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Tra mancanza di controlli e affari milionari: il ‘business’ dei farmaci salvavita

Il filo rosso che unisce alcuni fatti di cronaca accaduti negli ultimi anni soprattutto nel Mezzogiorno dà l’idea delle dimensioni d’un complicato – quanto ben orchestrato – traffico di farmaci salvavita. Un traffico con basi operative in Campania e Puglia – e in particolare in provincia di Bari e Foggia – partendo da alcuni furti in ospedali e farmacie territoriali dove colpisce la quasi totale mancanza di controlli. Il primo furto di costosi farmaci (da 500mila euro circa) che da l’idea di questo filo è stato sventato nella primavera di sei anni fa nel capoluogo pugliese, da alcuni passanti. I quali, aprile 2013, avevano notato strani movimenti da parte di un paio di persone in camice bianco all’interno dell’ex Cto sul lungomare Storelli e avevano immediatamente avvisato i carabinieri. I farmaci – di tipo biologico e ormonale – recuperati erano stati stipati in un furgone e abbandonato dai delinquenti, prima di fuggire. L’altro fatto, molto più recente, risalente a un paio di mesi fa, la scoperta nel Distretto Socio Sanitario 3 di Bitonto, dove a luglio scorso è stata svuotata la farmacia territoriale, in particolare, la stanza frigo dei farmaci oncologici, quelli più costosi e ricercati. E ancora, sempre quest’estate, la Polizia stradale che recupera buona parte d’un altro carico di farmaci rapinati sull’autostrada A16 ai danni d’una società di autotrasporti specializzata nella movimentazione di farmaci. Valore della merce sequestrata: circa 900mila euro. Da annotare che anche questo furto era stato messo a segno da una sodalizio molto ben organizzato, armato e attrezzato con utensili professionali e cioè cesoie idrauliche e troncatrici di grosse dimensioni, utilizzate per forzare la cabina di guida del mezzo aggredito e così impedire ogni possibile fuga degli autisti, poi sequestrati. Anche in questo caso il carico rubato risultava composto anche da preziosi medicinali salvavita per cure oncologiche e psicofarmaci indispensabili per terapie ospedaliere, sottoposti alla conservazione a temperatura controllata, mentre sono in corso indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Foggia, per l’individuazione di tutti i componenti della banda. E allora, componendo le tessere di questo ‘puzzle’ farcito di raid in ospedali e farmacie territoriali, senza badare ai rischi rapine lungo strade e autostrade, chi si assume tanti rischi per guidare questo traffico di medicinali salvavita? Con valore nell’ordine di decine di milioni di euro dal 2006 al 2018, tra furti condotti a termine e rapine: tutti dati contenuti nel dossier di “Transcrime”, centro interuniversitario di ricerca della Cattolica di Milano e dell’ateneo di Trento che ha calcolato come in media un ospedale su dieci in Italia viene preso di mira dalle reti criminali e i colpi sono molto più frequenti al sud (110 casi). Anche a Bari e Bitonto, almeno stando alle nude e rude notizie di cronaca, si rubano e riciclano medicinali salvavita, un “business” che a quanto pare rende molto bene perché a questa organizzazione criminale fanno gola le medicine costose, prodotti molto richiesti sul mercato illegale. Il fenomeno negli ultimi anni è cresciuto in modo drammatico, con conseguenze anche gravi per la salute anche se bisogna tener presente pure la vendita online di prodotti contraffatti, in particolare –come detto – medicinali oncologici (oltre la metà dei casi) seguiti dai medicinali per malattie rare. Infatti sono i farmaci maggiormente ricercato, quelli che sul mercato farmaceutico hanno i prezzi molto alti e producono gli utili maggiori. I furti avvengono direttamente nella farmacia ospedaliera oppure nei magazzini dei grossisti o addirittura sui camion per il trasporto, come accaduto poche settimane fa sulla A14 tra Canosa e Barletta. Le regioni più colpite? Campania e Puglia (nel 45% dei casi) e ogni colpo frutta in media 250/300mila euro. Le “lavanderie”, sempre secondo il dossier di Transcrime, sono soprattutto in paesi dell’Europa dell’est come Lituania, Ungheria, Slovacchia, Romania, Slovenia. Qui i farmaci vengono ripuliti con falsa documentazione dai grossisti e poi immessi nella rete ufficiale di paesi esteri, ovviamente ignari della “filiera”. Altre volte invece vengono commercializzati nel mercato nero oppure sul web. Eppure oggi in Italia sarebbe vietato commercializzare medicine online (anche se si possono fare acquisti su siti stranieri) eppure sul web si trova di tutto, in gran parte prodotti a rischio, anche se le autorità stanno procedendo a verificare i siti sospetti, per arrivare a stilare una lista delle false farmacie da rendere al più presto pubblica.

 

Francesco De Martino


Pubblicato il 4 Settembre 2018

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