Turris Juliana, come un motel
Quale la condizione della pubblica viabilità nella tarda fase dell’impero romano? Una rara testimonianza in proposito è conservata nell’Itinerarium Burdingalense. E’ questo il nome di un resoconto scritto nel 333 o nel 334 dopo Cristo da una anonimo pellegrino che, partito da Burdigala, attuale Bordeaux, raggiunse Gerusalemme. All’andata questo cronista senza nome giunse a Gerusalemme percorrendo la valle del Danubio, mentre al ritorno, attraversata la Macedonia e raggiunta Valona, s’imbarcò per Otranto, da cui proseguì per Roma per poi risalire lungo il Tirreno sino al punto di partenza. Il valore storico sta nel fatto che l’autore non solo annota le più importanti città toccate, ma anche tutte le ‘mansiones’ e le ‘mutationes’, ovvero le stazioni dove era possibile cambiare cavalli e usufruire, o meno, di servizi di locanda. Ne viene un quadro confortante. La qualità delle strade era buona e la dislocazione delle stazioni di cambio, regolare : il cambio dei cavalli era ‘ad duodecim’, ovvero il percorso stradale prevedeva una stazione ogni dodici miglia romane, pari a poco meno di diciotto chilometri. Ciò consentiva di affaticare relativamente gli animali e trarne il massimo beneficio. – Stando a Dione Cassio (‘Storia Romana’ LV 2.1) questo articolato sistema consentì all’imperatore Tiberio di coprire la distanza dall’Illiria a Mogontiacum, l’attuale Magonza, in un solo giorno – Il più vicino di questi luoghi di cambio, la Turris Juliana, sorgeva a undici miglia a sud di Barium. Sembra che la Turris Juliana sorgesse in contrada Scamuso, poco a sud di Torre a Mare ; altri studiosi però la collocano ancora più a sud, in contrada Padovano, che attualmente ricade nel territorio di Mola di Bari. La Turris Juliana, dunque, nulla ha a che vedere con la Torre Apellosa o Lapillosa, poi Torre Pelosa, nome che indica la fortificazione ancora oggi in piedi, eretta nel Cinquecento e che fungeva da torre di segnalazione contro le incursioni dei Turchi. Come poteva configurarsi questa Turris Juliana? Certamente doveva consistere in qualcosa in più di una vasta stalla con annesso magazzino ricambi e bottega del maniscalco. Lo dice quella ‘torre’. Tanto le mutatio che le mansiones non erano luoghi fortificati, per cui non avevano bisogno di torri. E allora qui parliamo di una mansio sorta intorno ad una dimora patrizia appartenente o appartenuta, chissà, a un ricco possidente di nome Giuliano che per megalomania l’aveva ornata di una torre ‘decorativa’. A Turris Juliana, insomma, oltre che cambiare cavalli, c’era pure di che passare la notte, sedersi a tavola, forse persino fare bisboccia. Una specie di ‘motel’ diremmo oggi, posizionato, guarda un po’, grosso modo all’altezza del noto albergo oggi attivo lunga la Statale fra Torre a Mare e Mola di Bari. – Nell’immagine, resti delle fondazioni della mansio romana a Eining, nel nord della Germania.
Italo Interesse
Pubblicato il 20 Marzo 2018