Tutta colpa d’una Balilla nera
Essere figli o fratelli minori dei ‘numeri uno’ (dello sport, dell’arte, dello spettacolo, dell’imprenditoria o d’altro) pesa. Ancora di più pesa emularne le gesta. Il ‘raccolto’ è quasi sempre magro. E se la sorte si accanisce… Il 20 ottobre del 1916, a Ponte a Ema, a due passi da Firenze, nasceva Giulio Bartali, fratello minore del più celebre Bartali (nell’immagine, Giulio è a sinistra, Gino a destra). Anche Giulio provò a calcare le orme del grande corridore. Fece pochissima strada. Quando non aveva ancora vent’anni, il 14 giugno 1936, esattamente una settimana dopo la conclusione del primo Giro d’Italia vinto dal fratello, Giulio correva a Firenze la Targa Chiari, gara valida per il campionato regionale dilettanti. Lungo la discesa che riportava i corridori in città, forse a causa della scarsa visibilità (pioveva forte) o dell’imperizia del servizio d’ordine, una Balilla nera sbucata da un varco tra la folla raccolta lungo i bordi del percorso, si immetteva sul tracciato travolgendo il giovanissimo ciclista. Con fratture a spalla, bacino e costole, Giulio venne ricoverato e operato d’urgenza. Non riprese conoscenza e spirò due giorni dopo. Per Gino fu un colpo così duro da fargli accarezzare l’idea di abbandonare il ciclismo. Per molti anni il campione si sarebbe recato anche di notte al cimitero del loro paese natale per raccontare al fratello le sue imprese… Nel 1959 morì il chirurgo che aveva operato Giulio. Qualche giorno prima di spirare il medico aveva inviato una lettera alla madre dei Bartali in cui confessava di aver commesso un errore irreparabile nel corso dell’intervento e d’aver quindi causato la morte di Giulio. Il doloroso caso di Giulio Bartali è sinistramente assimilabile a quello di Serse Coppi. Più piccolo di tre anni del più celebre Fausto, Serse Coppi correva a sua volta da professionista e con discreto successo (professionista dal 1946, nel 1949 vinse la Parigi-Roubaix, ex aequo con André Mahé). Il 29 giugno del 1951, quando non aveva ancora ventisei anni, al Giro del Piemonte, durante lo sprint finale Serse infilò con la ruota un binario del tram, cadde e picchiò il capo a terra, in Corso Casale a Torino, a poche centinaia di metri dall’arrivo al Motovelodromo. Malgrado la botta si rialzò, con la borraccia si diede una sciacquata alla ferita e, tornato in sella, concluse la gara (vinta da Gino Bartali). Le conseguenze dell’incidente non sembrarono in un primo momento gravi. Ma dopo essere rientrato in albergo, Serse venne colto da dolori violentissimi al capo, quindi perse i sensi. Lo trasportarono alla vicina clinica Santrix, dove disposero subito un’operazione al cranio. Questa però non poteva cominciare se prima non arrivava dall’Ospedale Le Molinette la necessaria sacca di sangue. La sacca arrivò troppo tardi e lo sfortunato ciclista morì dopo le 20:00 dello stesso giorno.
Italo Interesse
Pubblicato il 20 Ottobre 2021