Cultura e Spettacoli

Una portacontainer del II sec. d.C.

Certi toponimi sono particolarmente suggestivi. E’ il caso de ‘I sarcofaghi dei Re’. Stiamo parlando un sito sottomarino che si allarga sul fondale sabbioso di San Pietro in Bevagna, la marina di Manduria, a cento metri dal bagnasciuga e a pochissima distanza dalla foce del fiume Chidro. Chi voglia immergersi resterà stupito : Ad una profondità di cinque metri giacciono numerosi sarcofaghi in marmo bianco risalenti all’era romana. Sono ventitre, di fogge e dimensioni diverse. Alcuni sono a cassa rettangolare, altri sono a vasca, cioè con i bordi arrotondati. I manufatti più piccoli si presentano impilati dentro quelli più grandi. Ciò al fine di guadagnare spazio sul ponte della nave che li trasportava, essendo da escludere che quei colossi per peso e dimensioni potessero essere manovrati come anfore e collocati nella stiva di una nave che nell’aspetto piatto (era una ‘navis lapidaria’, cioè pensata per il trasporto di pietrisco e grossi blocchi rocciosi) doveva sembrare un’anticipazione dei moderni carghi portacontainer. Da dove venivano quei manufatti, dove erano diretti? Si ritiene venissero da cave dell’Egeo o dell’Asia Minore e che fossero in viaggio verso Roma. Risalito il Tevere, i sarcofaghi sarebbero stati scaricati sul molo dove si affacciavano i laboratori dei marmorari. Lì, la merce sarebbe stata sgrossata, decorata e messa in vendita (generalmente questi sarcofaghi venivano commissionati da facoltosi patrizi, le uniche persone a Roma in grado di affrontare una spesa così ingente). Alcuni di quei manufatti si presentano accoppiati, come ‘siamesi’. Per risparmiare sul lavoro di scavo, erano destinati ad essere separati una volta giunti a destinazione? Più emozionante torna l’idea di sarcofaghi appositamente commissionati da coppie di coniugi la cui volontà fosse di riposare in eterno così come in vita avevano condiviso il talamo. Il patrimonio di San Pietro Bevagna è ora a disposizione di tutti, nel senso che è accessibile attraverso visite guidate, che possono essere subacquee come di superficie con speciali battellini attrezzati con oblò rivolti verso il fondo. Di più non si può. Il sito è intoccabile, per cui quei sarcofaghi non verranno mai sollevati dal fondo e collocati in un museo. L’operazione costerebbe una cifra (il che ha sempre impedito, e impedirà, qualunque razzia). E poi, avrebbero quei sarcofaghi ben allineati lungo i saloni di un museo lo stesso fascino che hanno al presente, immersi nell’incredibile luce che si sprigiona da quelle acque cristalline? La collocazione disordinata che hanno sul fondo, collocazione dettata dal caso al momento del naufragio, parla in modo emozionante di una pagina di microstoria del II sec. dopo Cristo : il dramma di una nave anonima.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 17 Maggio 2019

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