Cultura e Spettacoli

Un cielo pulito per i nostri astrofili

Frutto del crescente impiego della luce artificiale, quella luminosa è un’altra delle tante forme di inquinamento. Consiste in un’alterazione dei livelli di luce naturale presenti nell’ambiente notturno. La conseguenza più vistosa è la sparizione di fatto del cielo stellato dalle aree più inquinate, ovvero le megalopoli. Ma il danno tocca anche il mondo animale e vegetale (gli uccelli migratori incontrano difficoltà di orientamento e in alcune piante si registra un’alterazione del ciclo della fioritura). Patisce pure l’uomo, toccato in una delle scienze più antiche : l’astronomia. Un cielo troppo ‘luminoso’, infatti, limita fortemente l’efficienza dei telescopi, che devono essere posizionati a crescente distanza dai centri abitati. Il più noto osservatorio pugliese, per esempio, l’Andromeda trova posto su un rilievo del tratto più disabitato di casa nostra : quella porzione della Murgia che si raccoglie intorno a Castel del Monte. Gestito da un’associazione culturale senza scopo di lucro, da dieci anni l’Andromeda offre il proprio prezioso servizio grazie a donazioni e forme d’autofinanziamento (e spiace che tanta tenace passione non abbia impietosito i ladri che due anni fa hanno portato via parte della strumentazione). Eppure la nostra terra offre un osservatorio – questa volta naturale – persino migliore : il Rifugio Forestale posto in cima al Monte Cornacchia, che con i suoi 1151 metri è la cima più elevata di Puglia. Accessibile a chiunque, il rifugio è in estate luogo d’appuntamento per i tanti astrofili di casa nostra. Anche in pieno giorno, però, questo Rifugio regala panorami mozzafiato. Di lassù è possibile spingere lo sguardo sino al Gargano, il Tavoliere, l’Irpinia, la Maiella e il Matese ; monte Cornacchia inoltre offre lo spettacolo di boschi e pascoli, delle  sorgenti del torrente Vulgano, del lago Pescara – unico lago montano della Puglia (è situato a quota 902) – e della Valmaggiore, un’ampia vallata percorsa dal torrente Celone. Raggiungibile attraverso una non impervia carreggiabile, il Rifugio di Monte Cornacchia rientra nella categoria dei rifugi attrezzati spartanamente. Dunque, mai dare per scontato di trovarvi scorte d’acqua, viveri, acqua, e carta igienica. L’escursionista è avvisato, lì non troverà niente di più di un caminetto, un tavolo, qualche sedia, giacigli, servizi igienici e, quando avanzano, provviste di legna. Come tutti i rifugi alpini, anche questo è di proprietà del CAI, acronimo che sta per Club Alpino Italiano. Costruito nel 1980 dal Corpo Forestale di Stato, il rifugio di Monte Cornacchia fu reso inagibile alla fine degli anni novanta da un incendio (si ritiene che a causarlo fu il fuoco imprudentemente lasciato acceso da escursionisti andati via). E’ stato ristrutturato nel 2007.

 

Italo Interesse

 


Pubblicato il 21 Gennaio 2021

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