Primo Piano

Una “salatissima” sanzione pecuniaria da 400 fino a 3000 euro al posto della denuncia

Si concluderanno con la sola sanzione pecuniaria le 3.051 denunce per violazione del’articolo 650 del codice penale, cioè la violazione del decreto del Governo sui divieti di assembramento per l’emergenza coronavirus, fatte dalle Forze dell’Ordine nelle ultime due settimane nei 41 Comuni dell’Area metropolitana di Bari.Per cui, nelle prossime settimane, il procedimento apertosi nei confronti dei trasgressori dei divieti di circolazione e assembramento imposti dal Governo nei provvedimenti anti –diffusione del Coronavirus si chiuderà con un’archiviazione o proscioglimento, “perché il fatto non è più previsto dalla legge come reato”. Infatti, con l’entrata in vigore del nuovo decreto legge sulle “misure urgenti per fronteggiare l’emergenza epidemiologica da Covid-19”, che ha valore retroattivo, tutte le denunce trasmesse alla Procura di Bari dall’11 marzo scorso costituiranno non più sanzione penale ma unicamente amministrativa, che prevede però il pagamento di una somma da 400 a 3 mila Euro al posto dei 3 mesi di arresto oblabili e l’ammenda di 206 Euro previsti dall’art.650 del c.p. Ad occuparsene di tali denunce alla Procura presso il Tribunale di Bari era fino ad ora l’Ufficio pronta definizione, coordinato dal pm Manfredi Dini Ciacci, ed  alle quali la locale Autorità giudiziaria aveva deciso di dare “priorità assoluta”, per usare le parole del Procuratore di Bari,Giuseppe Volpe. Infatti, detto Ufficio aveva già trasmesso al gip (giudice per le indagini preliminari) sei richieste di decreto penale di condanna ed era al lavoro su un’altra cinquantina di denunce pronte ad essere trasmesse. Per tutte queste pratiche già istruite il gip emetterà sentenza di proscioglimento, perché il fatto non è più reato, con trasmissione degli atti all’Autorità amministrativa competente, che invece provvederà ad emettere l’intervenuta nuova sanzione pecuniaria nella misura innanzi accennata. Per denuncie non ancora trasmesse, invece, sarà la Procura stessa a chiedere al gip l’archiviazione con applicazione della formula di depenalizzazione. Ed anche in quest’ultimo caso, però, ci sarà la successiva trasmissione all’Autorità amministrativa che elevato la violazione del divieto governativo, affinché emetta le sanzioni di circostanza.

Tra i tanti appelli e richieste che in questo drammatico periodo emergenziale stanno giungendo alla Regione Puglia (in quanto Istituzione competente per la Sanità territoriale) per combattere e difendersi dal Coronavirus, c’è anche uno che, al pari di tutti gli altri, meriterebbe però un’attenzione particolare. Infatti, ad appellarsi al governatore pugliese, Michele Emiliano, affinché anche gli uomini e le donne della Polizia di Stato ottengano quanto prima una corsia preferenziale per i tamponi a persone asintomatiche, visto che il numero contatti individuali giornalieri che ciascun rappresentante della Polizia, per il particolare lavoro svolto, ha nell’espletamento quotidiano del proprio lavoro. A chiedere di sottoporre a tampone di massa i poliziotti è il segretario pugliese del sindacato di polizia “LeS” (Libertà e Sicurezza), Michele Caputo, che con una lettera aperta inviata alla Regione si rivolge direttamente al presidente Emiliano, per evidenziare che “a divisa non è un’armatura”, per cui “ i casi di Covid-19 che hanno colpito il personale della Polizia di Stato” anche nella nostra regione sono  una realtà. “Ultimo in ordine di tempo – scrivono dal sindacato “LeS” – un collega del Commissariato di PS di Canosa di Puglia”.  Infatti, si evidenzia inoltre nell’appello ad Emiliano. “i poliziotti, vivono giornalmente a stretto contatto con i cittadini” ed “oltre a cercare di far rispettare i Dpcm” anti- Covid-19, “espletano giornalmente servizi di ordine pubblico e nondimeno interventi di emergenza gestiti dal 113”. E ciò “comporta inevitabilmente, lo stretto contatto con cittadini di tutti i tipi, dal medico al senza tetto, dal tossicodipendente al commerciante, la lista è infinita”, non dimenticando, in fine, di “sottolineare che, gli uomini in divisa, hanno a disposizione una limitatissima disponibilità di Dpi (dispositivi di protezione individuale), da utilizzare solo come ‘extrema ratio’, qualora fosse evidente il rischio di contagio, come se fosse preventivabile, comprensibile a priori, quando necessario oppure no”. La preoccupazione del sindaco di Polizia è che a causa di tale particolare lavoro gli esponenti delle Forze dell’Ordine possano diventare untori inconsapevoli del virus, perché è ormai noto che si può essere infetti e asintomatici. Onde, – rileva ancora il segretario pugliese di “LeS” – si rende necessario “chiedere per la propria e per l’altrui sicurezza un controllo dei poliziotti, sottoponendoli al tampone” anche quando non presentano evidenti sintomi d’infezione al Covid-19.  E ciò – ha affermato Caputo al termine della sua missiva ad Emiliano – “vuol dire tutelare non solo le loro famiglie, ma anche tutti i cittadini che entrano in contatto con le divise, ovvero migliaia e migliaia di persone ogni giorno”. Quindi, esclama a conclusione il rappresentante sindacale della Polizia di Stato, “tuteliamo chi, per dovere, per senso civico e per scelta di vita, ha deciso di mettere a disposizione la propria vita al servizio della collettività”.Però, la richiesta legittima e necessaria del tampone di massa alle Forze dell’Ordine, in assenza di sintomi o sospetti, avrebbe forse senso se contestualmente queste fossero dotate di tutti i necessari ed indispensabili Dpi, che nei contatti nel metterebbero quantomeno al riparo da un facile e possibile contagio. Diversamente, non è di certo possibile capire ogni quanto tempo dovrebbe essere ripetuto il test del tampone di massa per gli agenti. Quindi, in ogni caso, in assenza di sintomi la priorità assoluta restano i dispositivi di protezione individuale per i poliziotti, come anche per tutti coloro che per oggettive ragioni di lavoro non possono rimanere a casa. Decisione, quest’ultima, che invece è necessaria per tutti i cittadini tenuti al rispetto di tale misura, che – come dimostrano i fatti – per essi resta tuttora la più efficace di tutte, per evitare il contagio. E, quindi, la non auspicabile ulteriore espansione della pandemia da Covid-19.

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 27 Marzo 2020

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