Cronaca

Torna in aula Fitto nel processo ‘La Fiorita’

Torna in Aula dopodomani dinanzi ai giudici della Seconda Sezione Penale presso il Tribunale di Bari nel processo all’ex governatore pugliese Raffaele Fitto, dopo che quest’ultimo è stato prosciolto dalle accuse più gravi dalla Corte di Cassazione nel processo per le tangenti al suo partito, la Puglia Prima di Tutto. I fatti contestati all’attuale ministro agli Affari Regionali risalgono alla penultima campagna elettorale per le elezioni regionali in Puglia, nel 2004/2005. Per altri due filoni d’inchiesta, invece, i giudici di merito hanno rinviato gli atti agli inquirenti baresi. Tuttavia, con la decisione di circa due mesi fa, la Cassazione ha confermato l’impianto della sentenza di proscioglimento del ministro Fitto già emessa dal gup di Bari Rosa Calia Di Pinto a dicembre 2009. Respinti, quindi, i ricorsi della Procura di Bari e della parte civile (la Regione Puglia) che tendevano a ripristinare i reati più gravi di associazione per delinquere, concussione e falso, da cui, di conseguenza, Raffaele Fitto rimane prosciolto, anche se continua il dibattimento sugli altri reati contestati al ministro del governo Berlusconi. Quanto alle due ipotesi di falso, per cui la Cassazione ha disposto un nuovo esame da parte del giudice delle udienze preliminari, sarà necessaria la lettura delle motivazioni della Corte per comprendere quali sono le ragioni di non condivisione della motivazione del Gup. Fitto, dunque, torna domani sul banco degli imputati nel processo ‘La Fiorita’, che prende il nome dalla società che controllava la fornitura di pasti e servizi in molte asl e ospedali pugliesi, con l’imprenditore Giampaolo Angelucci e le altre settantacinque persone coinvolte nella maxi inchiesta. Come si ricorderà il gip barese aveva mandato assolto Fitto dall’accusa di associazione a delinquere e falso, in concorso con i fratelli Piero e Dario Maniglia ai quali faceva capo ‘La Fiorita’: Fitto è al momento accusato di corruzione per la presunta maxitangente che l’imprenditore romano Giampaolo Angelucci avrebbe versato sui conti del movimento «La Puglia prima di tutto» durante la campagna elettorale del 2005 per ottenere, secondo l’accusa, l’aggiudicazione di un appalto da 198 milioni di euro per la gestione di undici Residenze sanitarie assistite. Il ministro risponde anche di peculato (per la presunta appropriazione del fondo di rappresentanza del presidente della Regione Puglia durante la campagna elettorale) e di due presunti episodi di abuso d’ufficio, che però dovrebbero prescriversi già alla fine dell’anno prossimo. Infatti il processo in corso, partito a febbraio dell’anno scorso, ha già subito numerosi stop e rinvii a causa di più motivi, tra i quali proprio l’incompatibilità di alcuni giudici (già pronunciatisi sul caso quando rivestivano altri incarichi), difetti di notifica, indecisioni sulla competenza tabellare e rinvii dilatati per un fitto calendario di udienze. La corsa contro il tempo dei giudici per evitare l’annullamento dei reati continua, anche se dovrà fare i conti con l’elenco infinito delle persone chiamate a rendere la loro testimonianza in Aula nelle prossime udienze dagli avvocati difensori, già conteggiate in duecentottanta. (fdm)
 
 
 


Pubblicato il 26 Marzo 2011

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