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Troppi amministrativi e pochi operai nei Consorzi di bonifica pugliesi

Ad infervorare il clima politico regionale questa volta è il dibattito sorto intorno alla neo nata commissione d’inchiesta sui Consorzi pugliesi di bonifica. Un dibattito che sia l’opposizione di centrodestra che quella del M5S incentrano soprattutto nel mettere sotto accusa chi ha gestito negli ultimi dieci anni la Regione Puglia, ossia la coalizione di centrosinistra che lo scorso maggio è stata riconfermata per la terza volta alla guida dell’Ente. Infatti, il consigliere salentino dei “Conservatori e Riformisti”, Erio Congedo, in una nota afferma: “Era inevitabile che il bubbone dei Consorzi di Bonifica si manifestasse in tutta la sua virulenza, dopo un decennio di incuria e sciatteria, di sprechi e sperperi, di incarichi professionali e affidamento di lavori elargiti con irresponsabile disinvoltura, di accorpamenti come quello Arneo-Ugento Li Foggi, che hanno finito per destabilizzare enti fino a quel momento sani. Una situazione che ha ridotto i Consorzi in idrovore di soldi pubblici e privati, in poltronifici indebitati fino al collo, in carrozzoni incapaci di svolgere alcuna attività a sostegno della nostra agricoltura”. Nota che l’esponente di Cor conclude dichiarando: “L’invito che sommessamente rivolgo alla Commissione d’inchiesta regionale insediatasi lunedì scorso, che faccia piena luce sugli scempi compiuti in questi anni da chi ha avuto realmente poteri per condizionare le scelte dei Consorzi”. Sulla stessa lunghezza d’onda di Congedo, ma con un diverso tenore, è anche un rappresentante regionale di Forza Italia, Nino Marmo, che tra il 2000 ed il 2005 è stato anche assessore all’Agricoltura della giunta di centrodestra guidata da Raffaele Fitto, e che ha affermato: “Un mese fa eravamo stati facili profeti e la recente mobilitazione promossa dalle rappresentanze sindacali di base del Consorzio di Bonifica “Ugento e Li Foggi” rischia di essere soltanto la punta di un iceberg devastante. Perché la richiesta urgente di un Coordinamento Regionale Unitario (Cgil, Cisl, Uil) è un’iniziativa probabilmente tardiva, a fronte di un Governo Regionale che ancora stenta a prendere atto della gravissima crisi economica e gestionale che attanaglia i Consorzi di Bonifica commissariati”. E Marmo, poi, rinnova l’allarme lanciato circa un mese fa spiegando le ragioni della drammaticità contingente dei servizi offerti dai Consorzi di Bonifica: “Mancata o scarsa manutenzione degli impianti, in uno con la pregressa situazione debitoria e con il contenzioso in atto per il pagamento dei tributi 2014 – rendono la situazione non più sostenibile”. “E tutto questo – prosegue Marmo – mentre è alle porte una stagione irrigua che si preannuncia piuttosto siccitosa e quindi problematica per i nostri agricoltori”. Per cui appare assai discutibile, per l’esponente di Fi, la volontà del governo regionale di subordinare l’erogazione dei fondi posti nel bilancio 2016 in favore dei Consorzi alla definizione legislativa della Legge Regionale di riordino. “Un riordino – sottolinea ancora Marmo –  sempre di là da venire”. E più i tempi si dilatano – ha rammentato Marmo – più latitano gli stipendi. “Più si allontana l’uscita dal tunnel – rileva ancora l’ex assessore all’Agricoltura –  più si allunga l’agonia dei dipendenti consortili, degli operai stagionali e delle loro famiglie”, concludendo poi con l’invito al governo regionale ed a tutte le forze politiche ad “assumere, con realismo e tempismo, tutte le determinazioni necessarie a traghettare le strutture consortili fuori dalla stagnante crisi economico finanziaria e quindi all’autogoverno, attraverso un piano di ristrutturazione industriale finalizzato al recupero dell’efficienza e della produttività”. E solo allora – per Marmo – sarà possibile assumere ogni ulteriore decisione sul futuro assetto giuridico dei Consorzi”. Della necessità di una profonda riorganizzazione dei Consorzi è invece convito il capogruppo di “Noi a sinistra per la Puglia”, nonché componente della neo insediata speciale Commissione d’indagine, Guglielmo Minrvini, che al termine di una sua nota di considerazioni al riguardo sostiene: “I Consorzi servono a fare bonifica e irrigazione, servono all’agricoltura pugliese, non a mantenere burocrazie parassitarie. Ecco le zone d’ombra che la Commissione d’Indagine, appena insediata, dovrà illuminare. Perché individuando gli sprechi, si offre il contributo più efficace per una buona azione di riforma cui questo Consiglio sarà presto chiamato, nell’ambito di una prospettiva strategica ampia della gestione delle acque in Puglia”. Di diverso avviso è invece il rappresentante del M5S nella neo nata Commissione, Marco Galante, che ritiene vergognoso scaricare le colpe della politica sui lavoratori. Infatti, ha rilevato l’esponente pentastellato in una nota: “Ma l’acqua, l’acquedotto rurale e i Consorzi in generale appartengono agli agricoltori ed è un concetto semplice che non deve essere sottovalutato da chi ha già la soluzione in testa! Soluzioni che, ci auguriamo non servano a nascondere i soliti interessi, perché se così fosse sarebbe ancora più vergognoso tentare di scaricare le colpe sui dipendenti”. Sta di fatto, però, che nei quattro Consorzi di Bonifica pugliesi il rapporto tra dipendenti amministrativi ed operai addetti alle manutenzioni ed al funzionamento degli impianti irrigui è molto sbilanciato a favore di primi. Per non parlare, poi, degli esosi stipendi dei dirigenti o delle numerose parcelle d’oro elargite ai consulenti. Non a caso il buco finora accumulato dai 4 Consorzi ammonta a circa 250 milioni di Euro, a fronte di complessivi 210 dipendenti, di cui 65 impiegati, 16 dirigenti ed 80 tecnici, mentre il totale degli operai fissi è di appena 49 unità. .) Stipendi d’oro a parte tra i 70 e i 100 mila euro l’anno per i dirigenti, anche le mensilità di molti dipendenti anziani di poco inferiori a i 3mila euro pesano sul bilancio. una 30ina di loro tra i 58 e i 64 anni , assunti circa 40 anni fa avrebbero maturato le condizioni per andare in pensione, ma continuano a timbrare il cartellino.Ma, con questi numeri, è chiaro che Consorzi così strutturati non possono che fare acqua da tutte le parti e più che ad irrigare i campi servano soprattutto a dare da mangiare molto agli apparati presenti negli uffici ed assai poco a coloro che devono effettivamente provvedere all’attività irrigua. Ma questo è tutto un altro discorso.      

Giuseppe Palella

 

 

 


Pubblicato il 14 Aprile 2016

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