Cronaca

Un continente verde per la città di Bari

Senza i giardini condominiali staremmo messi proprio male a Bari dove per gonfiare numeri miseri in fatto di verde pubblico si includono nel computo anche i metri quadri offerti da viali alberati e aiuole spartitraffico. Per bisogna essere indulgenti verso il verde privato anche quando si fa invadente. Bouganville che  debordano oltre le recinzioni protendono braccia spinose che possono graffiare il passante o lacerane le vesti. L’inconveniente si presenta pure con i rami spioventi dei pini che, quando svettano nei pressi di un incrocio, possono nascondere un semaforo o un cartello di stop. E i negozianti? ornano l’ingresso dei propri esercizi di piante radicate dentro graste imponenti con ciò facendo guadagnare qualcosa a quel tratto di strada, ma chi ne paga le conseguenze è il passante (contribuente) che già a Bari è costretto a camminare lungo spazi risicati in origine e per sopramercato assottigliati da una selva di pali, cabine, edicole, transenne, merce esposta senza permesso…. In tutto questo s’inserisce Madre Natura che colora di erbacce spianate altrimenti squallide. Ci vorrebbe un chilometro quadrato di foresta per migliorare le cose in una città cronicamente povera di alberi, cespugli e prati e che vede il suo scarso verde sparpagliato qua e là. Invece di un ‘continente’ verde, magari avvolto da un arcipelago di giardini e giardinetti, Bari deve contentarsi di quest’ultimo soltanto. E anche in questo contesto ‘insulare’ i suoi rari gioielli si presentano frammentati : la Pineta di San Francesco è tagliata in due da via Respighi, a venti metri da Parco 2 Giugno si allarga un altro giardino…La sensazione che se ne ricava è d’incompiuto ; una volta di più il capoluogo ne esce coi pantaloni corti. Ora, siccome ‘bretelle’ verdi sospese non risolverebbero nulla, ci pare il caso di pensare in futuro a un vero, ampio polmone verde pensato in modo tale che il passeggio non s’immiserisca nella ‘vasca’ e il piacere dello stare contempli l’imbarazzo della scelta fra angoli diversi. Un luogo dove potersi anche perdere la prima volta e dove, fra saliscendi naturali e non, si scansi la piattezza comune a tutti i giardini. Se al lettore pare che chiediamo troppo, rispondiamo che un’area dove realizzare questo sogno c’è ed è quel chilometro quadrato della dismessa Stanic che sta a dormire dal 1987. E’ vero, è lo stesso spazio su cui convergono gli occhi rapaci dei signori del mattone, una volta sfumata l’opzione ippodromo o parco divertimenti. Un accordo però si può sempre trovare, tanto più che un vero parco pubblico che ‘scorresse’ lunga una teoria di complessi residenziali non andrebbe che a incrementare il valore di questi ultimi.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 2 Agosto 2012

Articoli Correlati

Back to top button