Trovato il fantasma che si aggira per l’Europa!
Qualcuno dedica il sabato mattina alle pulizie, qualcuno a dormire, qualcuno a fare shopping. Qualcun altro invece lo dedica, nonostante il bel tempo e il caldo pre-estivo che inviterebbero ad andare a mare, a difendere l’ambiente, sensibilizzare la popolazione e “smascherare fantasmi”.
E’ quello che hanno fatto cittadini e movimenti della società civile che sabato scorso si sono mobilitati in oltre 300 città di tutta Italia per fermare il TTIP, ovvero il Transatlantic Trade and Investment Partnership (partenariato transatlantico su commercio ed investimenti): un accordo che gli Stati Uniti stanno discutendo in sostanziale segreto con l’Unione Europea che prevede l’abbattimento di regolamentazioni, standard, normative e dazi per aumentare i commerci transatlantici.
«E’ un’opportunità per pochi», spiegano i ragazzi che sabato mattina erano presenti con il loro banchetto informativo davanti alla Chiesa di S. Ferdinando a Bari, «un’opportunità che lascerebbe i cittadini europei e statunitensi in balìa degli interessi delle grandi aziende, abbassando le tutele ambientali, sociali, sanitarie e con il rischio di una progressiva privatizzazione dei servizi pubblici».
Ma perché tanta ansia e preoccupazione per un accordo internazionale che, seppur in parte taciuto e riservato, potrebbe aumentare i rapporti economici (e non solo) fra USA e UE?
I motivi di questa ferma opposizione di cittadini, associazioni (fra e le quali Greenpeace, Libera, Legambiente, WWF, LAV), organizzazioni non governative, sindacati e comitati, sono vari: lo “scontro” normativo fra il fondamentale principio di precauzione Europeo e il principio proazionario USA: verrebbe eliminata la possibilità che una tecnologia resti proibita fino a che siano chiariti i dubbi sui rischi; l’indebolimento delle leggi di protezione ambientale e sanitaria nel comparto chimico e di lotta al cambiamento climatico; la diminuzione della qualità del cibo, poiché il TTIP permetterebbe l’utilizzo di molti pesticidi ora vietati in Europa e l’importazione e la produzione stessa di OGM, con tutti i rischi connessi; il rafforzamento del mercato estero di pochi grandi marchi non tutelando le nostre 271 tipicità riconosciute; l’aumento della depressione della domanda interna, con conseguente crollo del commercio tra i paesi europei e quindi diminuzione del PIL europeo; l’esclusione dal mercato di centinaia di migliaia di produttori: il Parlamento europeo ha calcolato che l’import di prodotti alimentari a basso costo aumenterebbe del 118%.
Inoltre il TTIP prevede un meccanismo di regolazione delle controversie fra investitori e Stato, l’ISDS: in caso di controversia fra queste due parti, non si rispetterebbe più la normativa interna del singolo Stato e interverrebbe un arbitrato privato costituito con metodo extragiudiziale e, in caso di decisione sfavorevole per lo Stato, l’eventuale indennizzo potrebbe ammontare a miliardi di euro, pesando sulle già troppo povere tasche dei contribuenti.
Proprio sabato quindi è iniziata questa imponente campagna mondiale per cercare di fermare questo «fantasma che si aggira per l’Europa»: con distribuzione di materiale informativo, flash mob e petizioni, le Associazioni stanno cercando di fermare questo accordo che gli USA vorrebbero firmare già entro la fine del 2015, anche se le ostilità dell’opinione pubblica e di una parte del Parlamento Europeo stanno rallentando le trattative.
«Nel momento in cui si inaugura un’esposizione universale (l’EXPO, ndr) che dovrebbe avere al centro il tema dell’alimentazione e della sicurezza alimentare, discutere dell’adozione del TTIP è un controsenso», commenta Beppe Onufrio, direttore esecutivo di Greenpeace Italia, «è inutile celebrare la qualità del “made in Italy” se poi rischiamo di aprire le porte ai prodotti dell’agricoltura industriale americana e di mettere in ginocchio agricoltura sostenibile e piccoli coltivatori in Italia e in Europa».
Chi desidera aderire alla campagna STOP TTIP, può visitare il sito stop-ttip-italia.net e firmare le varie petizioni, fra cui quella online di Greenpeace (stop-ttip.greenpeace.it) la quale propone di scrivere ai parlamentari europei per chiedere loro di bloccare subito il TTIP.
Davide Impicciatore
Pubblicato il 21 Aprile 2015