Cronaca

Trevisi: “Ecco come fare per coprire le carenze di personale in corsia”

Sta sprofondando nel baratro la sanità pugliese, a causa della carenza di camici verdi e camici bianchi negli ospedali. “Il presidente/assessore alla Sanità Emiliano avvii le procedure di mobilità regionale ed extraregionale, mediante pubblicazione del relativo avviso, per l’assunzione di personale infermieristico nelle Asl pugliesi. L’erogazione di livelli essenziali di assistenza deve essere sempre garantita e l’assessore dovrebbe lavorare nell’ottica di limitare il precariato nelle Asl”, rilancia il suo ‘SOS’ il consigliere M5S Antonio Trevisi. Che l’altro ieri ha incontrato una delegazione di infermieri all’Ospedale “Fazzi” di Lecce e che molto presto presenterà un’interrogazione indirizzata al presidente/assessore alla Salute Michele Emiliano. Per rammentargli che l’articolo 30 del DL del 30 marzo 2001, n. 165 prevede che le amministrazioni possano ricoprire posti vacanti in organico mediante passaggio diretto di dipendenti che facciano domanda di trasferimento, appartenenti a una qualifica corrispondente e in servizio presso altre amministrazioni, previo assenso dell’amministrazione di appartenenza. “La legge è chiara in materia di mobilità  –  incalza Trevisi – e lo stesso articolo al comma 2 – bis sottolinea che “ prima di procedere con un concorso per coprire eventuali posti vacanti in organico , debbano essere avviate le procedure di mobilità provvedendo,  in via prioritaria , all’immissione in ruolo dei dipendenti, provenienti da altre amministrazioni, in posizione di comando o di fuori ruolo, appartenenti alla stessa area funzionale”. La mobilità –  spiega ancora Trevisi – oltre a limitare il precariato è anche una garanzia di risparmio per la Regione, rispetto a quanto costerebbe indire un nuovo concorso. Emiliano –  conclude – deve con urgenza avviare queste procedure”.  Insomma, gli ospedali e i PTA pugliesi sono al collasso a causa del numero d’infermieri ormai ridotto all’osso, situazione ancor più drammatica se si pensa che i tavoli ministeriali affiancanti, prendendo a riferimento dati non aggiornati all’attuale fabbisogno e dando per eseguito l’inapplicato piano di riordino ospedaliero, hanno stabilito che in Puglia abbiamo più infermieri rispetto alle omologhe regioni del nord e quindi ci hanno consentito di assumere 2mila Operatori Socio Sanitari, ma non altri infermieri. Nel caso del Padiglione Chini del Policlinico di Bari, reparto didermatologia/reumatologia, il personale dovrebbe ruotare su tre turni, invece si ha una turnazione fissa, con enormi difficoltà nel gestire il reparto e garantire assistenza ai pazienti. I lavoratori denunciano addirittura di non avere i riposi garantiti dopo il turno di notte, una situazione che va contro la legge. Non è possibile prendere permessi o ferie, tanto che ci sono dipendenti che hanno accumulato 130 giorni di ferie e per lo stress accumulato ci sono casi di fibrillazione, ulcere e febbri frequenti. Una situazione comune a tanti ospedali pugliesi che devono fare i conti con organici risicatissimi e questo anche perchè ci sono infermieri assegnati ad ospedali chiusi da anni e diventati presidi territoriali, per cui lavorano anche soltanto un giorno a settimana. È il caso ad esempio -come ha già ricordato in passato l’altro consigliere Cinquestelle alla Regione Mario Conca – degli ex ospedali di Grumo o di Ruvo (chiusi dalla Giunta Vendola) ma situazioni come queste sono comuni a tutti i distretti. A questo va aggiunto che la media del personale che nella nostra regione usufruisce dei permessi per la legge 104 è molto più elevata rispetto alla media nazionale e il quotidiano demansionamento degli infermieri per l’assoluta carenza di OSS è un’amara realtà. Una soluzione va trovata nelle more che venga abrogato il blocco assunzionale e vengano adeguate le piante organiche, il personale sanitario imboscato va riportato al lavoro nei reparti ospedalieri, vanno perseguite le 104 false e vanno assunti immediatamente gli operatori socio assistenziali. Non si può continuare a mettere a rischio l’incolumità dei pazienti e la salute degli stessi operatori.

 Francesco De Martino


Pubblicato il 15 Giugno 2019

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