Ulisse, astuzia e pietas
Cosa, come cantavano le Sirene che provarono ad ammaliare Ulisse?…Partendo dal fatto che queste creature cantavano in coro, una storica produzione della Compagnia del Sole prova ad offrirne un’idea proponendo le voci di un noto quartetto vocale di casa nostra : le Faraulla. Il risultato è convincente. C’è nell’impasto vocale di queste donne un che d’ancestrale che ha dell’ipnotico, dell’inquietante, del seducente…. Applicato alla scena delle sirene, esso ha rappresentato il momento più suggestivo di ‘Canto la storia dell’astuto Ulisse’, uno spettacolo scritto, diretto e interpretato da Flavio Albanese (animatori : Stella Addario e Loris Leoci). Albanese s’interroga su quale sia il modo migliore di raccontare l’Odissea ai bambini. prima di concludere che, sì, cartoons e fumetti vanno bene, ma nulla supera l’arcaica forza dell’affabulazione verbale. Una soluzione coerente col tenore dello spettacolo, che indirettamente chiama in causa il principe degli aedi, Omero. E gli aedi non necessitavano che di una cetra. L’aedo di oggi ha bisogno almeno di un tecnico audio/luci, certo, ma la sostanza delle cose resta quella. Ciò posto, Albanese sembra raccogliere a semicerchio un frotta di ragazzi e ragazzini e porsi nei confronti degli stessi come un compagni di giochi solo un po’ più navigato. Qui il Narratore ha niente del primo della classe. Al contrario, dà di ripetente, di zuzzurellone da strada. Con grezza simpatia, con parole sue, tra esitazioni, inciampi, colpi di genio, improvvisazioni e buffe sortite dal personaggio prova a partecipare al proprio pubblico ciò che ha capito della storia di Ulisse. Si capisce che lui l’Odissea non l’ha mai letta, che gliel’hanno raccontata (chi lo ha fatto, però, deve averlo fatto proprio bene). In compenso lui, attentissimo, ha ‘bevuto’ ogni immagine, parola, passaggio, personaggio. Come una spugna si è imbevuto di quella magia ed ora, cantastorie-aedo da cortile, con entusiasmo contagioso porge l’astuzia, la prudenza, il coraggio, la curiosità, la pietas di Ulisse. E dove la parola non basta, lo soccorrono il gesto e il ricorso a immagini che spettatori suggestionati possono scorgere su un muro immacolato, bagnato a calce… Il muro in questione è un vasto schermo su cui immagini di Emanuele Luzzati disegnano forme credibili ed avvincenti. Si percepisce profumo di salsedine, afrore di campo di battaglia. mentre sul muro/schermo si stagliano forme coerenti con i decori che ornavano le terrecotte dei giorni dell’Ellade. Albanese acciuffa la platea sin dalle prime battute e con mestiere ne fa l’ombra di Ulisse. L’attenzione degli spettatori non conosce cedimenti sino alla chiusura. Applausi convinti e ripetute chiamate in scena.
Italo Interesse
Pubblicato il 28 Marzo 2019



