Trasporto sospeso, l’occasione gettata
Una fila di massicci piloni in cemento armato alti venti metri e distanziati un centinaio di metri l’uno dall’altro si snoda rettilinea da Margherita di Savoia al porto di Barletta. Sono i resti della prima ed unica teleferica entrata in funzione in Puglia. Serviva al trasporto del sale. Poteva trasferire 180 tonnellate di materiale all’ora e si sviluppava per tredici chilometri, un decimo dei quali attraversava il mare (quei sette piloni sono stati demoliti nel 2000). Costata la bella cifra di un miliardo di lire, entrò in funzione nel 1955 e terminò di funzionare nel 1981, appena ventisei anni dopo. Uno spreco esemplare di denaro, un danno gratuito e permanente all’ambiente. Le ragioni dell’insuccesso? Non ben calcolate spese di manutenzione e il mantenimento di un eccessivo numero di addetti. Leggerezze a cui nessuno badava in anni in cui si poteva attingere a piene mani dai fondi della Cassa per il Mezzogiorno e quelli erogati dagli USA (Piano Marshall), due iniziative – di cui si approfittò bassamente – pensate per riavviare un paese uscito in ginocchio dalla guerra. In altre parole, era prioritario rimettere in piedi un mercato offrendo commesse alle imprese e posti di lavoro ai disoccupati. Distribuiti posti e commesse e con criteri rigorosamente clientelari, la teleferica barlettana iniziò a funzionare e si gridò al miracolo economico. Ma con l’inizio degli anni settanta l’inflazione e l’indebitamento pubblico misero in crisi l’intero sistema economico. Ne patirono le conseguenze soprattutto i colossi industriali, come per esempio le Saline di Margherita. Fatti pochi calcoli emerse che affidando il trasporto a padroncini con camion ci si liberava in un colpo solo del problema della manutenzione e del personale necessario al funzionamento della teleferica. Un ragionamento ineccepibile, ma solo a breve termine. Qualcuno si è preso la briga di fare un po’ di calcoli : Tredici chilometri su teleferica divengono il doppio sull’asfalto. Per trasferire 180 tonnellate di sale in un’ora servono quattro auto-articolati da 60 metri cubi. Quanto consuma un colosso di quelli per coprire una cinquantina di chilometri calcolando anche il ritorno del mezzo? Negli anni ottanta l’inflazione, divenuta galoppante, fece lievitare il prezzo degli idrocarburi sino a venti volte… Una teleferica gestita bene, cioè contrastando assenteismo, sprechi e indolenza, avrebbe abbattuto il costo del trasporto su gomma di almeno il 60%. Il caso di cui ci siamo occupati è emblematico della leggerezza con cui è stata avviata l’industrializzazione del Meridione. Industrializzazione avvenuta attraverso modalità improduttive (la teleferica pugliese, appunto) o dannose verso l’ambiente, come a Taranto con l’Ilva, a Manfredonia con l’Enichem, a Brindisi con la Montecatini e a Bari con la Stanic. Non uno di questi impianti è più in funzione. Non può essere un caso.
Italo Interesse
Pubblicato il 8 Aprile 2015