Cultura e Spettacoli

Una belva assetata di sangue

Non tutte le date sono fauste. Quella di oggi, per esempio, ricorda la nascita di uno dei più efferati criminali pugliesi. Nato a Torremaggiore 178 anni fa, Michele Caruso fu il brigante che diede maggior filo da torcere al neonato Stato Italiano ; il termine ‘brigante’ è qui adoperato nel senso più spregiativo, ciò significa che il Nostro non fu un soldato lealista. Insignito del titolo (onorifico) di Colonnello da Francesco II, il quale da Roma dov’era rifugiato ordiva la congiura anti piemontese anche a costo di scendere a patti con i peggiori personaggi, Caruso trovò in questa ‘investitura’ un incentivo allo sfogo di una natura assolutamente brutale e sanguinaria. Indifferente al ritorno dei Borbone come alla cacciata dei Piemontesi, seminò il terrore fra Capitanata, Sannio e Molise uccidendo anche gratuitamente ; sgozzò viandanti, decapitò possidenti, violò donne, non si arrestò dinanzi a vecchi e  bambini, fece fuoco su poveri contadini e viandanti anche solo per verificare la qualità della polvere e delle armi. Un bando emesso dal Prefetto di Foggia lo definiva “vilissimo”. Non di meno il ‘vilissimo’ sapeva darsi un tono. All’indomani della sua ‘promozione’ a Colonnello  emise un personale bando di arruolamento composto di sei punti. Nel primo punto tutti gli “iscritti” si impegnano, previo giuramento sul Crocifisso, a “restaurare sul trono” Francesco II e a combattere “i nemici provati” della Chiesa e del Papa. Tutti gli iscritti devono “amarsi tra loro” (punto 2) e garantire la vita del loro Colonnello, “che Iddio guardi per mille anni” (ma Caruso morirà fucilato a 26 anni). Il proclama prevede la fucilazione per i disertori, mentre per i famigliari dei caduti in battaglia Sua Maestà metterà a disposizione “un forte vitalizio”. Il punto successivo, il quinto, prevede il dopoguerra, dando per scontata la sconfitta dei Piemontesi : “Chiunque vorrà in seguito arruolarsi nell’Esercito di Sua Maestà occuperà il grado di ufficiale”. Ma come ricompensare chi “per sue speciali ragioni” (ferite gravi o comprensibile disgusto della guerra) non volesse approfittare dell’opportunità di cui prima? Viene in soccorso l’ultimo punto nel quale il Borbone assicura “un impiego ben remunerato”… Michele Caruso non va scambiato con Giuseppe Caruso, altro coevo brigante (anche qui il termine ha connotazione spregiativa), nato a Latella, in Lucania, nel 1820 e morto di vecchiaia (!) all’età di 72 anni. Inizialmente spietato luogotenente di Crocco, più in là ne divenne nemico giurato. Per mettere in atto la sua vendetta arrivò a costituirsi. Divenuto un collaboratore di giustizia, e perciò condannato a soli sette anni, contribuì all’arresto di Crocco, evento che segnò la fine del brigantaggio in Lucania. Nel 1864 venne addirittura graziato. Nominato brigadiere delle guardie forestali di Monticchio, ottenne anche il permesso di portare armi da fuoco. Morì ad Atella nel1892.

 

Italo Interesse

 


Pubblicato il 30 Luglio 2015

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