Tutti d’accordo per una soluzione rapida e per la sede unica di Giustizia, ma con quali fondi?
E durato circa tre ore il “tour” dei cinque candidati a sindaco di Bari (Decaro, Di Rella, Pani, De Razza, Melini e Corallo) nelle odierne otto sedi in cui si amministra la Giustizia nel capoluogo pugliese. La “gita” degli aspiranti alla guida per i prossimi cinque anni dell’Amministrazione comunale barese ha toccato ben tre Comuni (Bari, Modugno e Bitonto) percorrendo, a bordo di un bus in compagnia di avvocati e giornalisti, complessivamente circa 45 chilometri. L’iniziativa, organizzata dalla Camera Penale di Bari, ha avuto l’obiettivo di fare conoscere dal vivo, a chi si candida a guidare la città, le condizioni dell’edilizia giudiziaria e di chiedere che il Comune solleciti il Ministero della Giustizia affinché la soluzione definitiva di una sede unica arrivi nel più breve tempo possibile. Su tale obiettivo tutti e cinque i candidati a Primo cittadino si sono dichiarati d’accordo. Il sindaco uscente, Antonio Decaro, ha ricordato che, dopo la firma di un primo protocollo d’intesa, nel gennaio del 2018, con l’ex ministro della Giustizia, l’attuale responsabile politico del Dicastero, Alfonso Bonafede del M5S, ha convocato il Comune e le altri parti per la firma di un nuovo protocollo d’intesa il prossimo 28 maggio. La soluzione dovrebbe essere quella indicata dallo stesso Decaro di trasferire di tutti gli Uffici giudiziari, ora sparsi in ben otto sedi, nell’area delle ex Casermette “Milani” e “ Capozzi” al quartiere Carrassi. Il contenuto del nuovo protocollo, però, non è ancora noto. Il sindaco Decaro (ricandidato per il centrosinistra) ha assicurato che “condividerà la bozza con la città”, ricordando inoltre che “l’unica competenza del Comune in materia di edilizia giudiziaria è urbanistica”, su viabilità ed eventuale variante. “A me interessa – ha affermato Decaro – che ci sia un polo della Giustizia nella nostra città”, smentendo con tale dichiarazione, però, quanto precedentemente sempre sostenuto dal suo predecessore a Palazzo di Città, Michele Emiliano anch’egli del Pd, la cui Amministrazione – come è noto – osteggiò fortemente il “polo unico della Giustizia” proposto a costo zero per le casse pubbliche, con uno studio di fattibilità del 2003, dall’impresa parmense Pizzarotti. Infatti, come si ricorderà, l’amministrazione Emiliano (di cui lo stesso Decaro faceva parte in qualità di assessore alla Mobilità) nel 2008 con la delibera di Gunta n. 1207 (finora mai revocata dal Comune!) dichiarava inidonea la soluzione del “polo unico” di Giustizia, facendo proprio una valutazione comparativa venuta fuori da un tavolo tecnico tra Regione, Provincia e Comune di Bari, che indicava la soluzione di un “Arcipelago della Giustizia” al quartiere Libertà come la migliore, la più rapida e vantaggiosa, tra tutte le proposte allora in campo. Però Decaro, da quando nel 2014 è diventato Capo dell’Amministrazione comunale barese la prima volta, ha paradossalmente e stranamente cambiato idee, puntando sulla soluzione “polo unico” in precedenza ripudiata da assessore di Emiliano. “Cos’è cambiato ?” – si chiedono alcuni cittadini al riguardo. Sicuramente il sito dove realizzare il “polo unico” della Giustizia, che non è più quello proposto dalla ditta Pizzarotti, nelle vicinanze dello stadio “San Nicola”, ma quello delle ex-Casermette di Carrassi. Dove il suolo è di proprietà demaniale e, quindi, già di proprietà pubblica. Con la differenza, però, che mentre l’impresa Pizzarotti offriva di realizzare la “Cittadella unica della Giustizia” senza alcun costo iniziale per l’Amministrazione pubblica, con il “polo” indicato da Decaro alle