Cultura e Spettacoli

“Tutta la verità”, un libro per raccontare l’esperienza più dolorosa della sua vita

Intervista con Lea Cosentino, che decide di rivelare i particolari di questo percorso

“Anche se bisogna combattere contro i titani, anche se è difficile riuscire, nuovamente, a credere negli esseri umani. Ne vale, comunque, la pena”. Con questa frase, da cui emerge tutta la solarità e l’eleganza di una personalità decisamente votata alla positività, Lea Cosentino (ex direttore generale dell’Asl Bari e prima donna a diventare manager di una Asl pugliese) sembra definire l’epilogo di un percorso interiore lungo e travagliato, alla fine di un colloquio molto intenso, in cui ci racconta quello che ha significato per lei scrivere un libro per rivivere il periodo più doloroso della sua esistenza e scriverci la parola fine. In ‘ Tutta la verità’, edito da Pensa Multimedia, dopo sedici lunghi anni, ci racconta tra processi, assoluzioni, prescrizioni e una condanna con pena sospesa, la verità sul calvario che l’ha travolta nel periodo più delicato della sua vita. Lea Cosentino decide di rivelare i particolari di questo percorso, cercando in maniera positiva di trarne un insegnamento da trasmettere ai lettori ma anche a sé stessa.

Come ha trovato la forza di ripercorrere emotivamente quegli avvenimenti?

“Beh, Ho percepito interiormente che la scrittura avrebbe potuto liberarmi dall’angoscia di quel vissuto e trasformare in senso catartico quell’esperienza. Considerando che nulla può essere cambiato, e non si può tornare indietro. L’esperienza devastante che ho vissuto mi ha segnata inequivocabilmente anche sul piano della salute. Ma ad oggi, penso di non avere rancore verso nessuno e sono rimasta in ottimi rapporti con molte delle persone che invece mi hanno fatto del male, direttamente o indirettamente.”

Quanto ha pagato nella sua vita il fatto di essere bella?

“Diciamo che una donna viene attaccata spesso anche per tanti aspetti che dovrebbero essere ininfluenti, o meglio, non è mai capitato ad un uomo al potere di essere definito, appellato o giudicato per il suo aspetto. Così capitava che la stampa mi definisse superficialmente Lady Asl, affascinante, elegante, etc. “

Questo male di cui ci racconta le mille sfaccettature, fa parte di un cancro più grande che affligge il nostro sistema giudiziario, e da cui un giorno riusciremo a liberarci?

“Dopo la mia lunga esperienza temo sia veramente difficile che possano cambiare le cose. Bisognerebbe cambiare il sistema alla base, ma questo non è facile.  Ricordo con molta amarezza le accuse che mi furono rivolte per una frase mai detta. Il tribunale certificava come quella frase fosse assolutamente diversa da quella trascritta negli atti, ma sono stata perseguitata per un qualcosa che non ho mai pronunciato né mai pensato. È scandaloso che ciò possa accadere, e non sono nemmeno il primo esempio.”

Serba rancore per ciò che le è capitato?

“Assolutamente no, alla fine io credo nelle persone e nella loro capacità di rigenerazione, nonostante tutto ciò che ho subito. Ne sono uscita distrutta psicologicamente e fisicamente da questa storia, in bilico per anni, vivendo in questo senso di sospensione ed incertezza verso il futuro, rinunciando perfino ad avere un figlio, per la mancanza di serenità. Ma credo ancora nell’essere umano e nel suo valore. Non serbo rancore verso nessuno. “

Come scrisse Calvino, forse chi scrive un libro lo fa sempre perché ha in mente un destinatario ben preciso. È così anche per lei?

“Sono numerosi i potenziali destinatari del mio libro, ma forse tra tutti spicca un personaggio politico verso il quale non nutro molta stima, ma preferisco non nominarlo”.

Rossella Cea


Pubblicato il 23 Maggio 2023

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