Cultura e Spettacoli

U parrinu non si arrende

‘Parrinu in Sicilia sta per ‘parroco’. A parte la ‘divisa’, i parroci non sono tutti uguali. Ci sono quelli alla Don Abbondio che meritano schiaffi e non li ricevono e quelli alla Don Pino Puglisi per i quali vale il contrario. Il coraggioso sacerdote una volta venne schiaffeggiato. Ciò avvenne al Brancaccio, il Bronx di Palermo, dove Puglisi svolse il proprio ministero dal 1990 al giorno della morte, avvenuta tre anni dopo per mano della mafia. Venne preso a schiaffi per essersi opposto a che una ragazza, già madre e nuovamente in attesa, salisse sull’altare con l’abito bianco. Nessuno ha assistito a quella scena, ma un’efficace simulazione della stessa ce l’ha fornita Christian Di Domenico nel corso di una replica del suo ‘U parrinu’, spettacolo per attore solo andato in scena giovedì scorso nella Sala Parrocchiale della chiesa di San Giuseppe, a Bari. Quando Di Domenico interrompendo il suo monologo si è schiaffeggiato, la curva dell’attenzione tra le poltrone ha registrato un’impennata e il silenzio della già attenta platea si è fatto estremo. Un paio di schiaffi, quel suono tipico, sordo e secco e a tutti è sembrato di avvertire sulle guance lo stesso bruciante pizzicore. Magia da teatro. Una magia che si spiega anche col fatto che Christian, allora giovanissimo, ebbe modo di frequentare Don Vito Puglisi. Il ricordo, fulminante e formativo, spiega il sottotitolo dello spettacolo (‘la mia storia con Padre Pino Puglisi’). Lo spettacolo pendola tra ricordo e rimorso ; quest’ultimo tormenta l’autore-interprete, reo d’aver un po’ sprecato tanta opportunità e, una volta, d’essere stato persino ingiusto con chi ora è un Beato. Ma certe ‘lezioni’ sono come bombe ad orologeria a long long timer : l’innesco può avvenire anche a distanza di molti anni, così come un seme ostinato finisce col mettere radici persino nel più arido dei terreni. ‘U parrinu’ è il primo lavoro scritto da Christian Di Domenico che sino a ieri conoscevamo  solo come raffinato interprete. Un testo che affabula, che suona come un doppio omaggio : ad un Giusto in primo luogo, poi a un’infanzia e un’adolescenza (quelle dell’autore) un po’ divorate, perciò doppiamente rimpiante. Si può dire che U parrino sia la storia di due ragazzi, un sognatore (Padre Pino) e un discolaccio (Di Domenico) destinato a farsi uomo solo una volta ‘unto’ dal primo. Il resto è un flash crudo del Brancaccio. Ma oasi di tenerezza e speranza costellano un oceano di sangue, sudore e lacrime. Un appassionante e applauditissimo Christian Di Domenico guadagna ancora consensi a uno spettacolo che si pone come un presidio della legalità, un presidio sotto assedio ma affatto disposto ad arrendersi. Nemmeno con l’onore delle armi.

Italo Interesse


Pubblicato il 23 Ottobre 2013

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