Tris d’assi, a teatro il ‘pacchetto’ anti crisi
Svevo nacque a Trieste, D’Annunzio a Pescara, Pirandello ad Agrigento. Contemporanei di Freud, vennero tutti e tre alla luce nel breve lasso temporale compreso tra il 1861 e il 1867. Selezionando opportunamente all’interno della produzione di questi giganti della letteratura è possibile ricava uno spaccato molto fedele dello Stato Italiano colto nel periodo più delicato della sua genesi (il che torna prezioso in giorni in cui ancora si dibatte sul Centocinquantenario). E’ quanto fa Alfredo Vasco che assemblando una scheggia de ‘La coscienza di Zeno’ (‘L’ultima sigaretta’), e abili riduzioni de ‘L’innocente’ e ‘Male di luna’, compone un’intrigante “Trilogia d’autore” che da martedì è in cartellone al Duse. Accompagnato da Cristina Angiuli e Barbara Grilli, Vasco si ritaglia tre diverse parti che ben riflettono la sfaccettata natura e la cifra poliedrica di questo teatrante pugliese. Apertura con Svevo : Vasco lotta contro la profondità di un testo profondo quanto si vuole tuttavia così privo di acuti. Studia allora di porvi rimedio enfatizzando le figure di medici e infermiere. Il risultato è una performance che procede lineare, senza sussulti. Meglio vanno le cose nella successiva frazione, vuoi per la naturale vivacità del testo e l’inossidabilità dei temi in gioco (la sensualità, il tradimento, la rispettabilità borghese…), vuoi perché il secondo tempo del trittico vede il cast più ‘caldo’ ; Vasco infatti si muove con maggiore personalità e le figure femminili trovano una collocazione credibile. Di questo crescendo si avvale la parte conclusiva dell’allestimento che vede gli interpreti ancora meglio calati nei personaggi e perciò più convincenti. Consensi dalla platea del piccolo teatro di via Cotugno per questo sezionare in trasversale l’Italietta post-unitaria ed umbertina nei cui caratteri, ora popolari, ora medio-borghesi, è possibile ravvisare in embrione il disastrato Belpaese dell’era globale. ‘Trilogia d’autore’, tra l’altro, presenta, forse indirettamente, un ulteriore pregio : offrire a un destinatario divenuto imprendibile (la platea teatrale) un prodotto variegato. Presentando cose distinte purché non reciprocamente incoerenti si può venire incontro alle esigenze di uno spettatore incline a stancarsi presto, divenuto volubile e portato per (cattiva) abitudine televisiva a rimediare sullo zapping ; possibilità quest’ultima che il teatro non può offrire. Inoltre, un ben composto ‘pacchetto’ di performance brevi a firma di distinte compagnie teatrali può tradursi in maggiore opportunità di lavoro per operatori dello spettacolo che, già malmessi, invece di fare lega pare prendano gusto a lacerarsi in una guerra fratricida e talora anche vile.
Italo Interesse
Pubblicato il 15 Febbraio 2013