Cultura e Spettacoli

Un orso non è un numero

Siamo numeri. Ce lo gridano in faccia la carta d’identità, il codice fiscale, la password della carta di credito… Non gira meglio per gli animali. M49 è il ‘nome’ dell’esemplare di tre anni di orso bruno che, già catturato in Val Rendena e portato nel centro faunistico del Casteller, di lì è fuggito riuscendo a superare una tripla recinzione ad alto voltaggio elettrico. Tanta impresa dimostrerebbe agli occhi degli stolti la “pericolosità di M49” (per il quale è stato firmato l’ordine di abbattimento), quando invece tanta rabbiosa espressione di fuga segnala una ragionevole insofferenza verso l’uomo e un senso nobile della libertà che non può essere apprezzato da chi come noi è involuto in ‘animale di città’. Nel momento i cui scriviamo M49 è oggetto di una caccia che non ha precedenti. Lo braccano con i cani, con i droni, con le videocamere (vedi immagine). Il povero ‘mostro’ ha le ore contate. Il caso M49 (ma quanto è sgradevole questa sigla) solletica una curiosità : si sono mai visti orsi in Puglia? Se sì, si è trattato di esemplari d’orso marsicano. L’areale di questa specie – oggi limitato al Parco d’Abruzzo – una volta era esteso dalle Marche alla Puglia. Non sappiamo come andarono le cose nelle Marche, sappiamo invece che agli inizi del Novecento, la necessità di fornire alla nascente industria pugliese combustibile più economico del carbone impose un disboscamento feroce. La conseguente antropizzazione completò la devastazione di habitat meravigliosi. Infine l’azione dei  bracconieri, il ricorso a tagliole e bocconi avvelenati fece strage di animali in difficoltà nell’adeguarsi a repentini mutamenti ambientali. Così, con cervi, lupi, linci e tassi, sparirono anche gli orsi. Fin dove erano diffusi gli orsi in Puglia? Si vuol che essi fossero di casa sul Gargano e nel sub-Appennino Dauno, luoghi segnati da una grande presenza di grotte e rimasti in parte boscosi. Ma foreste ricoprivano anche le Murge, territorio pieno di anfratti e che centinaia d’anni fa piccoli fiumi percorrevano e del cui scorrere resta traccia nell’arida sinuosità delle doline. E’ noto che l’orso marsicano ha necessità di due cose : copertura boschiva e aree rocciose dove individuare incavi nei quali cadere in letargo. Ebbene, mettendo assieme le cose, cioè disponibilità di rifugi invernali, fiumi dove dissetarsi e manto vegetale in cui trovare alimento (radici, tuberi, frutta e bacche), non si può escludere che in un passato assai remoto questo animale fosse presente in habitat particolari come, ad esempio, la celebre grave di Castellaneta. Si dirà che una presenza così ‘vistosa’ non sarebbe passata inosservata e che di essa sarebbe rimasta traccia nella memoria colettiva, ma è bene tener presente che parliamo di un animale estremamente schivo, dalle abitudini in prevalenza notturne e che fugge l’uomo. In conclusione, forse è esistita davvero una stagione dell’orso in Puglia, caratterizzata da una presenza non massiccia e testimoniata da così poche persone da apparire inattendibile ; di qui il silenzio della Storia. Una stagione che non può più tornare, a differenza di quanto è successo – paradossi del nostro tempo – con i ben rovinosi cinghiali.

Italo Interesse

 

 


Pubblicato il 19 Luglio 2019

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