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Una riforma non riforma: il personale delle Province resta nel limbo

 

Il progetto di riordino del sistema di governo regionale e territoriale voluto dalla maggioranza di governo della Regione Puglia è legge. Infatti, l’Assemblea regionale pugliese ha approvato con 24 voti a favore e 21 contrari la riforma del sistema di governo regionale e territoriale presentata la scorsa settimana in commissione “Affari istituzionali”. A votare a favore i consiglieri della maggioranza di centrosinistra che sostiene il neo governatore Michele Emiliano, contrari tutti gli esponenti di opposizione (M5S, Forza Italia, Oltre con Fitto ed Mps-Area popolare)
Il provvedimento legislativo approvato ottempera alle innovazioni apportate dalla legge dalla legge Del Rio (L. 56 del 2014) che affida alle Regioni il compito di provvedere non solo ad affrontare le complessità della fase transitoria del passaggio da Province a Città metropolitane per le 10 gradi città capoluogo di regione, come Bari, per cui è stato istituito il nuovo ente metropolitano, ma anche per il passaggio da vecchie a nuove Province, lì dove sono rimaste. Infatti, come è noto, il nuovo modello territoriale è ora composto da Regione, Città metropolitana di Bari, Province, Comuni e loro associazioni, tutti chiamati al governo dell’ambito territoriale regionale. Secondo la riforma approvata ieri dal consiglio regionale pugliese, la definizione del ruolo istituzionale dei diversi livelli di governo territoriale passa attraverso gruppi organici di materie: ambiente, difesa del suolo e delle coste, servizi sociali, attività culturali, lavoro, formazione professionale, agricoltura, protezione civile, attività produttive, turismo, sport e politiche giovanili e trasporti. La legge disciplina, inoltre, le funzioni oggetto di riordino riservate alla Regione e, in particolare, i compiti che riguardano la vigilanza sui Comuni, sulle aree vaste e sulla Città metropolitana di Bari, nelle materie di competenza legislativa regionale e pone particolare attenzione all’allocazione delle funzioni e del personale ad esse correlato, nella consapevolezza che uno dei nodi legati all’attuazione della riforma riguarderà soprattutto l’adeguatezza delle risorse umane, finanziarie e strumentali e la corretta utilizzazione delle stesse nell’ottica della salvaguardia e della valorizzazione delle professionalità acquisite. Inoltre sarà importante attivare ogni possibile azione di integrazione e collaborazione fra enti, anche attraverso la mobilità del personale, nonché possibili collaborazioni e convenzioni interistituzionali. Alla Regione, per di più, si riconoscono funzioni di carattere generale, attività di indirizzo politico e amministrativo, di programmazione e pianificazione, di sviluppo e coordinamento. Ed al fine di assicurare un maggior grado di efficienza nella gestione delle funzioni di elevata complessità, la Regione si potrà anche avvalere della sinergica collaborazione delle Agenzie regionali.  Entro 180 giorni dall’entrata in vigore della legge dovrà decorrere il nuovo esercizio delle funzioni oggetto di riordino. Comunque fino al completamento del processo di trasferimento, le funzioni continueranno ad essere esercitate dagli enti attualmente titolari (Comuni e Province), secondo quando ad essi attribuito. A maggioranza sono stati approvati anche due emendamenti presentati dal consigliere Fabiano Amati (Pd). Il primo stabilisce che la Regione disciplini con successiva legge regionale le funzioni di Polizia provinciale e la collocazione del relativo personale. Il secondo prevede invece che le funzioni oggetto di riordino siano trasferite agli enti entro il 30 luglio 2016. Entro 180 giorni dall’approvazione della legge, i Comuni dovranno provvedere agli adempimenti necessari per l’effettivo esercizio delle funzioni attribuite. Decorso tale termine, la Regione potrà esercitare il potere sostitutivo. L’esercizio del potere sostitutivo nei confronti degli Enti locali viene esercitato dalla Regione con le seguenti modalità: invito della Regione all’Ente locale a relazionare, in merito all’inadempimento, entro 20 giorni dalla ricezione della relativa comunicazione. Nel caso di mancato riscontro, ovvero di inadempienza al provvedimento conclusivo richiesto, la Regione comunica all’Ente locale inadempiente, l’avvio del procedimento sostitutivo diffidando l’Ente ad adempiere entro il termine di 10 giorni dalla ricezione della comunicazione. Il Presidente della Giunta regionale, decorso il termine di diffida previsto nella legge approvata, nomina