Cronaca

Udc in Terra di Bari: ma il partito esiste ancora?

“Ma esiste ancora in Terra di Bari lo scudo crociato di Pierferdinando Casini e Rocco Buttiglione?”  A porsi questa domanda sono alcuni nostalgici della vecchia Dc che, dopo lo scioglimento della “Balena bianca” nel 1993 e l’introduzione del sistema elettorale maggioritario, per diverse tornate elettorali hanno continuato a votare l’Udc, perché era ritenuto più di altri partiti   l’erede diretto di valori e ideali dei democristiani della Prima repubblica. Un consenso dato verosimilmente più per tradizione ed affezione al simbolo dello scudo crociato, che ricorda il glorioso partito centrista di don Luigi Sturzo, Alcide De Gasperi ed Aldo Moro, che per effettiva convinzione nella linea politica espressa dall’Udc negli ultimi tempi, ma soprattutto in molti degli uomini che lo rappresentano. Non a caso, alle politiche dello scorso febbraio, il partito di Casini e Buttiglione ha perso sicuramente gran parte di questo affezionato elettorato financo in Puglia, dove la tradizione centrista fino alle politiche del 2008 vantava ancora una significativa percentuale di consenso, che si attestava intorno all’otto per cento, sia alla Camera che al Senato. Una dato, questo, che risultava di gran lunga più alto della media nazionale riportata dall’Udc nel 2008, che era di circa il sei per cento. Ed ora che alle ultime politiche il tradizionale consenso è venuto meno, l’Udc rischia di scomparire anche in molti dei Comuni pugliesi interessati dal voto per le amministrative del 26 e 27 maggio prossimo. Infatti, pur avendo l’Udc presentato proprie liste in quasi tutti i più grossi centri pugliesi chiamati al voto, nel tradizionale elettorato del partito di Casini permangono dubbi e perplessità sull’effettiva capacità dello scudo crociato ad essere ancora attrattivo di significative percentuali di consenso. Ma soprattutto sulla credibilità politica, considerato che proprio in Puglia e, in particolare, in Terra di Bari l’Udc non è riuscito, neppure dopo la pesante sconfitta elettorale di febbraio, a riorganizzarsi con personaggi credibili, in grado di avere atteggiamenti politici consequenziali ed in sintonia con la nuova strategia politica intrapresa dal partito a seguito dei risultati negativi ottenuti alle ultime politiche. “Una nuova strategia – rileva qualche tradizionale elettore dello scudocrociato – che vede, in tutti i Comuni della provincia di Bari chiamati al voto per l’elezione di sindaco e rinnovo del consiglio comunale, l’Udc nella coalizione di centrodestra e non più con autonome candidature a sindaco”. E lo stesso elettore maggiormente rileva: “Ma in queste ultime comunali è del tutto evidente che l’Udc non solo non  condivide percorsi politici con forze di centrosinistra, come in precedenti amministrative, ma il partito non  sembrerebbe neppure più orientato a sostenere in futuro candidati sindaci di quella parte politica.” Situazione, quest’ultima, che per l’Udc è ancora, a dir poco, più paradossale in Terra di Bari, dove il partito, pur alleandosi ovunque con il centrodestra in questa tornata amministrativa, si presenta con un segretario provinciale, Filippo Barattolo, che continua a mantenere la poltrona di assessore nella giunta barese di centrosinistra. Quindi, l’Udc barese da un lato sconfessa le alleanze con il centrosinistra nei Comuni chiamati prossimamente al voto, mentre dall’altro lato invece l’Udc conserva alla guida politica provinciale del partito un esponente della giunta barese di centrosinistra, Barattolo per l’appunto, che in definitiva è stato pure quello chiamato a sottoscrivere alleanze ed accordi con il centrodestra locale, per le elezioni di fine maggio. Una politica dei “due forni”  che difficilmente sarà accettata da ciò che resta dell’ormai esiguo elettorato centrista, che proprio per questo tipo di comportamenti, incoerenti ed opportunistici, nel barese considera l’Udc sempre di più un simbolo utile solo a chi se ne serve per ragioni di convenienza individuale e non politica, da utilizzare essenzialmente come una “ditta politica” e non più come un formazione politica vera e propria, e quindi come un “partito”. E per questo, forse, che alle politiche di febbraio l’Udc ha subito un tracollo elettorale anche in quei Comuni come Modugno dove, in precedenza, aveva ottenuto risultati a due cifre alle amministrative ed alle regionali. Infatti, uno dei centri su cui si verificherà l’effettiva capacità di sopravvivenza politica dell’Udc in Puglia è proprio Modugno, in cui, per note vicende giudiziarie, si vota nuovamente per le comunali, a distanza di appena due anni dalle ultime amministrative. E quello di Modugno sarà per l’Udc pugliese, e barese in particolare, un test assai significativo non solo per il futuro del partito, ma anche per tutte le conseguenze che da tale realtà ne deriveranno in altri livelli provinciali e regionali della politica. Sempre che i principali protagonisti delle vicende del partito di Casini e Buttiglione in Terra di Bari restino in futuro fedeli all’Udc, più che alle poltrone su cui sono seduti. E che, forse, vorrebbero continuare ad occupare,  prescindendo dalla “ditta politica”  rappresentata, che potrebbe anche essere cambiata con facilità, se il “marchio” non gode più, nella clientele elettorale, una buona fama.

 

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 3 Maggio 2013

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