Torre S. Giovanni… e Abu Simbel?
Per costruire una nuova strada hanno letteralmente ‘spostato’ di trenta metri un edificio antichissimo nel territorio di Palo del Colle. Torre San Vincenzo era al suo posto da oltre cinque secoli prima che una tecnologia inquietante si mettesse al servizio di un concetto di pubblica utilità arrogante e cinico. Malgrado ogni cautela, ora Torre San Vincenzo non sarà più la stessa cosa. Chiacchiere, rispondono con sufficienza i fautori di ‘imprese’ di queste fatta. E tirano in ballo il caso del complesso archeologico di Abu Simbel. Quando nel 1960 il governo egiziano dispose la costruzione della diga di Assuan, ci si pose il problema del destino di quel sito, che senza nessun intervento sarebbe stato sommerso dalle acque del gigantesco bacino artificiale. Ma grazie all’intervento dell’Unesco, ben 113 paesi si attivarono inviando uomini, denaro e tecnologia, per salvare il monumento. Vennero formulate numerose proposte. Alla fine, raccolse più consensi di tutte quella svedese : Si trattava di tagliare, numerare e smontare blocco per blocco l’intera parte scolpita della collina sulla quale erano stati eretti i templi e successivamente ricostruire i monumenti in una nuova posizione 65 m. più in alto e 300 m. più indietro rispetto al bacino che si sarebbe venuto a creare. I lavori, che durarono dal 1964 al 1968, richiesero l’impiego di oltre duemila uomini, guidati da un gruppo di cavatori di marmo italiani provenienti da Carrara (MS), Mazzano (BS) e Chiampo (VI). Uno sforzo tecnologico senza precedenti nella storia dell’archeologia. Costa dell’impresa, 40 milioni di dollari, una cifra stratosferica per l’epoca. La ricostruzione comprese anche l’edificazione di una cupola in calcestruzzo armato posta appena sopra il monumento al doppio scopo di preservare la struttura e di dare forma alla collina artificiale a cui vennero addossati i templi. L’intervento interessò sia il tempio principale dedicato a Ramses II sia quello secondario dedicato alla regina Nefertari. Nel ricomposizione si tenne anche conto della necessità di mantenere l’originale orientamento rispetto agli astri e al sole, in modo da consentire (seppur con lo sfalsamento di un giorno) che il sole al suo sorgere, due volte l’anno – il 22 febbraio e il 22 ottobre – continuasse a illuminare la camera centrale del tempio maggiore ove troneggiano le quattro divinità sedute: Ptah, Amon, Ramses II e Ra. Altri monumenti di minore rilevanza, e di minori dimensioni, anch’essi minacciati dal livello delle acque vennero smontati e donati a vari musei. Tornando al tema di partenza, se non si sono lamentati i faraoni scagliando le loro celebri maledizioni dopo quel po’ po’ di incomodo patito ad Abu Simbel, non ci sarebbe ragione di dispiacersi se Torre San Vincenzo è stata spostata di appena trenta metri e senza patire sezionamenti di sorta. Ma il valore di un monumento sta anche nella sua collocazione, nella sua inamovibilità dal territorio dove ha contribuito a scrivere la storia. In questo genere di cose trenta metri sono lo stesso che trenta, trecento o tremila chilometri. Ma partecipare certo ‘sentire’ è difficile. Alla fine, le ragioni del capitale o dell’interesse collettivo hanno puntualmente ragione degli alti lai di romantici, poeti, idealisti e altri perdenti consimili. Sarebbe stato più coerente con la prepotenza di certo pensiero lasciare Abu Simbel sotto l’acqua e minare Torre San Vincenzo.
Italo Interesse
Pubblicato il 14 Febbraio 2018