Un tripudio di colori che esplode tra musica, arte e poesia
“Sogno di dipingere e poi dipingo il mio sogno.” Diceva Vincent Van Gogh. Questo è un po’ quello che avviene anche per la poliedrica artista pugliese Emily Cabor, quando compone le sue poesie e prefigura le sue opere pittoriche. Spesso nel dormiveglia le giunge l’ispirazione giusta e immediata. Figlia d’arte, nata a San Severo, dove vive e lavora, inizia da piccola a seguire le orme del padre Mario Carbonaro (musicista, pittore, liutaio). Determinanti per il suo percorso di studi sono stati gli incontri con i vari artisti che frequentavano l’Atelier d’arte paterno. A quattro anni ha iniziato lo studio della musica, che ha proseguito al Conservatorio di Foggia, in seguito ha frequentato anche l’Accademia di Belle Arti, dove si è specializzata in restauro antico.
Quando è iniziata la tua passione per l’arte?
“Ho avuto la fortuna di avere come padre un grande artista, quindi fin da piccola ho potuto dedicarmi alla musica e alla pittura seguendo le sue orme. Lui mi ha insegnato il grande valore dell’arte, e che noi artisti abbiamo facoltà particolari che ci permettono di rielaborare le circostanze della vita anche dolorose, in una maniera meravigliosa e costruttiva. Ho poi affinato gli stimoli ricevuti con lo studio: il Conservatorio e l’Accademia. Oggi insegno e gestisco un mio atelier d’arte a San Severo.”
La tua produzione si articola felicemente tra poesia, musica, pittura e restauro. Quale sceglieresti tra queste come forma d’arte privilegiata?
“Non credo in realtà di poter fare una scelta, perché considero ogni forma di espressione artistica legata indissolubilmente all’altra: tutte fanno parte di un continuum che si unisce fortemente alla spiritualità della mia persona. Non potrei privarmi di nessuna di queste. Spesso l’ispirazione arriva nel dormiveglia, visualizzo un testo che devo assolutamente trascrivere prima di riaddormentarmi, che poi può diventare musica, o un’immagine che poi diventerà opera pittorica, il tutto è in stretta connessione.”
Ti occupi anche di restauro. Come vanno le cose oggi per questo settore?
“Mi occupo del restauro di opere d’arte e di mobili antichi, attività molto complessa e affascinante che svolgeva anche mio padre. Riportare all’antico splendore un mobile o una tela è sempre una grande emozione. Credo che sia un settore in ripresa oggi, c’è un ritorno del gusto per questo recupero del passato, forse abbiamo nostalgia di quel bello dentro di noi che nell’epoca moderna si è un po’ perso.”
Il tuo ultimo libro di poesie?
“Ho pubblicato di recente un libro di poesie dal titolo “Le praterie del cuore” edito da ‘Una vita di stelle’. In realtà i titoli sono due: uno esterno e l’altro interno al volume: Le maree del cuore. Perché la vita è fatta di alti e bassi. Si tratta di componimenti che spesso scrivo di getto, sono dedicati innanzitutto ai miei genitori, e poi all’amore in tutte le sue forme e sfaccettature, da quello per l’arte, alla natura, alla vita e alle persone che ci accompagnano lungo il nostro percorso esistenziale. Percepisco un forte senso di spiritualità che permea l’universo e che ritengo sia il filo conduttore di tutta la mia arte. Dalle mie poesie traspare comunque sempre un senso di profondo amore in generale.”
Di recente è anche uscito il tuo primo singolo, com’è nato?
“Il singolo dal titolo “ Il Sole” è stato arrangiato e registrato all’EDrecords studio di Edgardo Caputo ed è disponibile su tutte le piattaforme digitali. È uscito il 5 Maggio, ed è la mia prima prova in questo senso, a cui seguirà la compilation su cui sto lavorando. Per realizzarlo abbiamo utilizzato diversi strumenti quali la chitarra classica e il violoncello. La copertina è un mio dipinto nato immaginando l’arcangelo Michele che lotta per l’umanità. Successivamente il dipinto mi ha ispirato il testo di una poesia che ho trovato perfetta per un adattamento musicale. Quella poesia fa parte di una raccolta ancora inedita. Si è quindi trasformata in musica dando vita a questo singolo.”
Quanto ha bisogno di spiritualità il mondo di oggi?
“Direi che oggi c’è tanto bisogno di recuperare quelle forme di spiritualità che forse stiamo perdendo. Non c’è più molta voglia di dedicarsi all’approfondimento e a ciò che l’arte insegna e dona. Ma nel mio quotidiano mi accorgo che, anche nell’ambito dell’attività che svolgo come insegnante, quando semino ciò che ho dentro esternandolo agli altri, questo viene recepito e accolto germogliando e dando poi i suoi frutti positivi. Credo sia importante diffondere i valori dell’arte in un mondo che ha sempre più fretta e in cui c’è poco spazio per l’introspezione e per il reale contatto con il proprio sé più profondo.”
Rossella Cea
Pubblicato il 20 Maggio 2022