ex-Casermette è lo Stato che deve far fronte da subito a circa 350/ 400 milioni di Euro per la realizzazione. Infatti, come pure si ricorderà, l’Impresa Pizzarotti offriva “chiavi in mano” la sua opera con il solo canone di locazione, pari a quello già sostenuto complessivamente dal Ministero per le odierne sedi sparse e con un’opzione di riscatto nel tempo, qualora lo Stato avesse deciso di acquisire la proprietà di detta “Cittadella giudiziaria”. Quindi, in definitiva, una sorta di leasing per risolvere l’ormai atavico problema dell’edilizia giudiziaria barese. E, in questo caso, l’aspetto finanziario dell’operazione, come è facilmente immaginabile, non è certamente secondario, se si vuole realmente risolvere in tempi rapidi il problema dell’edilizia giudiziaria a Bari. Ma così evidentemente non è, visto che nessuno dei cinque candidati baresi in corsa per la poltrona di sindaco, pur concordando in una soluzione rapida di detto problema e nella scelta del sito dove realizzare il “polo giudiziario” barese, ha spiegato con quali risorse economiche si dovrebbe far fronte ad una spesa che, per i soli edifici a realizzarsi, dovrebbe aggirarsi intorno ai 400milioni di Euro. Senza, poi, considerare tutti gli altri costi relativi all’adeguamento della viabilità ed alle ulteriori urbanizzazioni che detta opera richiede. Infatti, il candidato sindaco del centrodestra, Pasquale Di Rella, a sua volta ha dichiarato: “Il protocollo venga reso noto alla città e se ne possa discutere prima del 28 maggio”, evidenziando la necessità di “trovare una concreta contropartita in termini economici e sociali per i residenti del Libertà” quando tutti gli uffici giudiziario ora presenti lasceranno quel quartiere. “In meno di un anno – ha sottolineato invece Elisabetta Pani, candidata a sindaco del “Movimento 5 Stelle” – il ministro Bonafede ha posto fine ad una situazione scandalosa, figlia di anni di cattiva gestione e mancati controlli. Io sarò garante dei tempi e delle modalità di lavori di realizzazione del nuovo Palagiustizia”. “Per noi è necessario ascoltare gli operatori del diritto che vivono i veri disagi” – ha evidenziato Irma Melini, candidato sindaco indipendente con una sua lista civica, ritenendo urgente “migliorare l’attuale viabilità tra le diverse sedi in attesa della sede unica”. Mentre Sabino De Razza, candidato sindaco della lista di sinistra “Baricittàperta”, ha ricordato vecchi progetti, come l’arcipelago della Giustizia al quartiere Libertà, sottolineando che “la soluzione che sarà scelta dovrà comunque rispondere al criterio di suolo zero”. Invece, Francesco Corallo, candidato sindaco della lista “Pensionati e Invalidi”, ha proposto un tavolo politico sul tema che riaffronti l’intera “questione” alla luce di un’analisi “costi-benefici” tra tutte le diverse ipotesi possibili e, soprattutto, fattibili. Quindi, allo stato dei fatti e degli atti, la prossima tappa di questa vicenda, iniziata 341 giorni fa con la dichiarazione di inagibilità del Palagiustizia di via Nazariantz, e passata attraverso una tendopoli per le udienze e il successivo spezzettamento in otto diverse sedi, sarà l’incontro con il ministro Bonafede del 28 maggio. “Un passo concreto – per il presidente della Camera Penale barese, Gaetano Sassanelli, che ha guidato il tour – rispetto al quale però non dobbiamo abbassare la guardia, perché dobbiamo spingere affinché i tempi di realizzazione siano rapidi”. Però, come è risaputo, individuare la soluzione senza effettivamente chiarire i mezzi finanziari concretamente a disposizione per realizzarla, significa solo fare propaganda politica. E, quindi, campagna elettorale.
Giuseppe Palella
Pubblicato il 30 Aprile 2019