Siamo alle solite, con la Regione Puglia che a parole col suo presidente si dichiara di sinistra e ambientalista e poi nei fatti apre la strada a un disegno di legge, in materia di foreste e filiere forestali, che il WWF/Puglia definisce “legge dal sapore antico che considera il bosco prevalentemente come risorsa da sfruttare più che come componente di un ecosistema da salvaguardare”. Eppure lo dovrebbero sapere tutti, Michele Emiliano in primis, che i boschi sono un bene raro in Puglia, regione con la più bassa superficie boscata d’Italia: appena il 7-8 %. Una superficie forestale, precisano ancora gli ambientalisti locali, tra boschi e macchia di 166.415 calcolata nel Piano Paesaggistico Regionale (PPTR). Molti boschi nella nostra regione, tranne la Foresta Umbra, sono piccoli, isolati e degradati da secoli di attività umane e necessiterebbero di rapidi e decisi interventi di recupero, mentre molte aree dovrebbero essere rimboschite in un’ottica di area vasta. Insomma, c’era da aspettarsi una strategia regionale che avesse questi obiettivi e invece lo scorso 19 luglio l’ente regionale pugliese ha approvato il disegno di legge n. 107 “Legge in materia di foreste e filiere forestali” che sembra andare nella direzione opposta. Wwf/Puglia, difatti, ha espresso senza tanti preamboli e giri di parole una lunga serie di perplessità che riguardano l’impostazione stessa del disegno di legge che, già dal titolo, tradisce l’approccio che si è inteso utilizzare: il termine “filiere” ha un evidente sapore produttivo, mentre il termine “ecosistemi” sarebbe stato più corretto, considerato il valore di bene comune dei boschi e viste anche le nuove funzioni che questi stanno assumendo in un periodo di sconvolgimenti climatici. Ma, al di là delle parole, perché questo disegno di legge rappresenta un pericolo? Ebbene, i boschi di Puglia sono rari e frammentati e abbiamo dalle nostre parti la più bassa superficie boschiva tra le regioni italiane, come detto. Più un bosco è di limitata estensione e più ha problemi di sopravvivenza, dovuti non solo alle azioni dell’uomo, ma anche ai fenomeni naturali (impoverimento genetico, cambiamenti climatici, effetto margine, possibilità di svolgere tutte le funzioni tipiche di un ecosistema boschivo, resilienza agli incendi, elevata biodiversità, ecc.). L’approccio alla loro gestione presuppone, quindi, una particolare attenzione. Attenzione del tutto assente nella visione presente del disegno di legge adottato. Anzi, per il Wwf regionale si può affermare che il disegno di legge non ha una visione sul futuro dei boschi, né una strategia, occupandosi solo della loro gestione ordinaria. Vi è da evidenziare che si tratta di una legge recepita ai sensi di un decreto statale, il d.lgs. n. 34/2018 (Testo Unico in materia di Foreste e Filiere forestali-TUFF). La Regione, in base allo stesso decreto, avrebbe dovuto adattare il testo alle specificità forestali del territorio regionale pugliese, ma di questo, purtroppo, non ha tenuto conto, elaborando un testo che riprende in maniera pressocché identica il corpus normativo del decreto statale, già, a sua volta, oggetto di critiche pesanti dal mondo scientifico, fondato com’è su una visione ‘produttivistica dell’ecosistema bosco’. Nel testo viene introdotta, inoltre, una visione di “obbligo di gestione selvicolturale” del bosco: ciò significa che il bosco dovrebbe necessariamente essere gestito e tagliato secondo i dettami di una selvicoltura che non riconosce l’ecosistema bosco, ma solo un insieme di oggetti, quali gli alberi. In questo modo, tuttavia, vengono dimenticati tutti gli altri organismi presenti, importanti per il funzionamento di un ecosistema complesso. Il disegno di legge, poi, prevede la possibilità di trasformazione dei boschi per “la realizzazione di opere pubbliche o di pubblica utilità”: ebbene, il serio rischio è che, per questa via, con una semplice delibera comunale, possano finire per essere ricomprese anche lottizzazioni e altre opere private che dovessero essere dichiarate di pubblico interesse. Conclusione? Wwf/Puglia ritiene che i boschi del territorio regionale necessitino di una legge che li salvaguardi e abbia una visione di crescita di quelli già esistenti, una legge utile a migliorare le condizioni di vita della collettività, del paesaggio e della biodiversità. Ed è per questa ragione che, ritenendo che ci siano ancora spazi per migliorare il testo elaborato, ha trasmesso alla Regione Puglia un documento contenente osservazioni per analizzare i problemi che emergono dal disegno di legge, proponendo una serie di modifiche per un confronto costruttivo con le istituzioni regionali.
Francesco De Martino
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