“Una storia nera” all’IISS Marco Polo
Antonella Lattanzi all’IISS “Marco Polo di Bari” per raccontare il suo nuovo romanzo “Una storia nera” che diventa lo spunto per affrontare il tema scottante della violenza domestica e dei suoi effetti devastanti sulle vittime e sui figli di famiglie malate.
La Dirigente Scolastica, Rosa Scarcia, ha salutato e presentato l’autrice del romanzo soffermandosi sull’importante ricaduta educativa e formativa legata alla lettura.
“Credo molto in questo progetto-lettura, fiore all’occhiello del nostro istituto. Ho letto questo libro e mi è piaciuto molto non solo perché è una storia noir che prende e coinvolge il lettore, ma anche e soprattutto perché si tratta di un romanzo di fine introspezione psicologica in cui i personaggi non sono solo buoni o cattivi nel senso manicheo del termine, ma ognuno conserva in sé aspetti positivi e negativi da scoprire. Tutti i protagonisti rispecchiano quindi la vera natura delle persone, perché ognuno di noi è una miscela di luce e ombre; il libro ci invita quindi a cogliere in profondità gli altri e la vera essenza delle cose e delle persone – ha affermato la Preside del Marco Polo”.
Moderatrice dell’incontro la Prof.ssa Tritto che ha introdotto l’opera mettendone in evidenza gli aspetti principali. Ha sottolineato che il libro è una storia nera, ambientata in una Roma di agosto, che ci riporta immediatamente un’immagine della città che appare quasi soffocante.
È un romanzo che ruota attorno al tema della violenza domestica, del dolore e del disagio di chi vive una “relazione tossica” e si rivolge anche a chi nasce da quell’amore malato. Carla, nemmeno quarantenne, si è sposata da ragazzina con un uomo poco più grande di lei; ora si sono separati perché il loro amore era monopolizzante, ma anche pericoloso. Lui, Vito, non sembra accettare il distacco. Di mezzo, poi, ci sono tre figli, due appena maggiorenni, che sono andati a vivere per conto loro e una bambina ancora piccola. È una storia vera che sembra essere venuta fuori dalle pagine di cronaca, quella cronaca troppo spesso sbattuta sui giornali e in tv, soprattutto quando inizia a scorrere il sangue. L’opera rappresenta una sorta di sintesi dei “tantissimi casi di violenza domestica e arriva ad una storia che, in potenza, li contiene tutti.
È un romanzo modernissimo perché ha uno stile narrativo contemporaneo, che si sposta velocemente da un personaggio all’altro e da un tempo all’altro; uno stile che tiene conto dell’aspetto cronologico degli eventi sia pur con alcune incursioni nel passato attraverso la tecnica del flashback.
Il libro è la ricerca di una verità che è continuamente ribaltata. Rappresenta una sorta di connubio tra amore e violenza, anche se l’approccio è meno violento di come giornalmente ci vengono riportati i fatti di cronaca. Nel romanzo non esistono persone esenti dal peccato e tutti si ritrovano a fare i conti con le proprie colpe.
Gli alunni si sono avvicendati nella lettura di brevi passi del romanzo dai quali hanno tratto lo spunto per rivolgere i loro quesiti all’autrice.
- Dove ha preso l’ispirazione?
“Cerco sempre di non parlare del mio vissuto. Cerco l’ispirazione da ciò che è lontano da me. In questo caso mi sono ispirata a fatti e storie di cronaca nera. Molte storie di donne e di violenza sulle donne. Per questo romanzo ho studiato tantissimi casi di violenza domestica per arrivare alla mia storia, una storia che, in potenza, le contenesse tutte. Sono partita da un’idea. Volevo raccontare la storia di un personaggio che doveva apparire subito buono, poi cattivissimo e infine volevo che fosse il lettore a decidere e a farsi un suo personale giudizio su questo personaggio. Ogni personaggio doveva avere una sua linea di crescita”.
- Si è mai sentita parte di uno dei personaggi del suo romanzo?
“Quando si scrive si cerca di entrare a far parte del personaggio di cui si sta scrivendo. In alcuni casi anche io mi sono dovuta sentire dentro quella storia, in modo da riuscire di comunicare al meglio al lettore”.
- Perché ha deciso di parlare di un amore malato rovinato dalla violenza e dalla gelosia, anziché parlare dell’amore che trionfa.
“Mi piace raccontare la vita vera, senza mai catalogare un personaggio. Parlare di un amore contrastato può dare la possibilità di esaminare sia gli aspetti positivi che quelli negativi di un rapporto di amore”.
- Nel corso dell’opera ad un certo punto sembra che lei voglia quasi giustificare l’omicidio dell’uomo
“Non giustifico mai l’omicidio. La mia è stata soltanto una provocazione. Ho cercato di far venire fuori l’inadeguatezza della legge nella difesa di donne che subiscono numerosi e ripetuti atti di violenza”.
- Lei pensa che l’intervento da parte delle forze dell’ordine potrebbe essere utile nell’opera di contrasto di episodi di femminicidio?
“Purtroppo è ancora imperante una cultura della violenza che non può essere debellata solo attraverso la conoscenza; pertanto ritengo sia necessario anche l’intervento da parte delle forze dell’ordine”.
- La Roma del suo romanzo è un luogo torrido e inospitale, assediato dai turisti e in cui i personaggi non hanno nessuno tranne la loro famiglia. Crede che oggi le città siano luoghi alienanti?
“Io adoro le città. Amo il mare, ma credo che non potrei vivere in un altro posto che non sia una città. Le città sono difficili, complicate, Roma per esempio è meravigliosa ma anche ostile, infinita ma anche claustrofobica, e sa essere alienante”.
- La descrizione degli uccelli colpisce molto. Perché lei li descrive in modo così violento?
“Prima di tutto perché ho paura degli uccelli e dei gabbiani. Inoltre il clima torrido di agosto e le figure degli uccelli rappresentano per me lo sfondo giusto per raffigurare la scomparsa e la scoperta del cadavere”.
- La Puglia che fa da sfondo a questo romanzo appare cupa e ambigua. Perché la scelta di Massafra nel suo romanzo?
“Ho scelto Massafra perché è una cittadina che presenta un forte contrasto tra ciò che è antico (le gravine) e ciò che invece è nuovo. Mi piace raccontare sempre della mia terra, nel bene e nel male. Mi piace parlare dei luoghi che conosco e la Puglia e Roma sono luoghi a me noti”.
- Cosa ne pensa della gelosia?
Una piccola gelosia è piacevole. Tuttavia quando supera la soglia dello 0,1, non è più amore ma è possesso. Si diventa degli oggetti e quando ci si trova di fronte a persone di questo tipo bisogna solo scappare, perché chi è così non cambia mai.
Marina Basile
Pubblicato il 29 Settembre 2017