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Un’edizione sottotono della Fiera anche per la cerimonia d’inaugurazione

Il discorso del sindaco Decaro più da palcoscenico che da evento istituzionale

Che sarà un’altra edizione sottotono, quella della Fiera del Levante inaugurata sabato scorso, come d’altronde tutte quelle che si sono succedute almeno da un decennio a questa parte, lo era capito già un mese fa non solo dall’annuncio di Palazzo Chigi, quando ha comunicato l’assenza della premier Giorgia Meloni al taglio del nastro per l’indifferibile impegno al G20 in India, ma soprattutto dal numero degli espositori che avevano aderito a partecipare all’86esima Campionaria barese e che è ben lontano da quello di un tempo. Ossia, quando la Fiera del Levante rappresentava un importante appuntamento nazionale e internazionale non solo per gli operatori economici che intervenivano, ma fungeva anche da “vetrina” per la ripartenza, dopo le ferie agostane, del dibattito politico nazionale, poiché la cerimonia inaugurale della Fiera di Bari, dal secondo dopo guerra in poi, aveva sempre rappresentato, per i diversi Governi succedutisi in quasi un cinquantennio, un’utile sede da cui rendicontare e, soprattutto, prospettare la propria attività ed obiettivi, oltre che specificare l’azione di Governo per il Mezzogiorno. Di conseguenza anche gli interventi che precedevano (Sindaco di Bari, Presidente della Provincia, della Regione dell’Ente fiera) il discorso inaugurale del Presidente del Consiglio erano caratterizzati sempre da un’impronta istituzionale del ruolo, in veste del quale i diversi relatori intervenivano, e giammai personale di questi ultimi. Sabato scorso, invece, anche questa consuetudine è stata infranta da uno dei protagonisti della cerimonia, il sindaco barese Antonio Decaro, che ha utilizzato il tradizionale evento fieristico per un monologo con la Città che amministra da circa dieci anni ed il cui mandato è desinato – come è noto – a concludersi alla fine della prossima primavera. Infatti, il Primo cittadino barese, infrangendo consuetudine e contenuti istituzionali, ha colto occasione per divulgare dal palcoscenico inaugurale della Campionaria una lettera aperta alla Città, e quindi ai baresi, che – a detta di qualche attento spettatore – non aveva a che vedere con la storia, le ragioni e le prospettive della Campionaria, ma che ha riguardato esclusivamente l’esperienza politica personale del Primo cittadino e che nulla attiene all’oggettività della cerimonia e dell’evento a questa connesso. In definitiva, quello che doveva essere il “palco”, come è sempre stato, per un discorso istituzionale su Bari, sulla Puglia e sul Mezzogiorno è divenuto invece il “palco” del sindaco Decaro per parlare di sé stesso e per un quasi “teatrale congedo” anzitempo dal ruolo, comunicato alla Città con circa nove mesi di anticipi rispetto alla scadenza effettiva. Infatti, il discorso del sindaco Decaro di sabato scorso, alla cerimonia di apertura della Fiera, più che un intervento istituzionale, è apparso come un intervento teatrale, oltre che per i contenuti, anche per le modalità con cui si è svolto. Ovvero, tono di voce commossa, accompagnato da qualche lacrima. Al punto che, tra coloro che hanno seguito la cerimonia, qualcuno di è chiesto: “Ma è davvero questa la ‘Bari da bere’ che oggi, con le sue 86 edizioni della Fiera del Levante, dovrebbe rappresentare, come è stato in tempi passati, un tradizionale punto di riferimento qualificato per il Sud Italia, oltre che nel bacino del Mediterraneo?” Ai posteri l’ardua sentenza.

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 12 Settembre 2023

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