Tra Rachmaninov e Prokof’ev l’universo onirico della Nguci
Al Teatro Petruzzelli l’esibizione della giovane promessa del panorama musicale internazionale
Ascoltando e cogliendo con naturalezza assoluta le potenzialità del suono di un magnifico pianoforte, nella sua limpidezza d’intenti, semplicità e perfezione d’esecuzione, tra intuizioni, rimandi inusitati, riflessioni e originali collegamenti tra un’opera e l’altra, la giovane pianista franco albanese Marie-Ange Nguci si è esibita lo scorso sabato sera al teatro Petruzzelli, conducendo felicemente il pubblico in una sorta di viaggio onirico, in una reinterpretazione quasi psicoanalitica e postmoderna, attraverso la musica di Skrjabin, Rachmaninov, Ravel e Prokof’ev. Ospite di molte delle più importanti orchestre europee, la Nguci ha collaborato, tra gli altri, con Fabio Luisi, Nikolaj Szeps-Znajder, Pierre Bleuse e Case Scaglione e ha partecipato a prestigiosi festival internazionali in Europa e al Festival della Chicago SO a Ravinia, oltre che all’International Keyboard Institute and Festival di New York. Degna di nota, a nostro avviso, la scelta intelligente di un programma decisamente interessante, in relazione allo scambio dialettico e di senso tra un’opera e l’altra, che la musicista è riuscita a creare e a tradurre in virtuosismi di rara intensità. In maniera colta e interessante, pur restando fedele ad una esecuzione che ha sfiorato la perfezione, la giovane promessa del panorama musicale internazionale ha coinvolto il pubblico attraverso un’interpretazione a suo modo moderna e illuminante, che si è articolata tra poetiche apparentemente lontane, ma in grado di costruire assonanze mnesiche fortemente significative. Momenti di profonda intensità introspettiva, per esempio, hanno evocato le ossessioni delle Variazioni su un tema di Chopin op. 22 di Rachmaninov, per non parlare della Sesta Sonata di Prokof’ev, con una sua propria reinterpretazione di generi e forme che hanno segnato la storia della musica. Scritta nel 1940, durante un periodo di disordini politici, preludio alla seconda guerra mondiale, questa sonata per pianoforte riecheggia l’atmosfera tumultuosa della sua epoca e mostra lo stile compositivo distintivo del compositore, caratterizzato da armonie audaci, complessità ritmica e contrasti drammatici di difficile esecuzione. L’ opera costituisce una testimonianza della capacità di Prokofiev di trasmettere la complessa gamma delle emozioni umane attraverso la musica. Intensità che la Nguci non solo riesce perfettamente a rendere, grazie alla sua abilità di gestire pause e strumenti timbrici, ma anche a proiettare verso una dimensione più ampia. Per quanto riguarda Ravel, scrisse il trittico pianistico Gaspard de la nuit nel 1098, che trae ispirazione da alcuni poemetti in prosa dell’opuscolo neo-hoffmanniano apparso postumo nel 1842 con la firma di Aloysius Bertrand, che Baudelaire considerò un precursore della moderna poesia. Il libro è conosciuto con il nome di “Histoires vermoulues et poudreuses du Moyen Age” (Storie tarlate e polverose del Medio Evo) e fu il pianista Ricardo Vines a segnalarlo all’amico Ravel, appassionato di queste tematiche, e che era oltretutto un lettore e un ammiratore di Edgar Poe. il pezzo con le sue armonie liquide e con le sue scale che fanno pensare a rivoli di pioggia provocando effetti di polverizzazione sonora, si riallaccia a due precedenti composizioni raveliane: Jeux d’eau e Une barque sur l’Océan, spesso eseguito mirabilmente dalla Nguci, Le gibet con il suo pedale lugubre su cui si distendono una serie di accordi in tempo lentissimo che finiscono per affievolirsi come un suono di campana a morto nel finale. Della giovane pianista in questione ci ha stupito non solo la semplice eleganza, ma anche l’amplissima varietà di sfumature che spaziano dal pianissimo più delicato fino alla densità materica del suono della Sesta di Prokof’ev. Laddove lo stesso timbro sembra in grado di dissolversi o solidificarsi, grazie a questa capacità di sovrapporre corrispondenze sottili e di fare entrare in dialogo tra loro reminiscenze esecutive ormai consolidate, aprendo un varco a riflessioni nuove che fanno pensare al futuro.
Rossella Cea
Pubblicato il 1 Ottobre 2024