Cronaca

Trivelle, gasdotti e discariche, ma Emiliano torna a difendere l’acqua comune!

Acqua, ma siamo certi che si tratti di bene comune? Ieri il presidente regionale pugliese Michele Emiliano, per essere sempre più sul pezzo in questo particolare periodo in cui buca microfoni e tubi catodici dappertutto e quotidianamente, ha incontrato una delegazione del Comitato pugliese “Acqua Bene Comune”, che aveva richiesto un confronto su alcune questioni urgenti, a cominciare dalla Legge sull’Acqua Pubblica nazionale, della ripubblicizzazione dell’Acquedotto Pugliese e, infine, sulla concretizzazione del diritto umano all’acqua potabile. Secondo il comitato “Acqua Bene Comune” infatti “il Parlamento ha finalmente deciso di discutere la legge di iniziativa popolare che i movimenti per l’acqua pubblica presentarono nel 2007. Purtroppo, però, la Commissione Ambiente della Camera, attraverso alcuni emendamenti, ha snaturato la legge, eliminando il principio dell’acqua come bene comune pubblico, dei servizi idrici come servizio di interesse generale privo di rilevanza economica e l’articolo che disciplinava la ripubblicizzazione, ovvero il ritorno della gestione dei servizi idrici integrati a soggetti giuridici pubblici”. “In un momento in cui il Governo cerca di stravolgere e cancellare l’esito referendario del 2011 anche attraverso il ddl Madia – continuano gli esponenti del comitato – i parlamentari sono investiti di un compito delicato e impegnativo: difendere la volontà popolare che si è espressa chiaramente e nuovamente cinque anni fa”. E il presidente Emiliano? Come sempre a parole se l’è cavata egregiamente, anche nel frangente di ier sull’acqua comune: ha dichiarato che “…l’acqua deve essere considerata un bene comune pubblico e, conseguentemente, il servizio idrico privo di rilevanza economica, deve essere gestito da un ente di diritto pubblico con la più ampia partecipazione della cittadinanza nella gestione e nel controllo. Peccato che in realtà l’erogazione e la gestione di tutte le condutture del preziosismo bene per tutti gli uomini sia affidato, in gran parte del Mezzogiorno, a un ente autonomo di stampo privato, come quello affidato ad un consiglio d’ amministrazione che ha sede in via Cognetti a Bari. Ma torniamo al bravo Michele Emiliano. “Bisogna – ha proseguito l’ex magistrato prestato ormai per sempre alla politica – che la politica riacquisti la sovranità del governo dell’acqua, unico modo per garantire il diritto umano all’acqua potabile sancito dalla Risoluzione dell’ONU del 28 luglio 2010”. Una lunga sequela di bellissimi termini anche magniloquenti che, però, non hanno spostato di una virgola la situazione, unica nel Mondo, per cui l’esito di una libera e democratica consultazione elettorale venga calpestata quotidianamente pur riguardante, appunto, gestione ed erogazione di un bene prezioso –come detto- che è l’acqua. Ma per fare il di più, come si dice –o meglio, dire il di più…- Michele Emiliano ha anche ribadito alla presenza dei componenti del comitato pugliese la sua volontà politica, assicurando l’istituzione di un tavolo tecnico istituzionale che valuti le migliori modalità per garantire il rispetto dei principi referendari. Anche per questo, il capo della giunta regionale chiederà ai parlamentari pugliesi di presentare gli emendamenti necessari a ripristinare il testo originario che ricalca il testo della Legge di Iniziativa Popolare dei Movimenti per l’Acqua. Probabilmente un altro buco nell’acqua, ma senza dirlo troppo apertamente come sanno fare bene i politicanti più astuti e scafati…..

 

Francesco De Martino


Pubblicato il 26 Marzo 2016

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