Cultura e Spettacoli

Una Tarantola tutta da ridere

In ‘Il teatro Moderno Applaudito ossia Raccolta di tragedie, commedie, drammi e farse che godono presentemente del più alto favore sui pubblici teatri così italiani come stranieri  (Tomo XL, Venezia 1799), è riportato il testo de “La Tarantola”, un atto unico del Conte Alberganti, se non abbiamo interpretato male un’incerta annotazione calligrafica sulla pagina che reca il titolo dell’opera. Portata in scena a Firenze nell’autunno del 1794 dalla compagnia Andolfanti, “La Tarantola” è ambientata a Taranto.  Il gentiluomo Giannicola è improvvisamente caduto malato. Avaro com’è, rifiuta ogni cura e perciò languisce. S’introduce allora in casa sua tale Valerio, l’innamorato segreto di Angiola, figlia di Giannicola. Avendo capito l’origine del male e volendo anche burlarsi dei medici, il giovane ne convoca tre al capezzale del malato. Come nelle previsioni, il consulto dei ciarlatani si chiude con la ricetta di sempre : salasso e clistere. A questo punto, rivolgendosi al pubblico, Valerio annuncia la verità : “è una morsicatura di tarantola… la musica è la sola medicina”. Quindi fa entrare musicanti che ha recato con sé. Individuato il giusto ritmo dopo una serie di ‘esplorazioni’ con strumenti vari, il tarantato dà inizio alla danza, dapprima piano e poi in crescendo. Finalmente cade al suolo risanato e per gratitudine concede a Valerio la mano della figlia. Tutto qui, una cosetta buona a fare da intermezzo durante gli interminabili intervalli fra un atto e l’altro delle tragedie. Un’opera leggera che, come si legge nelle ‘Notizie storico critiche’ relative a ‘La Tarantola’ ed inserite nello stesso tomo, si sarebbe potuto anche intitolare “Satira dei medici”, visto che “l’autore vi ha sfogato la sua acrimonia”. Perché allora ce ne  occupiamo?  Perché questa non dichiarata satira della medicina dei cialtroni, pur nella sua superficialità, segnala l’interesse che il tema della tarantola sollecitava anche lontano dalla Puglia (opera edita in Veneto, portata in scena in Toscana…). Vivissimo, infatti, era in quel periodo il dibattito accademico intorno alla velenosità della Lycosa. Decadendo però dai salotti alle strade, lo stesso argomento perdeva ogni dignità scientifica involvendo in motivo di satira per la gente di teatro e occasione di spasso per le platee. E’ perciò importante notare come in tempi in cui la posta e le persone viaggiavano alla stessa velocità media (50/60 km al giorno), le notizie relative al fenomeno pugliese avessero la stessa capacità di espansione che la morte di un principe o la sconfitta di un esercito. Insomma la Puglia faceva notizia, sia pure in termini tali da giustificare – a livello popolare – solo risatacce e sarcasmi. Le stesse espressioni di dileggio di cui era oggetto la figura del Biscegliese, rivale di Pulcinella ed unica maschera pugliese della commedia dell’arte.
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Pubblicato il 31 Ottobre 2011

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