Cronaca

Un’altra ‘bufala: il piano per rilanciare la burocrazia fermo al palo

 

Piano M.A.I.A., alla Regione Puglia doveva rappresentare la svolta per il rilancio della burocrazia interna, ed invece è diventata una vera palla al piede se non, al peggio, una scusa per distribuire altri fondi a consulenti ed esperti. E nulla è cambiato da due anni a questa parte, dopo che anche i consiglieri del Movimento Cinquestelle hanno puntato a far luce sulle cause dei ritardi, appunto, nell’attuazione del “Modello Maia” che avrebbe dovuto essere pronto a giugno scorso, ma che non è ancora giunto alla sua piena attuazione. Generando disservizi negli uffici e un rallentamento generale nei lavori, affermano senza tema di smentita i grillini di Puglia. “Abbiamo espresso fin dall’inizio, dall’estate 2015, le nostre perplessità in merito al cosiddetto “Modello MAIA”, adesso vorremmo capire come mai non è neppure stato rispettato il cronoprogramma, lasciando tutto e tutti nell’incertezza”, hanno dichiarato un anno fa Antonella Laricchia, Gianluca Bozzetti e Marco Galante. Che, come detto, avevano chiesto un’audizione in una congiunta delle commissioni II e VI, rispettivamente Affari Generali e Lavoro, per avere chiarimenti in merito allo stato dell’arte, i ritardi e le problematiche del personale legate l’attuazione del modello di gestione della macchina amministrativa (MAIA) insieme alle sigle sindacali. “Si sarebbe dovuto completare il tutto a giugno 2016 – continuavano i consiglieri –  ma le  delibere in merito escono “a singhiozzo”, lasciando l’organizzazione del personale bloccata. Quali sono le cause di questi ritardi dal momento che pregiudicano il lavoro degli uffici stessi e ne rallentano i lavori? Tutti i lavoratori percepiscono quanto spettante? Per avere tutti i chiarimenti del caso, abbiamo dunque chiesto ai presidenti delle Commissioni II e VI, Borraccino e Pisicchio, di voler convocare una commissione congiunta con i sindacati, i dirigenti e l’assessore responsabili. Siamo certi della collaborazione di entrambi – concludono – al fine unico di garantire sia i servizi alla comunità pugliese sia la serenità dei lavoratori dipendenti della Regione”. Ma vediamo di capire questa rivoluzione all’interno della complessa macchina burocratica, tanto voluta dal governatore Michele Emiliano: le vecchie aree in cui si divideva l’Ente per gestire e curare, ad esempio, Turismo, Finanze e Bilancio, Cultura, Risorse Umane, eccetera cambiano nome e adesso si chiamano -…udite udite – dipartimenti. E gli ex settori, invece? Beh, quelli diventano sezioni e gli uffici, invece, servizi, in barba alla fantasia. Quindi, tanto per capirci, il Servizio Personale guidato dall’avvocata Gattulli che si compone di tre uffici, dovrebbe essersi trasformato in Sezione, con un bel tris di servizi annessi, come si dice e scrive correttamente nella nuova carta intestata della Regione. E non fa niente se sul Sito ufficiale dell’Ente ci sono ancora le vecchie ripartizioni, settori, uffici e aree, coi nomi dei rispettivi capiarea, nonostante rivoluzioni e cambiamenti annunciate dal M.A.I.A. E così, in puro stile gattopardesco, pur con un ex magistrato antimafia al timone della Regione Puglia, si cambia tutto (i nomi dei servizi e settori…) per non cambiare niente nell’Ente. Burocrazia regionale malata cronica se, con il grande ed ambizioso Piano M.A.I.A. e precedente Piano GAIA permettendo, dopo gli ultimi e stentatissimi ‘step’ sfociati nelle nomine dei cinquantuno dirigenti dell’Ente appena l’estate 2016, la riorganizzazione sia tuttora ferma al palo. Ed anzi, le commissioni dell’IPRES sono al lavoro per scegliere (il 15 febbraio hanno valutato i vari candidati, 1 senior e 3 junior da 60mila il primo e 35mila euro annui gli altri tre) che verranno incaricati di innovare, studiare e infine risolvere gli ingarbugliati nodi della massima burocrazia pubblica pugliese, alzino bandiera bianca per dichiarare fallimento.

 

Antonio De Luigi


Pubblicato il 18 Aprile 2018

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