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Totò Di Gennaro: “Questo Bari diventerà grande”

 

Da ex giocatore, vice allenatore ed addetto ai lavori da un po’ di anni, non ho mai assistito ad una cavalcata del genere. Questa squadra,  dalle ceneri di un fallimento, ha riportato l’entusiasmo ai baresi e fatto parlare di sé su tutti i quotidiani nazionali e tv, anche all’estero. Questo Bari meritava la massima serie, ma il calcio è fatto anche di episodi, sfavorevoli e favorevoli, che ne possono condizionare il risultato finale. Chapeau anche al management per le solide basi create per il futuro”. Sono le prime parole dell’ex capitano e giocatore del Bari dal 1988 al 1991, Antonio Di Gennaro, oggi opinionista affermato di Sky Sport Italia che, intervistato dalla nostra redazione, ha analizzato la stagione dei biancorossi e gli scenari imminenti e futuri a livello societario.  Da giocatore Di Gennaro, ha vestito per quindici volte la maglia della Nazionale segnando quattro reti, oltre ad aver vestito la maglia della Fiorentina, Perugia, dello scudettato Hellas Verona, appunto Bari e Barletta nell’ultima stagione da agonista. E’ stato anche vice allenatore di Fatih Terim, ai tempi della Fiorentina e nella brevissima parentesi Milan dell’allenatore turco.

Quali conclusioni trarresti dal campionato appena conclusosi per il tuo Bari? Il mancato passaggio alla finale è da addebitarsi soltanto agli errori arbitrali o si sarebbe potuto osare maggiormente?

Te lo dico subito in due parole, ‘annata strepitosa’: il fallimento della società credo abbia giovato alla squadra, all’ambiente societario, ai tifosi e alla città, i quali hanno creato un’alchimia inverosimile, forse una fiaba con i lieto fine ancora da scrivere. Tuttavia, alla luce del triste epilogo per la mancata finale, la città di Bari avrebbe meritato da subito la massima serie. Parlare degli errori arbitrali sarebbe riduttivo perché il calcio è fatto di episodi e di sfumature che contribuiscono in un modo o nell’altro. In ogni caso, non mi è mai capitato, in tante stagioni da uomo di calcio, di assistere ad un cambiamento di obiettivi così radicale nel corso della stagione, dalla lotta alla retrocessione alla scalata verso la A, con la disputa dei playoff. Complimenti vivissimi ai protagonisti e allo staff tecnico, di grande qualità e professionalità,  per la pagina indelebile che hanno scritto.

Il ds Angelozzi saluterà il Bari dopo diverse stagioni. Come giudichi il suo operato nel complesso? Chi, secondo te, potrebbe essere all’altezza di sostituirlo tra i nomi che si sono vociferati: Oriali, nuovamente Perinetti o Mauro Milanese?

Angelozzi ha ereditato da Perinetti un Bari nono in classifica che era pronto per fare il salto di qualità per puntare a scenari diversi da quelli in cui aveva sempre navigato con la gestione Matarrese. Ma così non è stato perché nella sua prima stagione si è verificata la retrocessione in serie B (2010-2011), lo scandalo e le relative indagini per il calcio scommesse, le squalifiche pesanti ai tesserati e quella comminata anche a lui stesso, che credo sinceramente abbiano condizionato negativamente il suo operato, per lo meno inizialmente! Nei precedenti due anni, l’obiettivo della società era indirizzato esclusivamente al mantenimento di categoria, creare plusvalenze e valorizzare i giovani e su questo ci è riuscito. Quest’anno c’è stata la vera svolta e si è combattuto per la più grande rincorsa di sempre. Il management ha operato in modo encomiabile, anche se sono sicuro che se il fallimento fosse arrivato un mese prima, con ogni probabilità i biancorossi a quest’ora avrebbero conquistato già la promozione. Nel calcio contano soprattutto i risultati e credo che lui li abbia raggiunti.

Il  20 giugno è il termine ultimo per rinnovare o risolvere alle buste le comproprietà di Calderoni, De Falco e Toskic con il Chievo, di Sabelli con la Roma e di Ceppitelli e Sall con il Parma. Su chi punteresti tra loro e chi invece sacrificheresti?

Il lavoro è adesso tutto concentrato sulle problematiche burocratiche. Paparesta presto delineerà il nuovo organigramma. Adesso ci sono altre priorità. Sicuramente qualcuno dei nostri giocatori ci lascerà, ma chi resterà dovrà avere le stesse ambizioni e fame di chi ha giocato quest’anno, dimostrando l’orgoglio ed appartenenza ai colori sociali e alla baresità incarnata da Giovanni Loseto. Di sicuro conosciamo già il nuovo sponsor tecnico della squadra: la Nike e questo è un segnale molto positivo. 

Il Bari per la prossima stagione è di fatto senza guida tecnica: Alberti deve parlare ancora con la società, mentre Zavettieri ha già annunciato che lascerà la piazza barese per iniziare nuove avventura come primo allenatore. Confermeresti l’attuale tecnico, Roberto Alberti, oppure ripartiresti da un nuovo allenatore?

La nuova proprietà sicuramente punterà su un discorso tutto nuovo, una nuova guida tecnica. Di questo non ne sono certo, ma ho questa sensazione. Anzi, non sarebbe da escludere l’ingaggio di nomi importanti per la piazza barese come quelli di Tovalieri e Igor Protti. Due vecchie glorie, persone competenti professionalmente, in ogni caso spetterà a Paparesta e il nuovo organigramma della società, prendere attentamente ogni decisione.  Non dimentichiamoci però del   prezioso lavoro di Alberti che inizialmente era stato designato come responsabile del settore giovanile e solo dopo le dimissioni affrettate di Gautieri, insieme al suo staff, si sono buttati a capofitto in un’esperienza del tutto nuova. Alberti ha lavorato in sordina, e con grande umiltà puntando soprattutto su un lavoro di squadra, svolto da più tecnici.

Punteresti ad ottenere un ruolo tecnico o dirigenziali all’interno della  nuova società?

Io vivo a Bari da anni. Se Gianluca avesse bisogno di una collaborazione, sarei sicuramente disponibile. Tutti, tifosi ed addetti ai lavori, sono in attesa di capire quale sarà il nuovo organigramma. Credo fortissimamente che questo progetto nel giro di 4-5 anni possa portare a grandi risultati per la piazza barese.

Sul Mondiale. L’Italia di Prandelli ha esordito con una vittoria quasi convincente, anche se in difesa ha mostrato evidenti lacune difensive. Zeman ha sentenziato che questa Italia non arriverà lontano, sei d’accordo con il boemo?

A me l’Italia non è affatto dispiaciuta. Ho visto un’Italia ricompattarsi nei momenti difficili e saper ripartire sulle fasce. Abbiamo dimostrato anche una grande capacità di tenere palla quasi come gli spagnoli e di saper essere concreti. In difesa, invece, ci sono sicuramente degli aspetti da rivedere: Paletta in primis non ha dato il meglio di sé, cosi come Chiellini sulla fascia è un azzardo; mentre a centrocampo, Verratti accanto a Pirlo non ha brillato, ma c’è tempo per porre le dovute correzioni, e se ci sarà gamba nonostante le alte temperature, tenacia e motivazioni altissime, gli azzurri arriveranno in fondo smentendo Zeman e gli scettici. Vincere la prima con l’Inghilterra sono sicuro abbia dato la giusta carica ai ragazzi di Prandelli.

 

Marco Iusco


Pubblicato il 18 Giugno 2014

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