un commissario ‘ad acta’ per l’adozione degli atti e dei provvedimenti conclusivi, individuandolo tra i dirigenti e i funzionari regionali competenti per materia. Il commissario ‘ad acta’ dovrà comunque avvalersi della collaborazione dell’Ente locale interessato dal provvedimento di nomina commissariale. Se dalle fila della maggioranza da più parti si espressa soddisfazione per l’approvazione di questa legge, da quelle dell’opposizione i commenti sono unanimemente negativi. Infatti, il capogruppo di Fi alla Regione, Andrea Carappo, ha dichiarato: “Al primo banco di prova, il governo regionale si è blindato rifiutando ogni apporto tecnico e costruttivo delle opposizioni al testo sul riordino istituzionale. Per questo, non abbiamo potuto che esprimere il nostro voto contrario ad una legge che, lungi dal disciplinare nel merito la ripartizione precisa di competenze e funzioni tra Regione e Province, rilancia di fatto la palla in avanti, richiedendo l’adozione di altri atti ordina mentali”. Inoltre, l’esponente forzista ha chiarito: “In Commissione abbiamo assunto un comportamento responsabile, consentendo alla legge di giungere in aula entro il 31 ottobre. E nel solco della stessa responsabilità, abbiamo presentato degli emendamenti che colmavano le lacune normative, copiose nel testo, e che avrebbero reso la legge immediatamente applicabile. Proposte che la maggioranza non ha inteso condividere e per questo – ha concluso Caroppo – non abbiamo potuto dare il nostro voto favorevole ad un provvedimento monco e incapace di inquadrare un riparto di competenze chiaro e di dare le doverose rassicurazioni a tutti i dipendenti delle province e delle società partecipate”. In analoga linea di dissenso su questa legge anche il capogruppo della lista “Oltre con Fitto”, Ignazio Zullo, che ha dichiarato: “Il disegno di legge  di riordino delle funzioni delle Province approvato oggi in consiglio  è il segno tangibile dell’incapacità della maggioranza di Centro sinistra, con il sistema burocratico che ha messo in piedi in questi 10 anni di governo, di programmare interventi legislativi in funzione dei tempi, perdendosi di fatto nel rincorrere le emergenze. La legge approvata è un continuo rimando ai decreti attuativi che arriveranno chissà quando, con i tempi della politica interpretata da questa maggioranza che non coincidono con i bisogni della gente, le aspettative dei dipendenti e le responsabilità di chi ha funzioni istituzionali in quel che resta nelle Province e nei Comuni. Penso sia colpa grave non avere a cuore la sicurezza stradale, l’efficienza dell’edilizia scolastica, le sorti del personale e delle società partecipate. Per tutte questa ragioni il ddl non poteva avere la nostra approvazione”. Anche Gianicola De Leonardis, presidente del gruppo regionale di Mps-Area popolare, ha commentato negativamente la riforma del sistema di riordino del governo territoriale approvata dal centrosinistra pugliese, argomentando la netta contrarietà sia nel metodo che nel merito della legge approvata. “, argomenta la netta contrarietà del suo gruppo sia nel metodo che nel merito alla legge. “Doveva rappresentare la fine di un percorso, è semplicemente un nuovo inizio che non possiamo sapere dove ci condurrà” ha sottolineato De Leonardi, che ha aggiunto: “Nessuna chiarezza allora, nessuna chiarezza adesso. ‘Disciplina con successiva legge regionale’ è la formula alla quale si è ricorsi praticamente su ogni aspetto nonostante la rilevanza, dal personale alla sicurezza, dalle deleghe che rimangono sospese, non più appannaggio delle Province e nemmeno rientrate nella pertinenza della Regione”. Infine, il capogruppo di Mps-Area popolare ha concluso il proprio disappunto alla legge affermando: “Si continua a navigare a vista, in sostanza, e il nuovo corso tanto promesso e annunciato rimane un miraggio, che rischia di alimentare ulteriori tensioni, paralizzare gli enti locali e trasformare la Puglia in un teatro perenne di emergenze e disastri, per mancanza di coraggio e decisione”. In definitiva, il consiglio regionale pugliese ha rispettato l’ulteriore termine fissato dal Governo centrale per approvare la riforma di riordino dei poteri locali, secondo quanto stabilito dalla riforma Del Rio del 2014. Ora, però, bisognerà vedere quanto tali riforme saranno efficaci e funzionali all’intero sistema di governo degli Enti territoriali. Diversamente si assisterà ad un nuovo “caos” normativo e di gestione del territorio.

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 28 Ottobre 2015

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