Cronaca

“Tra tanti scempie mausolei, ci mancavano gli scarabocchi…”

 I graffiti dei ‘writers’ e imbrattatori murali rovinano le nostre città, c’è poco da dire. Loro la chiamano “arte”, ma la impongono a tutti con la violenza, anche a chi non la ama. Infatti la mattina ci alziamo e scopriamo che sulla facciata della nostra casa o di quella di fronte, qualcuno, nella notte, ha fatto un “murales”. Gli autori la chiamano libertà di espressione. Ma tale libertà deve davvero imporsi, con così tanta violenza, anche a chi quest’arte non ama? Sarebbe come se il Comune imponesse, a tutta la città, in filodiffusione, di sentire la stessa musica…Intanto le scritte non si fermano: a Bari c’è chi ha dipinto il Santo patrono, scatenando le ire della Soprintendenza e quella meno accesa del Sindaco, a difesa di coloro che dipingono utilizzando il tessuto urbano, invece che la tela. Ora c’è chi pensa di risolvere il problema alla radice, con una legge che consenta l’acquisto ai soli professionisti del settore, titolari di partita IVA; che preveda l’aumento dei prezzi e la tracciabilità del prodotto; che imponga ai negozianti di tenere un registro degli acquirenti. Per ora, però, non c’è nulla di concreto. La legge italiana punisce, dietro denuncia del danneggiato, con la multa fino a 103 euro, chiunque deturpi o imbratti beni pubblici o privati. Se il fatto è commesso su cose di interesse storico-culturale o su edifici situati nei centri storici, si rischia fino a un anno di carcere e la multa può raggiungere 1.032 euro. Tuttavia questa misura prevista dal codice penale si è, tuttavia, rivelata insufficiente e inadeguata a fronteggiare il problema. Ma torniamo a Bari. Il Circolo Acli – Dalfino di Bari Vecchia ha fatto sentire la sua voce sulla questione, esprimendo la sua , ha dichiarato l’ex consigliere Michele Fanelli, che è anche responsabile del Circolo Acli/Dalfino. Di scempi in questa città, ce ne sono tanti, come quel “mausoleo” di arte moderna messo in P.zza Ferrarese: un ammasso di ferro e carbone, che sta provocando danni alla pavimentazione della Piazza, perché la ruggine sta toccando la pavimentazione e non viene rimosso, sono quasi 8 anni, che questo rudere sta lì, dimenticato dalla stessa istituzione che lo ha commissionato, scempio che deturpa l’ambiente storico ed architettonico. La città non è solo degli amministratori, ma soprattutto dei cittadini che ne usufruiscono giornalmente e che vogliono vedere la propria città sempre più bella e più pulita, nel rispetto della storia e della sua memoria. . Non solo decoro, insomma….

 

Francesco De Martino


Pubblicato il 6 Luglio 2013

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