Cultura e Spettacoli

Un promontorio ‘saturo’ di Storia

Più di uno scrittore di science-fiction ha ipotizzato che, scomparsa la razza umana per una qualche epidemia, il pianeta si presenterebbe a distanza di qualche secolo come un unico parco archeologico, appassionante occasione di congetture per visitatori extraterrestri. Senza andare così lontano nel tempo e con la fantasia, basta guardarsi attorno per farsi un’idea del rompicapo che attenderebbe futuri studiosi della storia dell’Uomo. Prendiamo Saturo, un piccolo promontorio della marina di Leporano a una dozzina di chilometri da Taranto. A causa della sua felice ubicazione, il sito raccoglie in appena sette ettari testimonianze di civiltà che coprono un arco temporale di diecimila anni. Un piccolo aggere di consolidamento è quanto rimane di un insediamento dell’età del Bronzo e del Ferro, gli avanzi di un santuario dedicato ad Atena in vetta ad un’acropoli ci dicono che anche lì la Magna Grecia lasciò il segno. Poi ci sono i resti di una grande villa romana dell’età imperiale. A distanza di poche centinaia di metri da questi resti si leva una torre costiera di avvistamento risalente al XV secolo ; la struttura è ancora integra, benché bisognosa di restauro. Torniamo al  fabbricatola romano per trovare traccia dell’ultimo balzo temporale : Il porticato dell’imponente struttura è interrotto da una duna. Il declivio sabbioso è artificiale. In cima alla duna si distingue una struttura cupolare in cemento armato. E’ una casamatta della seconda guerra mondiale. E non è l’unica. Altre si levano alla sommità dell’acropoli. Le sorprese militari non si fermano qui. La duna artificiale non funge da sostegno ad una fortificazione, bensì da copertura ad altra e più importante struttura : un faro retrattile. All’interno della collinetta esistono due locali (a cui si poteva accedere dalla casamatta) e un ‘camino’. Un vano era occupato da un gruppo elettrogeno alimentato da motore diesel, l’altro conteneva il proiettore che, mediante un piano elevatore asservito da contrappesi in cemento e azionato a mano, saliva lungo la condotta sino a fuoriuscire. Funzione del faro non era quella di agevolare la navigazione ma di illuminare cielo e mare a beneficio delle postazioni d’artiglieria marina o contraeree. Una fortificazione imponente ma da cui non venne sparato mai un colpo. I nemici non tentarono mai lo sbarco in Puglia, la cui costa da Bari a Taranto è ancora regolarmente scandita da inutili casematte. Quando vollero colpire Alleati o ex alleati scelsero e col massimo successo l’arma aerea. I primi a colpire furono i britannici  (a Taranto nella celebre notte fra l’11 e il 12 dicembre 1940). Poi toccò al porto di Bari patire il 3 dicembre 1943 un rovinoso bombardamento tedesco. Infine Foggia, pressoché rasa al suolo dalle superfortezze USA tra maggio  e settembre 1943.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 18 Giugno 2014

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