Cronaca

Un “San Nicola” amaro per Decaro e Lacarra

 

Deve essere stato un “San Nicola” amaro, quello della ricorrenza appena trascorsa del Santo Patrono di Bari, per il Primo cittadino, Antonio Decaro, e per il segretario del Pd pugliese, Marco Lacarra, entrambi alfieri renziani del “Sì” in Puglia nella recente campagna referendaria a favore della riforma costituzionale, sonoramente bocciata dagli elettori la scorsa domenica. Infatti, secondo qualche bene informato sulle vicende interne al Pd locale, se il risultato referendario fosse stato favorevole per il premier Matto Renzi, e quindi anche per loro, sia Decaro che Lacarra avevano da tempo pronte le valige per un trasloco di carriera politica nei Palazzi romani del potere, alle prossime elezioni politiche. Difatti, per Decaro si parlava di una quasi certa poltrona nel nuovo Senato delle autonomie, sia per usufruire dell’immunità parlamentare che per aggiungerne un’altra al lungo elenco di quelle occupate già ora: Sindaco di Bari e della Città metropolitana; Presidente dell’Anci; Presidente della Fondazione “Teatro Petruzzelli”; Presidente della Comunità del Parco nazionale dell’Alta Murgia; Presidente della Conferenza dei sindaci della Asl di Bari e Azienda Policlinico; Vicepresidente dell’Autorità idrica pugliese; membro della Conferenza per la programmazione sanitaria regionale pugliese e componente della direzione nazionale del Partito democratico. Mentre per il segretario Lacarra circolavano indiscrezioni di una possibile candidatura ad elezione certa alla Camera, da capolista del Pd nel collegio elettorale di Bari, secondo la nuova legge elettorale (l’Italicum) voluta dal governo Renzi per Montecitorio e già in vigore. Ora, però, alla luce degli eventi non pare assolutamente più ipotizzabile che tali progetti personali, o desiderata, possano avverarsi con la stessa facilità che sarebbe stata possibile nel caso in cui Renzi avesse vinto il referendum della scorsa domenica ed i suoi “portabandiera” pugliesi, Decaro e Lacarra, fossero riusciti a portargli un risultato positivo per il “Sì” anche dalla Puglia e, in particolare, da Bari e la sua provincia. Adesso, infatti, appare alquanto improbabile che il Pd possa alle prossime elezioni politiche (probabilmente anticipate di un anno rispetto alla scadenza naturale del mandato) riservare posti in lista, alla Camera o al Senato, per il Primo cittadino barese Decaro e per il segretario regionale Lacarra. Infatti, il primo è sindaco al suo primo mandato (per giunta a metà percorso) e  dovrebbe lasciare la guida cittadina con notevole anticipo rispetto alla scadenza, oltre che mettere a repentaglio la possibile riconquista dell’Amministrazione da parte del centrosinistra, poiché lo scioglimento anticipato del consiglio comunale quasi sempre – come è noto – provoca lacerazioni e malcontenti tra i componenti dell’Assemblea, le cui reazioni potrebbero anche ripercuotersi sulle susseguenti  elezioni politiche ed amministrative. Per cui, al momento, è da escludere con certezza quasi matematica che Decaro possa a breve ritornare nel cerchio dei rappresentanti parlamentari pugliesi del Pd. Ed anche per il secondo alfiere renziano, vale a dire Lacarra, le possibilità di un “salto” nelle stanze della politica romana appare oggigiorno assai inverosimile. Infatti, dopo il deludente risultato referendario della scorsa domenica, la componente nazionale renziana del Pd non ha alcune interesse a promuovere Lacarra a parlamentare, privandosi così della possibilità di un posto in lista con elezione quasi assicurata per un altro esponente della stessa area che non ricopre altri ruoli (come Lacarra che è consigliere regionale dal 2015) ed è, magari, anche persona in più stretti rapporti Renzi. Quindi, sia per il sindaco Decaro che per Lacarra, al momento il sogno di un imminente seggio parlamentare dovrebbe essere svanito, anche se in politica vale sempre il noto detto “mai dire mai!”. Però, i problemi che, alla luce dei dati referendari, sorgeranno per i renziani Decaro e Lacarra all’interno del Pd pugliese non sono solo quelli della sfumata possibilità di candidarsi alle prossime politiche, ma ben presto potrebbero essere anche altri, in quanto la fase precongressuale che sta per aprirsi nel Pd nazionale li metterà certamente in una situazione di imbarazzo e difficoltà in Puglia, dove – come è noto – uno dei possibili protagonisti del prossimo congresso nazionale del Pd sarà verosimilmente il governatore  Michele Emiliano. Infatti, anche se Emiliano ha già dichiarato che sarà “interessato alla segreteria nazionale del partito solo al successivo congresso”, vale a dire tra quattro anni, non è affatto da escludere che per raggiungere tale obbiettivo abbia già in mente di costituire una propria componente nazionale interna al Pd sin dall’assise congressuale del prossimo anno. E ciò per potersi sedere sin da subito al tavolo dei “big” del Pd e dire la sua sia sulle regole del gioco che sulla spartizioni dei posti di potere del partito, sia le candidature alle prossime elezioni politiche. Non a caso, infatti, Emiliano ha pure chiesto un anticipazione del congresso nazionale a prima di eventuali elezioni politiche anticipate. E, se accadesse questo, allora le prospettive politico-carrieristiche di Decaro e Lacarra potrebbero in Puglia facilitarsi o complicarsi notevolmente, a seconda delle scelte che faranno sin da subito al prossimo congresso. Infatti, se Emiliano, come sembra, dovesse assumere un ruolo nazionale da capo corrente, per Decaro e Lacarra “tertium non datur”. Vale a dire che per essi non ci sarebbe altre scelta nel Pd che schierarsi dichiaratamente al fianco del “Gladiatore” pugliese, se vorranno almeno conservare senza problemi i rispettivi ruoli di sindaco e segretario regionale. Diversamente, se dovessero invece pensare di rimanere nell’area renziana, con la recondita speranza di ottenere a breve un posto sicuro in lista per le prossime politiche, allora lo scenario per loro sarebbe di sicuro destinato a complicarsi in Puglia. In definitiva, quindi, per (gli ancora) renziani Decaro e Lacarra la pesante sconfitta del “Sì” a Bari ed in Puglia potrebbe ben presto, per le rispettive carriere politiche, rivelarsi più disastrosa del terremoto dello scorso 24 Agosto nel centro Italia, qualora sbagliassero qualche “mossa” al prossimo congresso del Pd. Ma il premier dimissionario, Renzi, verosimilmente ha già messo in conto le altre sorprese, per lui negative, che potrebbero arrivare dalla Puglia, compreso gli eventuali tradimenti che non sarebbero certo una novità, visto il modo con cui in Puglia ha effettuato precedenti conquiste. E, quindi, pensare già a come “attrezzarsi”.     

 

Giuseppe Palella  


Pubblicato il 7 Dicembre 2016

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