Tra musica, ritmi ancestrali e parola, tutta l’energia di Orff
Al Teatro Petruzzelli il debutto del nuovo Concerto per pianoforte di Ivan Fedele e l'intramontabile Carmina Burana
Le suggestioni antiche nel recupero della poetica musicale di Orff si fonderanno con la ricerca sperimentale di Ivan Fedele in un grande appuntamento previsto per questa sera al teatro Petruzzelli, con una prima esecuzione assoluta ed un classico intramontabile. Pierre-André Valade dirigerà l’Orchestra e il Coro del Teatro, preparato dal maestro Marco Medved. Solisti Filippo Gorini (pianoforte), Lenneke Ruiten (soprano), Santiago Ballerini (tenore), Rafael Fingerlos (baritono). In programma di Ivan Fedele il Concerto per pianoforte e orchestra del 2025 commissionato dalla Fondazione Teatro Petruzzelli e di Carl Orff Carmina Burana, cantata scenica. Caratteristiche della poetica musicale di Carl Orff erano una sorta di primitivismo fatto di modelli ritmici statici e ripetitivi e l’adozione di forme semplici, basate sul ritornello. Il risultato era la veemenza di una musica molto accattivante dal punto di vista emotivo. Orff era affascinato dalle polifonie antiche dei compositori del Cinquecento, come Palestrina, William Byrd e Monteverdi e dall’interazione tra musica, danza e ginnastica ritmica, con una certa propensione per la celebrazione rituale. Carmina burana è una cantata scenica composta tra il 1935 e il 1936, ed è basata su 24 componimenti poetici tra quelli trovati nella raccolta medievale omonima, opera di goliardi e clerici vagantes.
Questa cantata appartiene al trittico teatrale di Orff Trionfi, che, composto in periodi diversi, comprende anche i Catulli Carmina (1943) e il Trionfo di Afrodite (1953). Fu rappresentato la prima volta l’8 giugno 1937 a Francoforte sul Meno, mentre la prima italiana si tenne il 10 ottobre 1942 al Teatro alla Scala di Milano. Questi testi offrono un interessante spaccato della società medievale, ed Orff ne fu affascinato proprio per la varietà dei contenuti, dei generi poetici, della metrica e del lessico che offriva l’antica silloge, per la trascinante potenzialità ritmica e la ricchezza immaginifica, unite alla musicalità della lingua latina, che uso non come un idioma arcaico, ma come una lingua viva, ancora in grado di suscitare precordi significativi. Le scelte compositive ne recuperano la relazione simbiotica e fondamentale con il testo. I Carmina burana possono essere considerati un tentativo di fondere in un solo linguaggio la musica, la parola poetica e la pictura, intesa come evento scenico. Il richiamo alla ruota della fortuna evocata nel coro iniziale suggerisce da un lato una prospettiva minimalista, e dall’altro riferimenti a forme e procedimenti della musica medievale, in particolare ai modelli della litania e della sequenza, attingendo anche a modelli di danza tipici della Baviera. Il Secondo Concerto per pianoforte (2025), scritto su commissione del Teatro Petruzzelli si configura come una sorta di grande opera d’arte sonora, che mostra un po’ per volta le sue sfaccettature fatte di forme, colori e intime risonanze. La parte del pianoforte, strettamente integrata con l’orchestra, riprende alcuni caratteri dei lavori pianistici più recenti di Ivan Fedele, anche ispirati ai grandi classici (Beethoven, Bartók e Prokof’ev), introducendo poi elementi interessanti di sperimentalismo. L’orchestra reagisce al pianoforte non riprendendone i temi, ma facendone riverberare elementi ritmici e armonici, mutuando le tecniche di risonanza dal mondo del live-electronics, come la granulazione, il delay, l’harmonizer, l’eterofonia, data da piccoli sfasamenti frequenziali, il freeze, il congelamento di un elemento che si prolunga nel tempo, trasformandole in soluzioni di orchestrazione.
Rossella Cea
Pubblicato il 14 Maggio 2025