Cultura e Spettacoli

Una “voce umana” annunciò la morte dell’Imperatore

La cattiva opinione che a al sopra e al di sotto delle Alpi si ha di noi, gente del Mezzogiorno, è pregiudizio antichissimo. Le prime tracce di questa malevola disposizione d’animo risalgono ai primordi del secondo millennio. Landolfo Seniore o Landolfo il Vecchio (1050 circa – 1110 circa) fu un presbitero passato alla storia per aver scritto una cronaca della città e della diocesi di Milano. Nella sua Historia Medionalensis, tuttavia, si occupa anche del Mezzogiorno. Lo fa due volte, relativamente a Salerno e Bari. La sua rappresentazione della nostra terra è affatto lusinghiera, venendo la stessa definita “luogo della manifestazione e del dominio del male”. A dimostrazione di ciò il presbitero lombardo riporta un inspiegabile episodio occorso a Bari nel gennaio del 1002. Carico di doni nuziali, era di ritorno da Bisanzio l’Arcivescovo di Milano Arnolfo II da Arzago; lo accompagnava una giovane principessa greca destinata a diventare moglie di Ottone III (nell’immagine). Mentre la nave completava la manovra d’attracco, una “voce umana” risuonò nell’aria annunciando la morte dell’Imperatore. In mezzo allo sconcerto generale, prontamente Arnolfo fece udire la sua voce: Nessuno si allarmasse, era tutta illusione diabolica!… Non sappiamo quanto il suo intervento bastò a quietare gli animi, possiamo però figurarci l’agitazione dei baresi tre giorni dopo all’arrivo della notizia della morte di Ottone. Landolfo aggiunge solo che, costernatissimo, l’Arcivescovo dovette rimandare a Bisanzio la principessa col suo carico d’oro e d’argento. Il misterioso presagio funebre, interpretato dal prevenuto Arnolfo come manifestazione demoniaca, evidentemente offrì il destro al non meno parziale Landolfo per parlar male del Meridione. Precisiamo ora le ragioni dell’aver dato del ‘prevenuto’ ad Arnolfo: In precedenza l’Arcivescovo milanese aveva spiegato che i Normannni, benché pochi (etsi pauci) conquistarono facilmente questa parte del Mezzogiorno a causa della scarsa reattività delle sue genti (apulorum inertia), sicuro segno di codardia e di mancanza di talento. La cattiva opinione che già allora si aveva di noi nord è confermata un secolo dopo da Francescano Salimbene de Adam da Parma (1221-1288) il quale in un passo della sua ‘Cronica’ riporta le parole con cui Roberto il Guiscardo, di ritorno da un viaggio esplorativo,  sprona i principi normanni a mettere da parte ogni indugio e marciare alla conquista del Mezzogiorno d’Italia, valutando facile la conquista di terre in mano a “homines caccarelli et merdacoli parvique valoris” (la traduzione ci pare superflua). Aveva ragione il Guiscardo considerata l’assoluta facilità con cui i Normanni piantarono l’artiglio nella nostra terra?

Italo Interesse

 

 


Pubblicato il 19 Gennaio 2019

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