Un canale navigabile intorno a Bari…
Il nome dello specchio d’acqua di Marisabella, oggi seppellito da migliaia di tonnellate di detriti stesi per ricavare l’omonima ‘colmata’, è legato a quello di Isabella d’Aragona che nel 1501 si insediò a Bari in qualità di Duchessa. All’epoca un modesto corso d’acqua (il Picone) scorreva a nord ovest della città sfociando grosso modo dove ora si spegne via Brigata Regina. E possibile che la foce facesse da punto di approdo. Suggestionata dalle teorie di Leonardo da Vinci (che ella a lungo frequentò alla corte di Milano) in ordine alla città ideale, Isabella concepì l’idea di un canale navigabile che collegasse la foce del Picone all’antico porto di Bari. Il disegno aveva una duplice valenza : difendere l’abitato facendolo circondare dal mare anche nell’entroterra e creare un’agile via interna di comunicazione. Le dimensioni del canale erano tali che “tre buone barche poste in fila potevano navigare comodamente” (Beatillo). I ponti levatoi che dovevano superarlo in corrispondenza delle strade provenienti dall’entroterra avrebbero anche svolto la funzione di nuove porte cittadine. L’opera, per l’epoca grandiosa, era già a buon punto quando nel 1524 la duchessa morì. Rimasto incompiuto, lo scavo avrebbe potuto essere completato più in là (e chissà allora quanto sarebbero mutati volto e storia del capoluogo pugliese) se il 20 ottobre 1557 non fosse stato devastato da un’esondazione del Picone. E qui è il caso di fare un breve digressione per ricordare come pure in epoche recenti questo fiumiciattolo – che continua a formarsi solo in presenza di precipitazioni straordinarie sulla bassa Murgia – arrecò in ripetute occasioni danni e lutti in città, tant’è che nel Novecento si dovette procedere alla riforestazione dell’area di Cassano e alla costruzione di due imponenti canali derivatori, a nord e a sud della città ; misure peraltro rivelatesi insufficienti in occasione dell’alluvione del 2005. Tornando all’incompleto canale voluto da Isabella, esso scomparve riempito dal fango e dai detriti. Un parte di esso, tuttavia, in qualche modo sopravvisse all’altezza della foce. Per meglio dire, a causa dello smottamento degli argini e della storica presenza di alghe che accumulate alla foce da correnti sfavorevoli rallentavano il deflusso in Adriatico, si formò uno specchio d’acqua “a guisa di picciol mare” (ancora il Beatillo) che i baresi battezzarono Marisabella. Stagnando, quell’acque divenute salmastre diedero vita ad un acquitrino che se, paradiso di cacciatori e pescatori, si tramutò in una iattura per la salute pubblica. La bonificazione dell’area malarica avvenne molto più avanti, in occasione della costruzione dei canali derivatori Lamasinata e Valenzano.
Italo Interesse
Pubblicato il 31 Dicembre 2013