Cronaca

Un’altra tegola giudiziaria per Farace

Un’altra tegola giudiziaria si è abbattuta su Luigi Farace, ex presidente della Camera di commercio di Bari, nonché ex parlamentare e sottosegretario di Stato all’Industria al tempo della prima Repubblica. Farace, dopo il recente rinvio a giudizio disposto dal gip del Tribunale di Bari, Marco Guida, dovrà comparire l’8 luglio prossimo dinanzi al giudice penale monocratico, Flora Cistulli, per difendersi dalle accuse di estorsione aggravata e violenza privata. Infatti, questi reati, secondo il pm che ha condotto le indagini, Patrizia Rautiis, sarebbero stati commessi a danno di alcuni dipendenti di Federcommercio quando, da presidente provinciale di questa associazione, Farace ne dispose il licenziamento, per farli riassumere, poi, da altra analoga organizzazione, la Confcommercio. I fatti contestati all’ex capo della Cciaa barese risalirebbero a febbraio del 2006, tempo in cui Farace guidava la nota organizzazione sindacale locale di esercenti del commercio da lui fondata, la Federcommercio appunto, e decise di confluire con tale sua associazione nella Confcommercio, che è un’analoga realtà sindacale, ma di rilievo nazionale e di cui assunse anche la presidenza a livello della provincia di Bari. In sostanza Farace, quando divenne presidente barese di Confcommercio, secondo l’accusa, avrebbe preteso ed ottenuto, sotto la minaccia di non riassunzione nell’organico della sua nuova associazione, le dimissioni volontarie dal lavoro di tre dipendenti di Federcommercio, Antonio Fiore, Cesarea Spagnoletti e Patrizia Laudisa. Questi ultimi, sempre secondo l’accusa, sarebbero stati inoltre costretti a sottoscrivere la dichiarazione di aver ricevuto somme ad essi dovute, qual è il trattamento di fine rapporto, meglio noto come Tfr, che in realtà – sempre secondo la ricostruzione del pm – non sarebbe stato mai corrisposto da Federcommercio, e quindi non percepito dai citati dipendenti. Infatti, la pesante imputazione con cui il gip ha rinviato a giudizio l’ex Presidente camerale é di estorsione aggravata da abuso di prestazione d’opera a danno di tutti e tre gli ex dipendenti di Federcommercio, che già nel procedimento dinanzi al gip si sono costituiti parte civile con i rispettivi difensori, Claudio Spagnoletti in rappresentanza della sorella Cesarea e di Fiore, e Rosario Cristini per Laudisa. Inoltre, nello stesso procedimento Farace dovrà pure difendersi dall’accusa di violenza privata, sempre aggravata dall’abuso di prestazione d’opera, a danno della sola Spagnoletti. Quest’ultima, infatti, in un altro procedimento penale, poi conclusosi con giudizio di assoluzione e non luogo a procedere, in cui era stata coinvolta con i due ex-colleghi di lavoro in Federcommercio e lo stesso Farace, che anche in questo caso – sempre secondo l’accusa – avrebbe tentato di costringere Spagnoletti ad adeguarsi ad una strategia processuale a lui favorevole. E proprio per quest’ultima ipotesi Farace è stato rinviato a giudizio per violenza privata. In definitiva, per il 79enne imprenditore barese, che dal luglio del 2005 alla fine del 2010 è stato alla guida dell’Ente di corso Cavour, i guai giudiziari non si sono fermati all’accusa di bancarotta fraudolenta per il fallimento della “Immobiliare Federcommercio srl” ed a quelli per una presunta percezione indebita di contributi a fondo perduto della statale L.488, ma ora pendono pure un rinvio a giudizio per una presunta condotta illecita nei confronti di alcuni ex dipendenti di Federcommercio. Una situazione che evidentemente lo avrebbe messo, comunque, definitivamente fuorigioco, anche nel caso in cui non fosse stato sconfitto, alla fine del 2010, nella “guerra” per la riconferma al vertice della Camera di commercio.

Giuseppe Palella


Pubblicato il 16 Febbraio 2013

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio