Una Casa di Rifugio per le donne vittime di violenze
Un fenomeno in costante aumento, un’emergenza quotidiana, quella della violenza di genere, che colpisce indiscriminatamente le donne appartenenti a tutti gli strati sociali e non più solo quelli emarginati, come sarebbe facile pensare, proprio in quanto “donne”. Vista la capillarità e l’urgenza della situazione, le istituzioni hanno il dovere giuridico e morale di essere più presenti e attive nella tutela e prevenzione dei casi di violenza ai danni delle donne. A volte lo sono, altre no. Ad esempio, va riconosciuto alla Provincia di Bari il merito di aver presentato un Piano di interventi contro la violenza sulle donne, che comprende una Casa Rifugio per le donne vittime di violenza: unica sul territorio, la sua ubicazione deve restare segreta, per evitare ripercussioni su quelle donne che, vittime di violenza e maltrattamenti da parte dei loro (ex) partner, mariti, conviventi troveranno in esso un luogo protetto in cui intraprendere con tranquillità e serenità un percorso di allontanamento dal proprio aggressore e ricostruirsi una vita autonoma. Perchè spesso la casa e la famiglia, che dovrebbero offrire riparo, accoglienza, sicurezza e amore, in realtà si trasformano per le donne in luoghi di rischio per la loro vita a causa di quelli uomini, che purtroppo esistono ancora, che considerano la donna un bene da dominare e controllare, come se fosse un oggetto. L’iniziativa, presentata ieri mattina presso la Sala Giunta della Provincia di Bari dal Presidente Francesco Schittulli, rientra nel progetto “Rompere il Silenzio”, il Piano di Interventi Locali per il contrasto al fenomeno dell’abuso, maltrattamento e violenza di genere intrapreso dalla Provincia, che ha stanziato 50 mila euro per la ristrutturazione e l’adeguamento dell’immobile che ospita la Casa Rifugio. “Più che una Casa Rifugio – ha sottolineato Schittulli – si tratta di una casa del ritorno alla vita per riscoprire determinati valori d’amore”. La struttura, che copre oltre 12mila metri quadrati di superficie, ospiterà donne con o senza figli, anche loro purtroppo vittime di maltrattamenti sia fisici sia psicologici. I Comuni che intenderanno avvalersi di tale servizio dovranno versare una retta necessaria alla sopravvivenza della stessa struttura. Nell’ambito del medesimo progetto rientra poi un’altra iniziativa, a favore della quale la Provincia ha stanziato ulteriori 50 mila euro: è rivolta ai sex offenders e si propone di affrontare il trattamento dei detenuti per reati sessuali nella prospettiva di un ritorno alla vita sociale, riducendo i rischi di recidiva. Inoltre, la giunta provinciale ha approvato il Piano triennale 2013/2015 di Azioni positive per la realizzazione di pari opportunità di lavoro e nel lavoro tra donne e uomini, finalizzato a valorizzare la presenza femminile nell’Ente. Un risultato già altamente raggiunto, dato che, come ricorda lo stesso Presidente nel corso della conferenza, attualmente su 16 dipendenti della Provincia ben 8 sono donne, e su 600 totali, ben 263 sono donne. L’ufficio ha anche supportato molti casi di donne vittime di abusi, come quello di Giovanna Delliturri, la cui storia, presentata dalla Consigliera di Parità Stella Sanseverino, è la concreta dimostrazione del totale disinteresse e disimpegno delle istituzioni che dovrebbero proteggere la donna, ma che invece, quando possono ancora intervenire, se ne lavano le mani. Giovanna lavorava in una mensa scolastica a Rutigliano, in provincia di Bari. Un bidello ultrasessantenne ha abusato di lei, che, grazie anche al supporto delle insegnanti, l’ha denunciato. Il bidello ha ammesso la sua colpevolezza nel corso del processo e la sentenza di patteggiamento ha riconosciuto la sussistenza del reato. Ma nonostante ciò, la moglie del colpevole ha cominciato a rendere la vita di Giovanna un inferno: telefonate notturne, minacce di morte, diffamazione, fino all’aggressione fisica vera e propria, documentata con i referti dell’ospedale. La donna in questione è riuscita ad entrare nella scuola dove lavorava Giovanna grazie alla complicità degli altri bidelli e l’ha aggredita. Giovanna è stata costretta a lasciare il posto di lavoro per timore di ulteriori tentativi di aggressione e ancora oggi subisce le diffamazioni e calunnie da parte di questa donna, che anziché prendersela con il marito continua a gettare fango su Giovanna. Giovanna si è rivolta anche al sindaco di Rutigliano, Roberto Romagno, invocando aiuto; un aiuto che non le è stato mai dato e che ha potuto trovare solo grazie alla Consigliera Sanseverino, la quale le ha fornito anche assistenza legale. La risposta dei Carabinieri alle denunce e alle richieste di aiuto da parte di Giovanna? “Abbiamo sgridato quella donna”. Ogni commento si spreca. Si invitano piuttosto le istituzioni e chi di dovere a procedere con diretti interventi cautelativi a favore di Giovanna, che non ha più un lavoro ed è costretta a non uscire di casa, vittima non solo di violenze fisiche, ma anche dell’ignoranza, che forse è un male anche peggiore.
Lorena Perchiazzi
Pubblicato il 24 Maggio 2013