contratto con Ryanair

Il caso dei contributi fiondati dalla Regione Puglia nelle casse della “Ryanair” per i voli che la compagnia irlandese assicura sugli aeroporti di Bari e Brindisi, finisce davanti al Parlamento Europeo. Dopo l’interrogazione alla commissione del leader della Lega Matteo Salvini e dell’europarlamentare di Forza Italia Alessandra Mussolini: i due parlamentari italiani hanno chiesto al governo europeo di intervenire per metter fine a quello che ritengono un vero e proprio raggiro. La regione, infatti, paga 16 milioni all’anno a Ryanair sotto forma di pubblicita’, quando invece si tratta di un lauto aiuto pubblico a una compagnia aerea privata. Aiuti di stato mascherati, quindi e per giunta versati a trattativa privata e forse anche senza regolari fatturazioni in dispregio non solo alla trasparenza ma anche alle regole della corretta concorrenza. La pubblicita’ che la compagnia irlandese assicura alla Puglia sul suo sito dovrebbe servire a far arrivare da queste parti torme di turisti stranieri, ma la stessa compagnia ha precisato, di recente, che il 60 per cento dei suoi viaggiatori sono pugliesi che vanno in giro per Italia ed Europa. Grazie a Michael O’Leary (mr. Ryanair) che da dieci anni esatti ha fatto planare anche a Bari – come da qualche anno in centinaia di città europee – i suoi bus alati che realizzano l’utopia del ‘low cost’ spinto: viaggiare in aereo gratis (o quasi). In realtà ai sempre più potenti irlandesi dell’aria – attualmente prima compagnia in Italia con oltre 30 milioni di passeggeri nel 2012 –  interessano solo i loro boeing 737che  sfrecciano a frotte nei cieli di Palese e di Brindisi-Casale. La proposta è onerosa – prendere o lasciare! – ma i risultati sono garantiti. Aeroporti di Puglia si lega, così, mani e piedi con Ryanair: la compagnia irlandese insedia due basi operative (Bari con due velivoli residenti, Brindisi con uno) con uno “strano” contratto di 5 anni che prevede come corrispettivo da parte di AdP 12 milioni di euro l’anno per un non meglio definito “Marketing Service Agreement” a cui aggiungere ulteriori contributi in funzione all’incremento dei passeggeri trasportati. Il progetto esecutivo del “Piano di comunicazione per lo sviluppo del turismo incoming” AdP approvato dalla Regione, è altrettanto parco in quanto a informazioni puntuali e operative. Da AdP scrivono: “Per raggiungere l’obiettivo è necessario utilizzare metodologie innovative. Concentrare le risorse su un unico mezzo….Identificare un mezzo/canale il più vicino possibile al target identificato. Focalizzare su internet la campagna…”. Si investono, insomma, 12 milioni di euro l’anno molto semplicemente passandoli alla società irlandese Airport Marketing Services, di proprietà della Ryanair, che di mestiere fa semplicemente quello di concessionaria della pubblicità del sito web della compagnia. A scorrere i listini presenti online, anche volendo comprare tutti i moduli proposti contemporaneamente, difficilmente si arrivano a spendere 12 milioni di euro. Con questa cifra probabilmente si potrebbe acquisire l’intera proprietà del sito. Ma quello che più desta perplessità è la modalità con la quale questa ingente somma passa mensilmente dalle casse della società barese a quelle della Ams. Fatture con oggetto generico “Marketing Services Dec2011” che fanno transitare all’estero i 12 milioni puliti puliti, senza che neanche un centesimo resti in Italia, visto che l’Iva su fatturazione estera non è prevista. Immense zone d’ombra, insomma, che farebbero saltare sulla sedia anche l’ultimo degli impiegati dell’Agenzia delle Entrate. A leggere il resoconto della relazione di Mimmo Di Paola all’assemblea dei soci in occasione di uno dei suoi ultimi bilanci nel 2010, si percepisce la consapevolezza di essere di fronte ad un nodo gordiano: l’ingegnere adesso prestato al Consiglio Comunale di Bari dopo la bocciatura alle urne da sindaco, afferma che il mancato reperimento dei fondi da destinare a Ryanair comporterebbe: “Per il 2011 la registrazione di una perdita di esercizio superiore a Euro 4.316.667 (per fortuna non è accaduto, ndr.). Per il 2012 e successivi esercizi (causerebbe) l’inevitabilità della risoluzione anticipata del contratto con Ryanair, con elevata probabilità di contenziosi per risarcimento di ingenti danni e pagamento di penali”. La società aeroportuale pugliese, insomma, si è ridotta a “comprare” il traffico passeggeri da una compagnia aerea per sopravvivere. Altro che mercato. Questa singolare politica operativa della Ryanair, di nuovo nel mirino della Comunità Europea, ricomincia a trovare contestazioni in varie parti d’Italia. A Bergamo si indaga ancora sull’ipotesi di evasione delle tasse italiane poiché la compagnia contrattualizza tutti i suoi dipendenti secondo la più favorevole normative irlandesi, anche se di fatto tutto il lavoro viene espletato in Italia. Molte società di gestione aeroportuali iniziano a chiedersi quanto possa risultare redditizia questa dipendenza da un singolo soggetto del mercato che, come abbiamo visto, in Puglia diventa una vera e propria “droga pesante” per la società regionale di gestione degli aeroporti civili.

 

Francesco De Martino

 

 

 


Pubblicato il 17 Dicembre 2014

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