Cultura e Spettacoli

Un fungo contro le locuste

Scettici e non credenti possono ridere quanto vogliono dell’ottava piaga d’Egitto di cui parla l’Antico Testamento, ma che le locuste sino una realtà rovinosa e senza tempo è storicamente documentato. Al flagello di questi insetti non è immune neanche la presente e attrezzatissima civiltà. Quest’anno, complice la desertificazione e l’aumento della temperatura del pianeta, le locuste se la sono presa con la Bolivia. Nel territorio di Santa Cruz, dove è stato dichiarato lo stato d’emergenza, centinaia di chilometri quadrati di coltivazioni sono andate distrutte (nulla comunque a confronto col record assoluto misurato dall’uomo e che risale al 1875. In quell’anno gli USA furono funestati da uno sciame lungo 2900 chilometri e composto da 3,5 miliardi di esemplari). E noi? L’ultimo episodio di una qualche entità qui in Puglia risale al 2002, quando nell’andriese uno sciame di 500 metri quadrati fu origine di apprensione e di qualche danno. In un passato più lontano, però, la Puglia ha conosciuto ben altri tormenti. Scrive Giuseppe Maria Giovene che nel 1758 e nel 1759 le locuste calarono in  “truppe considerevoli” sulla Capitanata, sulla Terra di Bari e su quella d’Otranto : “Divoravano oltre le biade, altre erbe, anche tutte le foglie e il frutto di viti e olivi…le si osservava, poi, ritirarsi in terre spoglie di piante dove nei terreni compatti scavavano picciole fosse per alloggiarvisi e lì le madri deponevano le loro uova”. I contadini si difendevano come potevano : “spargevano paglia sui terreni infetti e davano fuoco”. Ma dove in difesa dei raccolti non arrivava la scienza, veniva in soccorso la natura : “Nemici delle locuste sono certi uccelli chiamati gaine, oggi gaggiane (gazze – n.d.r.), onde veniva proibito toccare le loro uova”. Invasioni meno rovinose si registrarono negli anni che andarono da 1760 al 1782. Nel 1783 un non meglio specificato “morbo generale” mise fine alla calamità. Di cosa poteva trattarsi? Nel Quaderno del 7 aprile 1900 di Civiltà Cattolica un anonimo redattore annota quanto segue : “Un agricoltore delle colonie del Natal (un’antica provincia dell’attuale Repubblica Sudafricana – n.d.r.) scoprì che le locuste vanno soggette a una malattia infettiva che consiste in una specie di fungo che vegeta e cresce sul loro addome. Questo fungo, esaminato e coltivato dall’istituto batteriologico di Grahamstown (nel Capo Alto, un’altra provincia – n.d.r.) fu distribuito in migliaia di confezioni ai coloni del Capo e del Natal i quali gettandoli sui campi dove si posavano le locuste le infettarono”. Tornando ad oggi, si sta pensando di combattere le locuste diffondendo nelle coltivazioni il Metarhizium, un fungo che, non dannoso per uomini, animali e vegetali, è  letale per zanzare, termiti ed altri insetti. E’ allo studio un Metaarhizium geneticamente modificato in grado di sterminare anche le locuste.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 5 Maggio 2017

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