Un altare dalla storia tormentata
Ogni opera d’arte ha la sua storia. Una storia che può anche essere tormentata. E’ il caso per esempio dell’Altare del Patrocinio di San Nicola, che si può ammirare nel transetto di destra della nostra Basilica. La storia di questo prezioso manufatto inizia nel 1319, quando lo zar di Serbia Stefano Uros II Milutin volle onorare il Sepolcro del Santo con un imponente donativo : un altare in argento massiccio (il gesto, oltre a testimoniare una devozione assai diffusa ad Est, nascondeva valenze di politica internazionale). L’opera, di gusto slavo-bizantino, coprì la tomba del Vescovo di Myra fino al 1682, anno in cui, dietro iniziativa del regio commissario Stefano Garnillo de Salzedo, venne smantellata e avviata alla fornace insieme a candelieri e altri oggetti liturgici. L’argento ricavato venne adoperato dagli artisti napoletani Domenico Marinelli e Ennio Avitabile per dare vita due anni dopo a una monumentale opera d’impronta barocca. Nel 1746 l’altare venne fatto ristrutturare da Emmanuele Mezerio, uno dei quattro Custodi del Sacro Altare. L’ultimo a metterci le mani fu nel 1898 l’architetto Ettore Bernich il quale conferì all’opera l’aspetto che oggi conosciamo. Il nuovo aspetto originò anche la dizione di Altare Del Patrocinio di San Nicola, benché per il popolo oggi quello sia l’altare di Sanda Necole Gnore a causa di un antico dipinto che lo sormonta e nel quale il colorito del Vescovo di Myra appare particolarmente scuro. Elemento, questo, che ancora divide gli studiosi e sollecita interessanti interrogativi : Era San Nicola un uomo realmente scuro di pelle o più semplicemente quel quadro aveva in origine colori brillanti che nel tempo il fumo delle lampade a olio ha scurito? Nel secolo successivo questo tormentato altare si trovò al centro di un’accesa disputa, allora che – era il 1926 – la Commissione per i Grandi Restauri ne decise la rimozione per donarlo ad una chiesa di Ostia. Guidato dal Gran Priore Nicola Salvinetti e da molti canonici, si sollevò tutta Bari vecchia. Seguirono anni di polemiche roventi. Il 24 gennaio 1930, mentre operai lavoravano dinanzi al quadro di San Nicola Nero, forse per spostarlo, l’impalcatura venne meno. Grave il bilancio : sei feriti, di cui due gravi. Agli occhi del popolino la disgrazia apparve come un indizio dello sdegno del Santo : Spostare il quadro, far sloggiare l’altare dalla basilica! Forse impressionati a loro volta dall’episodio, nel 1932 i membri della Commissione presero altro partito : lasciare il quadro al suo posto e, per dargli maggiore risalto, porre ai suoi piedi l’Altare del Patrocinio. Lo spostamento avvenne nel 1961.
Italo Interesse
Pubblicato il 8 Febbraio 2014