Una nuova legge ‘antiusura’: meglio i prestiti a fondo perduto
Tempi magri per chi spera, dopo essere cascato nella dannata rete degli usurai, di ricevere una mano (sotto forma di prestiti, fondi e contributi) dalle pubbliche amministrazioni. A sollevare nuovamente il problema della scarsa utilità dei contributi pubblici a favore di commercianti e cittadini ‘usurati’ è stato nei giorni scorsi il presidente della Commissione regionale pugliese Antimafia, Renato Perrini. Il quale, facendo un po’ di conti, s’è accorto che sono appena trecento le pratiche andate in porto in una quindicina di anni nella nostra regione. E cioè pochissime, giustamente, per il consigliere regionale pugliese, rispetto alle promesse di chi vorrebbe aiutare i cittadini sempre più poveri e in difficoltà. Ora Perrini si ripromette di darsi subito da fare per rivedere la legge regionale in Puglia e, soprattutto, arrivare al risultato assai concreto di rendere le quote a beneficio dei cittadini fondo perduto. Sul sito del Ministero delle Finanze, dipartimento tesoro, si possono scorrere le associazioni e fondazioni beneficiarie dei contributi del Fondo per la prevenzione del fenomeno dell’usura, con gli importi deliberati il giorno 23 ottobre 2020 dalla “Commissione per la gestione del Fondo di prevenzione dell’usura e per l’assegnazione dei contributi”. E così, precisando che queste associazioni hanno sede nella Regione Puglia, si scopre che a) la Fondazione “San Nicola e Santi Medici/fondo di solidarietà antiusura o.n.l.u.s. beneficia di 240.987,33 euro, b) la Consulta Nazionale Antiusura onlus anch’essa a Bari di 191.954,99 e c) la Fondazione ‘Buon Samaritano’ fondo di solidarieta’ antiusura di Foggia di 171.811,9 euro. Ma torniamo subito alle osservazioni del consigliere/presidente della commissione Perrini: “Più di trecento pratiche istruite in quattordici anni (dal 2007 al 2021) è evidente il <Fondo regionale antiracket e usura> istituito da una legge regionale (la n. 25) del 2015 non funziona. Tenuto conto che – come è stato evidenziato dal dirigente della Sezione Sicurezza del Cittadino, Politiche per le Migrazioni e Antimafia sociale, Antonio Tommasi, in audizione nella commissione Antimafia – le fondazioni antiusura hanno riferito che la pandemia ha provocato una maggiore povertà delle famiglie e una più grave crisi delle imprese in Puglia e, quindi, una crescita delle domande, con contemporanea crescita anche di coloro che non restituiscono la cifra erogata”. E allora? Non è proprio la mancata restituzione delle somme percepite da chi è in difficoltà a rendere più impervio il percorso di aiuto a chi cade nel tranello dell’usura? Ai pugliesi che fanno domanda vengono erogate massimo 2mila euro se persone fisiche e 5mila se imprese… “”si tratta di situazioni tragiche conclamate e quindi ammesse non a un fondo, ma a un prestito che va restituito – senza interessi – in sessanta mesi””, osserva ancora Perrini. E francamente, per una famiglia che si trova in una situazione di povertà e che è ricorsa agli usurai, avere dalla Regione Puglia 2mila euro che deve pure restituire, sembra un modo per non far funzionare la legge. Conclusione? Per questo motivo il consigliere/presidente della commissione Antimafia alla Regione Puglia sta verificando con gli uffici legali del Consiglio regionale la possibilità di modificare la normativa e rendere la somma erogata a fondo perduto.
Francesco De Martino
Pubblicato il 9 Marzo 2022