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Un avvio d’annata non da record per la produzione di olio d’oliva

Non sarà un’annata da record la stagione olivicola pugliese che è appena iniziata. Infatti, secondo le prime stime, la produzione di olio extra vergine d’oliva della nostra regione nella campagna olearia del 2020/21 dovrebbe essere meno della metà dell’annata precedente, quando in Puglia si sono sfiorate le 213mila tonnellate di produzione di olio d’oliva. Però, il calo produttivo di olio in questa campagna olivicola non riguarda sola la Puglia, ma anche tutte le altre regioni meridionali, che lo scorso anno avevano avuto insieme alla Puglia dei picchi produttivi non indifferenti rispetto all’ultimo quinquennio. Dopo il dato negativo pugliese, un calo significativo di produzione si dovrebbe registrare in Calabria che, dopo la Puglia, è la seconda regione olivicola più importante d’Italia per produzione di olio d’oliva. Ad ogni modo

la campagna olearia che sta iniziando segnerà in media nazionale un calo di produzione che dovrebbe aggirarsi intorno ad un meno 36% rispetto allo scorso anno, con una previsione complessiva di poco più di 235mila tonnellate di olio extravergine d’oliva prodotte, a fronte delle oltre 366mila tonnellate della scorsa stagione. Risultato produttivo negativo, quindi, ma complessivamente attenuato rispetto al quasi il 50% in meno della media delle regioni meridionali, grazie al fatto che, contrariamente allo scorso anno, in tutte le regioni centro-settentrionali in questa stagione la produzione di olive e, pertanto, di olio sarà di gran lunga superiore a quella dell’annata 2019/20, in quanto per tutto il centro-nord d’Italia le previsioni di raccolto segnano un dato produttivo positivo che incide favorevolmente sulla media nazionale complessiva. Quindi, comunque “crolla la produzione di olio extravergine d’oliva italiano, ma – assicurano le Organizzazioni di categoria – la qualità di uno dei prodotti simboli del ‘Made in Italy’ resta eccellente”.“Siamo di fronte ad un’annata a due facce, con i cali nelle regioni meridionali che producono la stragrande maggioranza dell’olio italiano e la ripresa delle regioni centrali e settentrionali che hanno beneficiato di un clima più clemente “ -ha dichiarato il presidente di Cia (Confederazione italiana agricoltori), Dino Scanavino, che ha aggiunto: “Ora, però, bisogna premiare la filiera agricola che si impegna nella produzione di un olio di qualità, garantendo prezzi più equi, adeguati e remunerativi”. Concetto ribadito anche dal il presidente del consorzio di produttori “ Italia Olivicola”,  Fabrizio Pini, che ha affermato: “La quantità quest’anno, a causa della ciclicità del raccolto, non sarà elevata mentre fortunatamente conserveremo inalterata la qualità eccellente del nostro prodotto”. “Quest’annata – ha poi rilevato Pini – dimostra, una volta di più, come non sia più rimandabile un Piano olivicolo nazionale che consenta di impiantare nuovi uliveti e recuperare quelli abbandonati”, sottolineando che “occorre inoltre un lavoro istituzionale condiviso per cercare di garantire, su tutto il territorio nazionale, il giusto valore al lavoro dei nostri agricoltori”. Anche per il presidente di Aifo (Associazione italiana frantoiani oleari), Piero Gonnelli, “la qualità del nostro olio sarà eccellente,ma dovremo mantenere alta l’attenzione sugli attacchi della mosca con controlli capillari sui territori”, avvertendo che. “siamo ancora lontanissimi dal soddisfare in toto il fabbisogno dei consumatori italiani e dovremo lavorare su questo nei prossimi mesi in sinergia con tutti i protagonisti della filiera”. A puntare il dito contro l’eccessivo calo di produzione di extra vergine pugliese è stato invece il presidente di Coldiretti-Puglia, Savino Muraglia, che a seguito di un’analisi elaborata da Coldiretti Puglia, ha fotografato uno scenario a tinte fosche per il comparto olivicolo ed oleario della nostra regione, dove il crollo produttivo ha subito un crollo incontrovertibile dal 2015 ad oggi, soprattutto a causa della Xylella fastidiosa, che in provincia di Lecce fa registrare un crollo del 75% della produzione di olio di oliva anche nell’annata 2020, perché 3 olive su 4 sono andate perse definitivamente con il disseccamento degli ulivi colpiti finora dal batterio killer. Infatti, per Muraglia, “serve chiarezza e semplificazione dell’iter dei reimpianti e una strategia condivisa tra Governo e Unione europea per far fronte alla strage che ha devastato 21 milioni di ulivi, mettendo in ginocchio il settore olivicolo del Salento, deturpando il patrimonio paesaggistico, con un danno stimato per difetto di 1,6 miliardi di euro ed il dimezzamento della produzione pugliese di olio di oliva, che da sola rappresenta oltre il 50% di quella nazionale”. Nel Salento, secondo il presidente pugliese di Coldiretti, “la produzione di olio ha subito un trend negativo che rischia di diventare irreversibile, toccando minimi storici vicini alle 5mila tonnellate”, perché “l’avanzata della malattia ha lasciato milioni di ulivi secchi dietro di sé, come rappresentato dalla perdita produttiva che si è allargata a macchia d’olio, man mano che la Xylella ‘camminava’ indisturbata sul territorio”. Quindi, col grido di dolore di Coldiretti-Puglia si denuncia la situazione di molti olivicoltori salentini praticamente senza reddito da ormai 7 anni, milioni di ulivi secchi, frantoi svenduti a pezzi in Grecia, Marocco e Tunisia, 5mila posti di lavoro persi nella filiera dell’olio extravergine di oliva, con un trend che rischia di diventare irreversibile, se non si interviene con strumenti adeguati per affrontare, dopo anni di tempo perduto inutilmente. il ‘disastro colposo’ nel Salento e rilanciare la più grande fabbrica green italiana. Infatti, la più importante Organizzazione agricola pugliese e nazionale ha anche rilevato che dall’autunno del 2013, data in cui è stata accertata su un appezzamento di olivo a Gallipoli, la malattia degli ulivi si è estesa senza che venisse applicata una strategia efficace per fermare il contagio e che, dopo aver fatto seccare gli ulivi leccesi, ha intaccato il patrimonio olivicolo di Brindisi e Taranto, arrivando sino alla provincia di Bari, a Locorotondo e a Monopoli, con effetti disastrosi sull’ambiente, sull’economia e sull’occupazione.  Fatti, questi denunciati da Coldiretti-Puglia, sicuramente incontrovertibili, ma che nella nostra regione, però, finora sono stati verosimilmente sottovalutati da chi ha responsabilità di governo. Vedremo, quindi, per il futuro se ci sarà un’inversione di rotta per questo fondamentale comparto economico, produttivo e paesaggistico della nostra regione.

 

Giuseppe Palella

 

 

 


Pubblicato il 8 Ottobre 2020

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