Cultura e Spettacoli

Una mostra sul percorso dello street artist più amato del mondo

“Qualsiasi annuncio nello spazio pubblico è tuo. Da prendere, riorganizzare e riutilizzare. Puoi farci ciò che preferisci” dichiarava Banksy, l’artista di graffiti britannico attualmente considerato uno dei maggiori esponenti della street art. Le sue opere, eccentriche e incisive, danno modo allo spettatore di riflettere sul sistema e sulla società in cui viviamo; sono un simbolo di lotta e di protesta in un mondo in cui spesso gli interessi economici prevalgono su quello che dovrebbe essere il bene della collettività. Oltre alle attività notturne sulle strade delle città, Banksy, con il volto coperto, ha iniziato ad appendere le sue opere d’arte, complete di etichette murali, all’interno di gallerie e musei di alto profilo. Parte della sfida per lui era quella di capire per quanto tempo quelle opere sarebbero rimaste appese prima che lo staff delle istituzioni se ne accorgesse. Ad esempio, un piccolo dipinto ad olio intitolato “Crimewatch UK Has Ruined The Countryside For All Of Us” (2003), descritto come “un bellissimo esempio dello stile neo post-idiota”, è durato solo due ore e mezza sul muro della Tate Britain nel 2003, mentre la “Discount Soup Can” ispirata a Warhol rimase al MoMa per ben 6 giorni nel 2005. Arrivò a Londra nei primi anni 2000, dove fu ospitata la sua prima mostra informale. L’anno dopo, a Los Angeles,ha debuttato con una mostra in galleria, Existencillism, in cui sono state esposte opere come “Leopard and Bar Code” (2002) e “Bomb Hugger” ( 2002). In Wall and Piece ha scatenato un forte attacco su ciò che definisce la cultura del “Brandalismo”, la pubblicità aziendale negli spazi sociali. Ma come è iniziato il “fenomeno Bansky”? Poiché gran parte della sua vita è coperta dal segreto, compresi i suoi primi anni, le opinioni riguardanti la sua identità sono molteplici: la maggior parte concorda però sulla nascita a Bristol nel 1974. Un suo amico, il graphic designer Tristan Manco, racconta che Banksy è il figlio di un tecnico di fotocopiatrici e che, prima di interessarsi alla nascente underground culture dei graffiti della Bristol anni ’80, faceva il macellaio. Il passaggio dal graffito a mano libera allo stencil è nato poi per necessità piuttosto che per pianificazione consapevole. Nel libro di Banksy, Wall and Piece (2006) l’artista ha raccontato di come, a 18 anni, l’urgenza di nascondersi dalla polizia dei trasporti lo portò a sviluppare il suo celebre stile: “Una volta ho trascorso più di un’ora nascosto sotto un autocarro con cassone ribaltabile con perdite di olio di motore che mi cadevano addosso” ha scritto “mentre stavo sdraiato lì ad ascoltare gli sbirri sui binari mi sono reso conto che dovevo tagliare il mio tempo di lavoro a metà, oppure rinunciare del tutto. Mentre fissavo il serbatoio del carburante ho capito che l’unica cosa che avrei potuto fare era quella di copiare quello stile e rendere ogni lettera alta un metro.” La maggior parte delle città più importanti al mondo hanno, oppure hanno avuto, un’opera di Banksy ad adornare un muro di una via principale o secondaria: topi, scimpanzé, poliziotti che si baciano, bambini inconsapevoli portatori di messaggi di denuncia, le opere di Banksy hanno fatto sorridere, indignare e riflettere gli abitanti di quei luoghi. Come tutti i grandi satiri, Banksy utilizza immagini umoristiche per attirare l’attenzione su gravi questioni globali e politiche: il capitalismo, il terrorismo, la guerra, il potere, sono tutte affrontate e rappresentate con un semplice mezzo. La bomboletta spray. Le opere dell’artista britannico hanno raggiunto quotazioni milionarie, come nel caso dell’ultima opera Game Changer, venduta per 16,8 milioni di sterline. Il suo graffito è diventato un’icona ed ha conquistato la vetta delle opere dell’artista più pagate.

La fama internazionale è arrivata quando nel 2006 Christina Aguilera ha acquistato un suo dipinto con un’immagine della regina Vittoria lesbica.

Mentre Bieber si fece tatuare sul braccio Girl with Balloon. Nonostante si sia da sempre opposto alla mercificazione dell’arte, le case d’asta trovano acquirenti per le sue opere a prezzi record. Nel 2010, insieme a Lady Gaga, Obama, Robert Pattinson, Sir Elton John e Prince, Banksy è stato anche nominato una delle persone più influenti al mondo dal Time Magazine. L’alone di mistero che, per scelta e per necessità, si  alimenta quando si parla della sua figura, lo fa diventare un vero e proprio mito dei nostri tempi. La sua protesta visiva coinvolge un vastissimo ed eterogeneo pubblico e ne fa uno degli artisti più amati dalle giovani generazioni. In corso fino al 12 giugno a Bari la mostra “Banksy realismo capitalista” a cura di Stefano Antonelli e Gianluca Marziani, prodotta e organizzata da MetaMorfosi Eventi con il supporto territoriale di Cime e il sostegno della Regione Puglia e del Teatro Pubblico Pugliese, Consorzio Regionale per le Arti e la Cultura. Ad accogliere il progetto espositivo è il Teatro Margherita, storico spazio fresco di un restauro che lo ha restituito alla città nel 2018 come nuovo spazio dedicato all’arte contemporanea.

All’interno dell’edificio in stile liberty sono esposte le opere più famose ed enigmatiche dell’artista: immagini e forme che, nella loro semplicità e riconducibilità, sono di forte impatto etico ed evocativo. In mostra una selezione di serigrafie originali, quelle che Banksy considera tracce fondamentali per diffondere i suoi messaggi. In esposizione, tra le altre, due vere e proprie icone della sua produzione, ormai conosciute e amate in tutto il mondo per il tratto artistico simbolo del suo stile inimitabile e per i potenti messaggi sociali: Girl with Balloon, serigrafia su carta del 2004-05, che nel 2017 è stata votata in un sondaggio come l’opera più amata dai britannici, e Love is in the Air, un lavoro su carta che riproduce su fondo rosso lo stencil apparso per la prima volta nel 2003 a Gerusalemme, raffigurante un giovane che lancia un mazzo di fiori: “Un ‘fantasma’, come qualcuno lo ha definito, capace di far parlare solo le opere e il suo attivismo creativo. Un’arte senza volto, che negli anni si è fatta denuncia, critica politica all’impero globale del consumismo, della discriminazione, dei conflitti, della precarietà, della fatica del vivere. Un’arte che in quanto anonima diventa collettiva. Un’arte che sceglie di mostrarsi nell’altrove, nei non luoghi delle città, nelle periferie della storia, fuori le mura (e sopra i muri) del sistema. Un’arte che è innanzitutto bellezza. Una bellezza che è anche capace di dilatare il tempo della nostra felicità. Veniamo da anni non facili. Questo, però, è il tempo di un nuovo inizio e dobbiamo ritornare a circondarci di questa bellezza.” ha dichiarato il Presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, commentando l’iniziativa del prestigioso evento. Unica pecca di una mostra di per sé molto interessante, un sistema di illuminazione che un po’ mortifica e nasconde alcune serigrafie, puntando forse su tonalità di contrasto troppo scure rispetto alla luminosità necessaria a valorizzare opere di questo tipo.

Rossella Cea


Pubblicato il 20 Aprile 2022

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