Cultura e Spettacoli

Tornerà il Lago di Sant’Egidio?

La Puglia è avara d’acqua dolce, almeno in superficie. Pochi i fiumi, ancora meno i laghi. A quest’ultimo proposito abbondano solo quelli artificiali: sette invasi (Torre Bianca, Occhito, Marana Capacciotti, Locone, Serra di Corvo, Fiume Grande e Cillarese) contro quattro laghi naturali, il Sassano e il Castiglione nel territorio di Conversano, il Salso vicino Manfredonia e il Pescara nei dintorni di Biccari. Una volta però erano cinque. Il primo a parlare del quinto mancante fu Michelangelo Manicone, un padre francescano nativo di Vico del Gargano e vissuto tra il 1745 e il 1810. Singolare figura di naturalista, Manicone può essere considerato un profeta dello sviluppo sostenibile poiché per primo in pieno Settecento, quando le industrie erano inesistenti, ebbe un’ampiezza di vedute tale da prevedere le conseguenze disastrose cui avrebbe portato l’uso improprio e scriteriato delle risorse naturali. In una delle sue opere più importanti, ‘La fisica daunica’, egli accenna al lago di Sant’Egidio, che prima d’essere prosciugato, cosa che avvenne poco prima della Grande Guerra, riempiva la Conca del Casale, a tre chilometri da San Giovanni Rotondo. Tale specchio d’acqua di natura alluvionale, con un’estensione di 120 ettari, a forma ellittica, “di 3 miglia di circonferenza, lungo 1 miglio e profondo 7 palmi, riceveva acqua dalle sorgenti della Valle di S. Nicola e da altre scaturigini presenti in altre valli”. Era talmente ricco di pesce (carpe, carassi, anguille e alborelle) da costituire una rendita per il prospiciente monastero di Sant’Egidio, che aveva l’esclusiva del diritto di pesca. Ma il pesce andava e veniva come il livello dell’acqua. Quando poco alimentata dalle ‘scaturigini’ di cui prima, l’acqua spariva quasi del tutto, ingoiata da una voragine presente sul fondo del lago (quando ebbe luogo la bonifica, l’inghiottitoio, responsabile anche di un movimento vorticoso delle acque, fu otturato). Di fatto, quello di Sant’Egidio era un pantano. Come tale rappresentava un’incognita igienica, per non dire delle esalazioni mefitiche, argomento che occupa un intero capitolo di altro prezioso studio di Padre Manicone, ‘La Fisica Appula’. La bonifica fu pure occasione per suddividere i fertili appezzamenti ottenuti fra contadini e demanio comunale. Ma l’abbandono dell’agricoltura registrato in questi ultimi vent’anni ha fatto della Conca del Casale una distesa improduttiva. Il che spinge gli ambientalisti a chiedere il ripristino dello status quo ante per salvaguardare la biodiversità del sito e accrescere il numero degli invasi pugliesi (l’alimentazione del nuovo bacino idrico dovrebbe avvenire attraverso tubazioni di collegamento con i corsi d’acqua più vicini).  La proposta avanzata in tal senso da Legambiente nel 2007 è rimasta però lettera morta. – Nell’immagine, la Conca del Casale come si presenta oggi.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 22 Aprile 2021

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