Cultura e Spettacoli

Una pietra che si modella, e non si scolpisce al servizio di due estrosi artisti e “designer”

Possono nascere ancora oggi delicati fiori di campo in un ginepraio di rovi? Sembra incredibile, ma la risposta è sorprendentemente positiva. Sì, è possibile un evento del genere, e una convincente riprova viene dal cuore del borgo antico di Bari dove, in  via Francigena, angolo via Palazzo di Città, in una piccola e accattivante “location”, di appena deci metri quadri, si è aperta – non un bar, pub o pizzeria, ma una bottega d’arte.

   L’iniziativa è di una coraggiosa artista, Maria Pierno, che di comune accordo con un amico, architetto e designer di scuola napoletana, Marcello Retinò, si è tuffata nella insolita e temeraria avventura. Ha tenuto a battesimo, in altri termini, una moderna bottega, che è una commistione di Arte e Design, grazie alla concomitante combine di Maria e Marcello.

   E così possiamo ammirare, dell’uno e dell’altra, ardite “esternazioni” che offrono un esauriente saggio dei loro singolari e inediti percorsi. Maria Pierno, ad onor del vero, è andata oltre. Il suo desiderio – è risaputo – è sempre stato quello di lavorare la pietra, non scolpendola ma modellandola. E, per riuscire in questo intento, era sempre alla ricerca di un materiale versatile e duttile che potesse permetterle di dar voce alle sue voci di dentro.  Per lunghi mesi ha continuato instancabilmente a sperimentare nel suo laboratorio, miscelando ingredienti del tutto naturali allo scopo di approdare ad un composto che potesse rispondere alle sue particolari esigenze.

   Da lì a poco l’evento si avvera. Viene alla luce un materiale che più tardi lei stessa avrebbe chiamato: “Malta di Geris”, ossia un  composto naturale che nasce dall’unione di minerali e vegetali, miscelato a pigmento colorato ed essiccato all’aria. Ne viene fuori una pietra leggera con una resa estetica al pari dei marmi piu pregiati, e che somiglia molto alla pietra calcarea della nostra Puglia.

Mani, testa e cuore: tutti al lavoro per realizzare un’opera in “malta di Geris”, che si avvale del paziente lavoro delle mani con le quali Maria modella le sue artistiche e variegate “performances”.  A contatto con le mie mani – specifica la nostra interlocutrice – la malta viene impastata come per la lavorazione del pane. Devo tener conto di tanti elementi, quali la temperatura climatica; il tempo utile per la miscelazione, l’inserimento dei pigmenti per orientarne le venature. Insomma, un lavoro di concentrazione e tanta pazienza”.

   Questa pietra che si manipola a piacimento non poteva non colpire l’architetto Marcello Retinò. A tal punto che anche lui si mette all’opera , dando vita a nuovi oggetti allo scopo di imprezioisire ambienti della vita quotidiana.  E così, nella fucina della “signora delle pietre” – come viene chiamata Maria – possiamo mettere a confronto quanto nasce dalla fantasia creativa dei due estrosi artisti: oggetti che rientrano nel filone dell’art-design, riprodotti in maniera artigianale, in grado di assurgere al ruolo di pezzi assolutamente unici. Ne è una riprova anche il successo ottenuto in varie esposizioni, comperesa quella nel Museo della Triennale di Milano.  Dagli amanti sensuali di lei alle riggiole, ai “non vasi”. Ai quali fanno da contr’altare le creazioni di lui: dalle ciotole ecomondi alle lampade cilindriche, alle scatole che preludono al dono. Marcello Retinò ammette: “Mi attengo alle particolari caratteristiche della “malta di Geris”, mai cercando di forzare, anzi assecondando le sue peculiarità al fine di condividere con Maria il progetto che frulla nella mia testa”.

 

Vinicio Coppola


Pubblicato il 11 Novembre 2014

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