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Ultima settimana di campagna elettorale tra dubbi e preoccupazioni

E’ ormai entrata in dirittura d’arrivo anche in Puglia la corsa elettorale per il rinnovo di Camera e Senato. Infatti, questa è l’ultima settimana di campagna elettorale prima del voto di domenica prossima, quando si apriranno i seggi un solo giorno per scegliere nel maggioritario, sia della Camera che del Senato, il candidato più gradito del collegio da mandare in Parlamento e nel proporzionale (la scheda è la stessa sia per l’uninominale che per il plurinominale!) la lista preferita, con l’accortezza che non è possibile fare una scelta disgiunta tra il candidato dell’uninominale e un partito che sostiene un nome diverso da quello indicato. Quindi, un sistema di voto che è obbligato qualora si metta la sola croce su uno dei partiti presenti sulla scheda elettorale e viceversa nel caso in cui la “X” la si mette solo sul nome del candidato dell’uninominale, con la sola particolarità che in quest’ultimo caso il voto nel proporzionale sarà ripartito in base alle percentuali riportate nel collegio dalle rispettive liste (o lista) di appoggio al candidato scelto nell’uninominale. Insomma, una modalità di voto che potrebbe riservare non poche sorprese e di cui nessun sondaggio è in grado di prevedere la percentuale di possibili errori. Questi, infatti, potrebbero portare all’annullamento dell’espressione di voto, qualora queste non risulteranno conformi al dettato normativo. Invece, i sondaggi che stanno suscitando subbuglio e preoccupazione anche nel panorama politico pugliese sono quelli relativi all’esito elettorale della consultazione di domenica prossima, che potrebbe avere anche ripercussioni sugli attuali equilibri di governo di talune amministrazioni locali, a cominciare da quella regionale e della maggiore realtà comunale pugliese, ovvero Bari. Equilibri, infatti, che potrebbero subire una maggiore stabilizzazione oppure una messa in discussione, a secondo dell’esito del voto del 4 marzo prossimo. Basti pensare che già ora le sole sortite sul “dopo voto” della scora settimana del presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano (Pd), sono state sufficienti a dare adito ad una serie di polemiche ed interrogativi da parte di alcuni esponenti di gruppi politico-elettorali vicini da tempo allo stesso governatore pugliese. Ed è questo forse il caso dei baresi Giacomo Olivieri e Nicola Canonico, che in un recente passato sono stati entrambi  “grandi” elettori sia di Emiliano che del sindaco renziano di Bari, Antonio Decaro. Infatti, talune dichiarazioni di Emiliano, rilasciate nel corso di un’intervista televisiva ad una nota emittente locale, non sono sfuggite ad Olivieri e Canonico, che, insieme ad un altro personaggio del movimentismo civico barese, Donato Cippone, difatti hanno formulato pubblicamente allo stesso Emiliano ben cinque domande, finalizzate a capire se la sua condotta politica futura sarà consequenziale a tali dichiarazioni. Oppure se queste sono solo frutto di una estemporanea posizione che lo vedrebbe voler quasi mettere le mani avanti ad un possibile insuccesso elettorale del Pd anche in Puglia e, in particolare, a Bari nella consultazione di domenica prossima, alla luce di taluni sondaggi elettorali. A seguito di ciò,  Olivieri, Canonico e Cippone si chiedono: “Quando il presidente della Regione Puglia, Emiliano, afferma che dopo le elezioni del 4 marzo sarà necessario superare il ‘renzismo’ – e, quindi, non solo Renzi! – si riferisce anche alla necessità di prendere le distanze dalla cattiva amministrazione del sindaco di Bari Antonio Decaro, che del ‘renzismo’ è il più tipico prodotto locale?” Ma, negli innanzi detti personaggi, le affermazioni di Emiliano, che preferirebbe un sostegno con il M5S al centrodestra, hanno suscitato anche l’ulteriore domanda: “Questa sua scoperta  delle ultime ore lo porterà anche a rinunciare al reclutamento in Puglia di numerosi ex avversari di centrodestra – tra i quali Simeone Di Cagno Abbrescia – per assegnare loro golose ed inutili poltrone, retribuite con i soldi dei contribuenti baresi e pugliesi?” Poi, il rischio debacle che potrebbe travolgere il Pd anche a livello pugliese, ha portato a chiedere al governatore pugliese: “Laddove Renzi – pur perdendo le elezioni del 4 marzo – dovesse non dimettersi dalla guida del Pd e imporre la propria linea, antitetica a quella di Emiliano, il Presidente pugliese abbandonerà il Pd o si rimetterà in riga?” E ancora, proseguono:  “Se in Puglia e – in particolare a Bari, città di Emiliano e Decaro – i risultati elettorali del Pd dovessero essere inferiori alla media nazionale del partito, i due si dimetterebbero dai loro incarichi istituzionali, permettendo ai cittadini di scegliersi nuove e più gradite guide istituzionali?” Ed in fine, chiedono i tre nell’ultimo e, forse, (per loro) più importante interrogativo: “Gli elettori che, domenica 4 marzo, dovessero ancora voler attribuire il proprio voto al Pd rafforzeranno Emiliano che vuole liberarsi di Renzi…o Renzi e i suoi che vogliono liberarsi di Emiliano?” Però, le risposte a tali interrogativi le avremo ad urne chiuse il 5 marzo prossimo. Ciò che invece non è possibile prevedere o sapere con esattezza anche dopo l’esito delle politiche è il comportamento politico del governatore pugliese, che – come è noto – è un formidabile acrobata dentro e fuori del circo “Barnum” della politica pugliese e nazionale.

 

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 27 Febbraio 2018

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