“Trasmette radio Bari”, quando il fascismo dialogava con l’islam
L’ambizioso progetto dell’<<Eurafrica>> studiato dall’Italia negli anni 20 e 30 del secolo scorso -con l’intento di raggiungere l’autarchia economica dai mercati d’oltreoceano- portò alla fondazione di numerosi enti con lo scopo d’incentivare i rapporti commerciali e diplomatici tra l’Europa e i Paesi dell’area mediterranea. Ecco che l’Italia si poneva come un ponte tra Occidente ed Oriente sia per la sua naturale collocazione geografica che per le aspettative coloniali che il fascismo aveva nei confronti del Mediterraneo, egemonizzato allora da Francia e Gran Bretagna. Sulla vicenda del mondo arabo, Mussolini intervenne più volte nel corso degli anni: già il 20 aprile del 1919 su “Il popolo d’Italia” scriveva polemizzando contro l’imperialismo britannico: <<l’Italia, anche per la sua posizione geografica che la mette in contatto quasi immediato con l’Egitto, col Canale di Suez, con il Mediterraneo orientale, con il mondo indiano, potrebbe domani assolvere il compito di far saltare l’impero inglese asiatico-africano, tanto più che i fermenti indigeni non mancano e la cronaca di questi giorni n’è piena.[…] L’Irlanda è lontana, ma l’Egitto è a poche ore di navigazione. Vogliamo sperare che l’Italia vedrà totalmente consacrato il suo diritto. Caso contrario, la nostra politica di domani non potrà non essere orientata a stabilire un po’ di giustizia fra noi proletari e la più grossa e borghese nazione al mondo>>. Ecco che la svolta nei rapporti tra Italia e Islam non tardò ad arrivare: il 18 marzo 1937 il capo berbero Yusuf Cherbisc, durante una cerimonia in Libia, consegnò in modo solenne al Duce la famosa ‘Spada dell’Islam’ che lo proclamava ufficialmente “protettore dei popoli musulmani”. Poche ore dopo la consegna, il Duce restituiva l’omaggio alle popolazioni arabe in un discorso pronunciato al Castello di Tripoli nel quale dichiarava solennemente che <<la simpatia dell’Italia non andava soltanto alle popolazioni musulmane della Libia ma all’Islam e ai musulmani del mondo intero>>, assicurando che le popolazioni arabe dell’impero italiano avrebbero vissuto in <<pace, giustizia, benessere e rispetto per le leggi del profeta>>. Il sostegno delle popolazioni arabe all’Asse non mancò nemmeno durante la guerra quando il 17 aprile del 1942 venne proclamata la “Gihad” con la costituzione di divisioni militari musulmane che combatterono a fianco dell’Italia e della Germania. Questi eventi rappresentarono l’apice di una politica di avvicinamento al mondo arabo portata avanti sin dall’inizio degli anni Trenta o addirittura prima quando vennero fondate la Camera di Commercio Italo-Orientale (1924), la Fiera di Tripoli (1927) e la Fiera del Levante (1929) oltre all’enorme sforzo economico profuso in Africa Orientale per la bonifica e la costruzione di intere città nei pressi delle quali sorgevano siti agricoli e industriali in cui lavoravano operai italiani e autoctoni. Ma un’altra novità di rilievo dell’epoca fu l’installazione di “Radio Bari” inaugurata da Costanzo Ciano il 6 settembre 1932 in occasione della III Fiera del Levante e inserita nella convenzione tra l’EIAR (Ente Italiano per le Audizioni Radiofoniche) e il Regno d’Italia. Il 24 maggio del 1934 Radio Bari cominciò a trasmettere in lingua araba: un notiziario di una quindicina di minuti in arabo classico su temi come la produzione agricola ed industriale, sui ‘Waqf’ tripolini (organismi che amministravano i lasciti e le donazioni fatte in spirito religioso attraverso le quali venivano gestiti una serie di servizi comunitari) e una conversazione sulla fiera araba di Gerusalemme che concludeva la trasmissione. Diverse le partecipazioni di personaggi illustri del mondo arabo che intervennero nelle trasmissioni dell’emittente pugliese: il gran mufti di Gerusalemme Hajj Amin al-Husayni, l’emiro Shekib Arslan, i poeti Khalil Shaibub e Amhed Rafiq el Mahdavi, il padre spirituale dell’India musulmana Muhammad Iqbal che nel 1932 presiedette il Congresso Musulmano di Gerusalemme. Radio Bari fu la prima stazione radiofonica internazionale a trasmettere in diverse lingue straniere poiché l’arabo non fu la sola lingua utilizzata dato che l’emittente trasmetteva anche nei Balcani (Grecia,Albania,Bulgaria,Romania), in Turchia ed Estremo Oriente. A tal proposito il 18 marzo del 1934 Mussolini disse:” Gli obiettivi storici dell’Italia hanno due nomi: Asia ed Africa. Sud ed Oriente sono i punti cardine che devono suscitare la volontà e l’interesse degli italiani (…) questi nostri obiettivi hanno la loro giustificazione nella geografia e nella storia. Di tutte le grandi potenze occidentali d’Europa, la più vicina all’Africa e all’Asia è l’Italia. Nessuno fraintenda la portata di questo compito secolare che io assegno a questa e alle generazioni italiane di domani. Non si tratta di conquiste territoriali, e questo sia inteso da tutti, vicini e lontani, ma di un’espansione naturale, che deve condurre alla collaborazione fra l’Italia e le nazioni dell’Oriente mediato e immediato. L’Italia può far questo. Il suo posto nel Mediterraneo, mare che sta riprendendo la sua funzione storica di collegamento fra l’Oriente e l’Occidente, le dà questo diritto e le impone questo dovere. Non intendiamo rivendicare monopoli o privilegi, ma chiediamo e vogliamo ottenere che gli arrivati, i soddisfatti e i conservatori, non si industrino a bloccare da ogni parte l’espansione spirituale, politica, economica dell’Italia fascista”. Nel contesto di questa nuova politica estera s’inserì la creazione, nel giugno 1935 al Cairo, dell’Agenzia d’Egitto e d’Oriente, la quale, oltre ad avere le ordinarie funzioni di un’agenzia di stampa, svolgeva attività volte a incentivare il mondo dell’informazione araba sovvenzionando giornali e giornalisti. Il successo fu tale che nel corso degli anni Trenta, oltre a Radio Bari, si diffusero altre emittenti radiofoniche destinate al mondo arabo: Radio Cairo (1931), Alger Radio da Algeri (1935), Jerusalem-Radio -che trasmetteva in arabo, inglese ed ebraico- e Radio Qasr az_Zahur da Baghdad (1936), Radio Beirut (1937). Questo accadde perché i governi scoprirono le potenzialità dell’arma radiofonica, da utilizzare sia come mezzo di propaganda, attraverso il quale poter agire contro gli avversari, ma anche come mezzo di diffusione della cultura in quei popoli che non conoscevano ancora i passatempi tipici dell’Occidente (cinema, teatro, sport). Con lo scoppio della seconda guerra mondiale la linea editoriale di Radio Bari venne modificata dando maggiore rilevanza agli eventi bellici e alla politica in generale, a discapito della parte culturale della programmazione. L’8 settembre del 1943 il notiziario delle 19 italiane cominciò affermando: <<gli italiani sono determinati a combattere fino alla fine>>. Alle 19.42 l’EIAR comunicò il famoso messaggio di Badoglio e alle 21 questo fu tradotto in arabo e trasmesso, concludendo così la storia delle trasmissioni arabe di Radio Bari.
Maria Giovanna Depalma
Pubblicato il 25 Ottobre 2017